Due affermazioni di Gesù rendono perplessi molti credenti
sia cercandone la giusta interpretazione, sia perché apparentemente sembrano
contraddittorie; perciò è molto utile prenderle in esame, soprattutto
all’inizio del ventunesimo secolo dove regna la massima confusione religiosa.
La prima è "Chi non è con me è
contro di me" (Lc 11.23),
mentre la seconda, rivolta ai discepoli, è: ".. chi non è contro di voi
è per voi." (Lc 9.50) Dunque, per Gesù chi non è dalla sua parte è
contro di lui, mentre quando si rivolge ai discepoli la formulazione è
rovesciata, e cioè chi non è contro è a favore. Perché questa differenza? Cosa
voleva dire esattamente Gesù? La prima cosa che balza agli occhi è la mancanza
di neutralità per quello che riguarda Gesù: o si è con lui, o si è contro. Non
vi è una via di mezzo. Non è troppo ricordare quanto Dio odi l’indifferenza nei
suoi confronti sia ch’essa provenga dagli increduli, sia da parte dei credenti,
al punto che, per mezzo di Giovanni, alla chiesa di Laodicea fa dire: "Io
conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o
caldo! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io
sto per vomitarti dalla mia bocca." (Ap 3.15-16) Questo discorso
colpisce direttamente forse un terzo della popolazione mondiale, appagata solo
di vivere a suo piacimento, trascurando ciò che riguarda il regno di Dio. La
cosa è molto seria. Dunque, Gesù esige che nei suoi confronti si prenda una
decisione a favore, una scelta da rendersi pubblicamente nota, altrimenti come
Egli ha enunciato: "Or io vi dico:
Chiunque mi riconoscerà davanti agli
uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà
davanti agli angeli di Dio. Ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini,
sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio." (Lc 12.8-9) Se si prendono
sul serio queste parole non si può rimanere nella neutralità o nell’ignoto.
Cosa occorre fare, dunque, per essere chiaramente dalla parte di Gesù? Per
prima cosa –secondo le parole di Gesù – occorre dirlo agli altri; occorre
riconoscerlo tanto nel proprio cuore, quanto palesarlo pubblicamente, come il
Padrone e il Salvatore della propria vita. Essere dalla parte di Cristo
significa confessare agli altri la gioia di essere perdonati da tutti i peccati
perché si crede fermamente che Gesù ha cancellato per l’eternità ogni colpa; e
con la gioia del perdono, appena se ne ha l’opportunità si dedica del tempo per
parlare di Cristo agli altri. Non tutti siamo certamente chiamati a lasciare
ogni cosa per dedicare la vita esclusivamente alla predicazione dell’evangelo,
ma tutti abbiamo la possibilità di testimoniare a parenti, amici, conoscenti e
estranei increduli. Chi non fa questo vive nell’ignoto, una posizione che Gesù
considera contro di lui.
Essere con Cristo
significa pure non seguire le comuni abitudini religiose che Dio disapprova, e
questo perché è quasi impossibile riconoscere gli errori basandosi solamente
sulla morale comune. Come può un induista comprendere che i trecentomilioni di
dei da lui adorati fin da bambino sono un errore? Come può un cattolico romano
comprendere che sbaglia quando venera e prega Maria e invoca altri centinaia di
santi? Quando una cosa la fanno tutti come è possibile sapere se è giusto o
sbagliato? Quando ero giovane, avere rapporti sessuali prima del matrimonio era
ritenuto un peccato, ma ora che è diventata una pratica normale tra i giovani,
chi ne prova un senso di colpa? Chi lo ritiene una disubbidienza alla legge di
Dio? Questi casi da me citati come esempi, trattano di persone che sicuramente "credono"
all’esistenza di Cristo, alcune crederanno pure alla sua morte e resurrezione e
persino che egli sia Dio, ma restano comunque contro di Lui perché ne ignorano
la volontà. Ecco perché bisogna conoscere il volere di Cristo! Perché solo dopo
averlo conosciuto si può essere dalla sua parte, cioè rivolgersi in preghiera
solo a Gesù, non avere rapporti sessuali prima del matrimonio, come non rubare,
non mentire, non fare del male al prossimo. Dunque, non si è dalla parte di
Cristo solo facendo ciò che lui ha detto, ma anche evitando ogni forma di male.
Infatti, al termine della sua vita Paolo ha racchiuso il messaggio di Cristo in
questa proposizione. "… il saldo fondamento di Dio rimane fermo avendo
questo sigillo: "Il Signore conosce quelli che sono suoi", e:
"Si ritragga dall'iniquità chiunque nomina il nome di Cristo".
(2Tm 2.19) Gesù ha detto che chi non è con lui è contro di lui, non ha detto
che chi non è contro di lui è con lui. Chi è in grado di afferrare questa
differenza deve fare molta attenzione, infatti troppi sono coloro che si
sentono a posto davanti a Dio solo perché non hanno nulla contro Cristo. Si può
vivere sereni e tranquilli, non avere nulla contro Cristo e il suo messaggio,
pur essendo nella stessa posizione di Giuda, che lo tradì è andò in perdizione.
Occorre ripeterlo. Gesù non ha detto che chi non è contro di lui è con lui, ma
che chi non è con lui è contro di lui. E’ stato radicale, estremista, perché la
sua persona non è né negoziabile, né tantomeno accomodante. Gesù è Dio, e come
tale esige tutto; diversamente, dare poco è dare niente. Gesù è come una
moneta. Se perdi cento euro non possiedi almeno 10, 20 0 30 euro, ma perdi
tutto. Così, se non sei totalmente dalla parte di Cristo, non puoi esserci solo
per il 10 o 20 per cento, non ci sei proprio per nulla. La persona di Gesù
Cristo va presa in blocco.
La seconda affermazione
di Gesù è, sì, apparentemente una formulazione rovesciata, ma in verità Gesù
sta dicendo totalmente altro. Infatti, Gesù non si sta riferendo a se stesso,
ma ai suoi discepoli; e per questo ora può parlare in modo contrario. Se nel
parlare di sé stesso Gesù non ammette mezze misure, parlando dei suoi discepoli
non può essere così radicale perché anche gli uomini migliori sbagliano, di
conseguenza dichiara: "chi non è contro di voi è per voi" . Ma
per comprendere esattamente cosa ha voluto dire il nostro Salvatore, è
necessario prendere in esame il contesto storico nel quale Gesù ha calato la
frase. "Or Giovanni prese la parola e gli disse: "Maestro,
noi abbiamo visto uno che scacciava i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo
proibito, perché non ti segue con noi". Ma Gesù gli disse: "Non
glielo proibite, perché chi non è contro di voi è per voi". Giovanni
era discepolo di Gesù, quindi seguiva la Verità, e vedendo una persona che
usava il nome del suo Maestro per scacciare i demoni senza esserne un diretto
discepolo, glielo proibì. Possiamo essere indispettiti di questa posizione
radicale, ma ancora al giorno d’oggi fra coloro che hanno posto fede in Cristo
vi è una certa rivalità. E’ molto facile vedere nell’errore chi si comporta
diversamente. Questa malattia c’era al tempo dell’apostolo Paolo e sembra che
non ci sia rimedio per guarirla. Gesù rimproverò Giovanni e fece presente che
chi non era contro di loro, operava comunque sempre a loro favore, anche se non
vi era una comunione di intenti nel loro cammino. Come spesso faceva, Gesù
colse l'occasione in questo episodio per mettere in guardia i suoi seguaci dal
bloccare l'operato di coloro che credono in Lui e, anzi, comandò ad ogni
credente di guardarsi dal fare qualsiasi cosa che risultasse un eventuale danno
al prossimo. I cristiani sono il sale della terra, cioè coloro che danno sapore
alla vita, coloro che producono la sete di Dio, coloro che sono una fonte di
benedizione, ma se si fanno guerra o opposizione come possono essere una
testimonianza di Dio? L’unità dei cristiani – unità tanto invocata – non
consiste nel camminare tutti nella stessa maniera, ma nel non mettere ostacoli
a chi la pensa diversamente e, soprattutto, non vederlo come nemico. La tunica
di Cristo viene strappata non dalle opinioni diverse dei credenti, ma
dall’ignoranza unita all’orgoglio. L’ignoranza è un limite che tutti abbiamo;
ma unita all’orgoglio, essa non vede il danno che procura. Il binomio
verità-amore rimane uno dei traguardi più difficili da raggiungere.
Proprio perché
l’armonia tra i credenti è difficile, Gesù non si limitò a dire che chi non
è contro di voi è per voi, ma aggiunse "Il sale è buono, ma se il sale diviene insipido, con che cosa gli darete
sapore? Abbiate del sale in voi stessi e state in pace gli uni con gli altri". (Mr 9.50) Quando Gesù dà un ordine è perché per una inclinazione
naturale noi siamo tentati a disubbidirlo, così se Gesù ha ordinato di stare in
pace gli uni con gli altri, significa che questa realtà è molto difficile da
realizzare. Dalla Scrittura risulta evidente che la discordia, l’ira, le
contese, le divisioni sono il risultato della carne, e cioè peccato, eppure …
eppure i credenti continuano a creare divisioni, discordie e contese convinti
che questo sia il risultato dell’amore e della fedeltà a Dio. E’ incredibile
come si possa essere più sicuri delle proprie opinioni che della volontà di Dio
espressa nella sua Parola! Con la bocca i credenti confessano di credere al Dio
della Parola, ma di fatto negano ciò che sostengono. Non è certamente una
novità perché anche al nascere della chiesa l’apostolo Paolo riferendosi a
persone che si professavano credenti scrisse "Essi fanno professione di
conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere, essendo abominevoli,
disubbidienti, e incapaci di ogni opera buona." (Tito 1:16) Perciò, se
è vero che chi non è con me è contro di me", è anche vero che chi
non è contro di voi è per voi". Dobbiamo accettare per fede non solo
la prima espressione di Gesù, ma anche quella riferita alla comunione fraterna.
Il credente deve essere quindi radicale per quello che riguarda la persona di
Gesù; di conseguenza, in un conflitto di posizioni nei suoi confronti non
è possibile essere neutrali. Mentre in merito agli altri figli di Dio, il
criterio di valutazione che dobbiamo adottare è esattamente all’opposto: una
neutralità in merito alla comunione fraterna va ritenuta positiva. Termino con
un'affermazione fatta a Manila, nelle Filippine, in occasione del secondo
congresso Internazionale sull'evangelizzazione del mondo tenuto tra l'11 e 20
Luglio 1989. "Vi sono stati e vi sono ancora molti ostacoli
all'evangelizzazione del mondo. Il più grande ostacolo non è rappresentato però
dall'attività di Satana, dalla chiusura di certe nazioni, dalla mancanza di
mezzi finanziari, dal propagarsi di sette o dal progresso dell'Islam, bensì
dalle barriere che i credenti pongono di continuo sul cammino dei propri
fratelli (Maldicenza, gelosia, invidia e pregiudizi, quando non si tratta di
peggio). Il principale compito del Cristiano non è quindi quello di cercare di
far cambiare denominazione ad un suo fratello in fede, ma quello di predicare
Cristo quale unico Signore e Salvatore. Gesù ordinò: "Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete
amore gli uni per gli altri". Nessun programma evangelistico sarà in
grado di rivelare chi è Dio, quanto il nostro amore per i fratelli in fede.