Translate

Gesù è YHWH



YHWH,  queste quattro consonanti diventano l’unico vero e proprio nome personale della Divinità d’Israele.1 Esse rimangono e rimarranno la scritta più enigmatica nell’ambito delle religioni. A queste quattro consonanti fu dato il nome di «Tetragramma»; parola coniata per la prima volta dal filosofo
Filone di Alessandria.

La parola Tetragramma deriva dal greco «tetra» (quattro), e «gramma», (lettera).

La vera pronuncia di questo nome è andata perduta perché JHWH era considerato un nome troppo sacro per essere pronunciato; inoltre, dato che nell’originale ebraico mancavano le vocali,
le quali furono aggiunte dai masoreti solo nel secolo VI d.C. gli ebrei, incontrando
nel testo sacro la parola JHWH, di solito leggevano Adonaj.

Così, finirono per aggiungere al Tetragramma le vocali di Adonaj e ne risultò il non-nome, Jehovah, un non-nome, purtroppo, influenzato anche dai traduttori della Bibbia Diodati i quali sia in Genesi 22:14 e in Giudici 6:24, hanno tradotto Jehovah. Inoltre, in fondo al glossario si legge «Rivelandosi
a Mosè, Dio si presentò infatti come il Dio di Abrahamo, d’Isacco e di Giacobbe, che era appunto Jehovah.»



Il nome Jehovah lo troviamo  pure nelle traduzioni della Bibbia Derby, come in quella standar americana 1901.

Ma il nome corretto del tetragramma è Jahweh, pronuncia che si adatta bene, come sostengono gli studiosi, ai moduli grammaticali delle antiche lingue semitiche.2 L’ideale, sarebbe seguire l’esempio di Daniel J.Estes, nel suo libro «Ascolta, Figlio mio», il quale non ha usato né il termine SIGNORE, né Eterno, né Geova, ma semplicemente il tetragramma JHWH. Come del resto la versione americana della Bibbia NJB «La nuova Gerusalemme».

Una scelta intelligente! Infine, se si vuole proprio essere precisi, non occorre confondere la traduzione con la trascrizione (o traslitterazione).

Tradurre, vuol dire riportare nella propria lingua il significato di una parola di un’altra lingua sconosciuta; mentre trascrivere, equivale a riportare nella propri lingua, in vocali e consonanti a noi note, una parola originariamente scritta in caratteri a noi sconosciuti. In altri termini, trascrivere
vuol dire rendere il suono o la pronuncia d’una parola di un’altra lingua, con il suono o pronuncia del nostro linguaggio.

Ci si può chiedere perché alcuni traduttori pongano la Y come consonante iniziale del Tetragramma ed altri la J: ciò è dovuto ad un problema di traslitterazione.

In Ebraico, la prima lettera del tetragramma è una I, che è una consonante.

Poiché in italiano la I è invece una vocale, le consonanti che meglio riproducono il suono della vocale I sono o la Y o la J. I traduttori scelgono la lettera, che loro più aggrada.

Nel nostro studio abbiamo scelto la lettera J.

*1 Grande Commentario Biblico, Queriniana, 1974, pag. 1786.
2 Vedere: I canti di Sion. Traduzione interlineare dei salmi ebraici, a cura di Gaetano
Savoca, E.S.U.R., Messina, 1992. Oppure: Grande commentario Biblico, Queriniana,
marzo 1974, pag. 65.

Nessun commento:

Posta un commento