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Chi è L'Angelo di YHWH ? Seconda parte

Che l’Angelo di JHWH sia JHWH stesso, non è una esclusiva di questa ricerca. 

Molti studiosi, velatamente, o apertamente, lo ammettono. 

Nel commentario dell’Antico Testamento, «Investigate le Scritture», edizione italiana 2001, edito «La Casa della Bibbia», a pagina 59, in relazione all’incontro di Agar con l’angelo, leggiamo: 
«Questo Angelo si identifica con JHWH… L’Angelo del Signore potrebbe essere una teofania del Cristo preincarnato.» (A pagina 574, lo ammette con sicurezza). 

A pagina 405, e 406, quando l’Angelo dell’Eterno sale da Ghilgal a Bochim, leggiamo
il seguente commento: «L’Angelo del Signore non era semplicemente “un angelo”; era una teofania - un’apparizione della seconda Persona della Trinità in forma visibile e corporea prima dell’incarnazione.
L’Angelo del Signore era JHWH e Dio, e aveva gli attributi e le prerogative divine… Le allusioni del N.T. indicano che l’Angelo del Signore dell’A.T. era Gesù Cristo (cfr. Giovanni 12:41; 1Corinzi 10:4; Giovanni 8:56; Ebrei 11:26).»

Suonano strani, perciò, i commenti che seguono «L’Angelo del Signore ovviamente parlò come se fosse Dio stesso… Poi l’Angelo parlando come JHWH...»

Credono o non credono i commentatori che l’Angelo di JHWH sia
JHWH stesso? 

Più specifico è, invece, Myer Pearlman, nel suo libro Le dottrine della Bibbia: «Non si può fare a meno di concludere che questo angelo misterioso non sia altri che il Figliuolo di Dio, il Messia (…) è in realtà un Essere non creato.»
*10

Molto significative sono le parole del profeta Isaia (Isaia 63:9) il quale espressamente dichiara la salvezza del popolo d’Israele da parte di JHWH e non tramite un angelo. 

Mentre il Diodati e la nuova Diodati rendono: «L’Angelo della sua presenza li salvò», la Bibbia di Fulvio Nardoni, di Salvatore Garofalo, di Bonaventura Mariani, la Nuova Riveduta, la Bibbia Oscar Mondadori, e altre ancora, traducono: «Non un messaggero, o un angelo, ma la sua presenza li salvò.» Non è stato un essere angelico a salvare il popolo d’Israele dal paese d’Egitto, ma JHWH stesso.

Molto probabilmente, a molti studiosi della Bibbia è sfuggita la testimonianza, proveniente dai Sadducei, che l’Angelo dell’Eterno non fosse.....

*10 M. Pearlman, Le dottrine della Bibbia, a cura di A. Piraino con prefazione di R.
Bracco, Ed. Scuola Domenicale, Tip. ADI, Roma, 1957

.....un essere creato da Dio. Essi sostenevano che non vi fosse resurrezione, né angelo (Atti 23:8). Se non partiamo dal presupposto che fossero sempre in mala fede, sempre incompetenti, la domanda che si pone è: «Com’era possibile sostenere tali tesi, quando la loro legge dichiarava esplicitamente l’esistenza di angeli e, soprattutto, dell’Angelo dell’Eterno?» L’unica risposta possibile è che essi ritenessero l’Angelo dell’Eterno un essere non creato ma, come stiamo dimostrando, JHWH stesso. Che, poi, non avessero
capito l’identicità di persona fra JHWH e Cristo, niente di particolare: non è forse così anche oggi per molti credenti e studiosi della Bibbia.



5. UNA PROVA INCONFUTABILE
Il profeta Osea toglierà ogni dubbio circa la «corporeità» dell’Angelo dell’Eterno. 

Ricordando l’episodio del patriarca Giacobbe, (che, preliminarmente, leggeremo in Genesi 32:24-30), il profeta afferma categoricamente che l’Angelo è un uomo-Dio.

«Così Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo
spuntar dell’alba. Quando quest’uomo vide che non lo poteva
vincere, gli toccò la cavità dell’anca; e la cavità dell’anca di
Giacobbe fu slogata, mentre quello lottava con lui. 

E quegli disse:

“Lasciami andare, perché sta spuntando l’alba.” Ma Giacobbe
disse: “Non ti lascerò andare, se non mi avrai prima benedetto!” L’altro gli disse: “Qual è il tuo nome?” Egli rispose:“Giacobbe.” 

Allora quegli disse: “Il tuo nome non sarà più Giacobbe,
ma Israele, poiché tu hai lottato con DIO e con gli uomini, ed hai vinto.” Giacobbe gli disse: “Ti prego, dimmi il tuo nome.” Ma quello rispose: “Perché chiedi il mio nome?” E qui lo benedisse. Allora Giacobbe chiamò quel luogo Peniel, perché disse: “Ho visto Dio faccia a faccia, e la mia vita è stata risparmiata”»

Così, commenta il profeta Osea, questo episodio:

«JHWH è pure in lite con Giuda e punirà Giacobbe per la sua
condotta; lo ripagherà secondo le sue opere. Nel grembo materno
prese il fratello per il calcagno e nella sua forza lottò con DIO.
Si lottò con l’Angelo e vinse, pianse e lo supplicò. Lo trovò a Bethel,e là egli parlò con noi, cioè JHWH, il DIO degli eserciti, il
cui nome è JHWH» (Osea 12:3-6)

Giacobbe non lottò con un essere angelico, ma con JHWH elohim. 

Fu JHWH stesso a benedirlo (1Re 18:31) e non un ipotetico angelo. 
Se JHWH avesse avuto un corpo immateriale, non avrebbe avuto senso la «lotta» corpo a corpo. Se anche questi brani della Scrittura fossero da considerarsi in modo allegorico, o figurativo, mi chiederei allora che ermeneutica possederemmo.

Inoltre, al fine di stabilire che tipo di corporeità dovesse avere quell’Angelo per riuscire a slogare l’anca del patriarca, sono stati versati «fiumi d’inchiostro». 

Afferma, a tal proposito, l’apostolo Paolo: «Non ogni carne è la stessa carne; ma altra è la carne degli uomini, altra la carne delle bestie, altra la carne dei pesci, altra la carne degli uccelli. 

Vi sono anche dei corpi celesti, e dei corpi terrestri, ma altra è la gloria dei celesti, altra quella dei terrestri» (1Corinzi 15:39-40). Nulla di strano, quindi, all’idea che JHWH
(definito in ebraico «Angelo JHWH», o semplicemente «Angelo»), possa manifestare la sua sostanza in modo concreto e visibile. 

Vi è una corporeità eminente da quella che conosciamo, una corporeità, o meglio, una materialità reale che sfugge alla scienza a noi nota. Le testimonianze bibliche ed extra bibliche, sono tante in proposito. Basti pensare al corpo di Gesù Cristo risorto: esso era composto di carne ed ossa (Luca 24:39), Maria e i discepoli non lo riconobbero (Giovanni 20:15; 21:4), Gesù mangiò (Luca 24:41-43), camminò
(Luca 24:15), si presentò ai discepoli con le porte chiuse (Giovanni
20:19), si poteva toccare (Giovanni 20:27; Luca 24:39), prendeva con le mani degli oggetti (Giovanni 21:13; Luca 24:30). Gesù Cristo risorto era un uomo a tutti gli effetti, anche se la fisicità della resurrezione non si può paragonare alla fisicità mostrata prima dell’incarnazione. 

Non possiamo, quindi, limitarci a considerare la materia soltanto nel nostro ordine di cose.


Nel prossimo studio continueremo su questo Angelo e il suo incontro con Mosè.


Chi è l'angelo di YHWH ? Prima Parte

L’ANGELO DI JHWH

Anche questo tema è fondamentale per il nostro studio. 

Se crediamo che JHWH abbia un corpo, che l’Angelo dell’Eterno sia JHWH stesso, allora, non avremo delle difficoltà a credere che Gesù Cristo è JHWH, il corpo umano di DIO, la Divinità d’Israele e dei cristiani.

È opinione comune che l’Angelo dell’Eterno sia un essere angelico, con le ali, creato da JHWH. 

Ma le cose non stanno così. Ogni persona mandata da Dio è, nello stretto termine, un angelo. 

In effetti il termine angelo, deriva dalla parola ebraica mal’ak e quella greca agghelos, che significa:

«mandato», «inviato». (Vedi in Genesi 32:3,6; Giosuè 6:17,25; Giudici 11:12-14) Il termine, quindi, si riferisce non alla persona stessa, ma alla funzione che la persona svolge. Come quando definiamo una persona «avvocato». 

Il termine è riferito al compito che svolge, ma si tratta prima di tutto di un essere umano: un figlio, un padre, un marito. 

Troviamo
questo termine in Malachia 2:7 e in Giobbe 33:23.

«Poiché le labbra del sacerdote dovrebbero custodire la conoscenza e dalla sua bocca uno dovrebbe cercare la legge, perché egli è il messaggero dell’Eterno [mal’ak JHWH – senza articolo] degli eserciti..»
«Ma se presso a lui vi è un angelo, [mal´ak] un interprete, uno solo fra mille…»

Nel N.T. troviamo questo termine in Luca 7:25 e, rivolto a Giovanni il battista, in Marco 1:1-2

«Il principio dell’evangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Come sta scritto nei profeti: “Ecco, io mando il mio messaggero [agghelos] davanti alla tua faccia…”»

Vi sono, però, anche degli angeli veri e propri. Ogni angelo, mandato da Dio per compiere una particolare missione, può essere chiamato «angelo dell’Eterno». 

Però, nella Scrittura dell’Antico Patto, dove si cita l’espressione «Angelo dell’Eterno», ( יהוה מלאך mal’ak JHWH), non si fa riferimento ad un semplice angelo mandato da Dio. È JHWH che manifesta sé stesso, che annuncia sé stesso, facendosi vedere con caratteristiche fisiche umane. 

Chi scrive, chiama JHWH con il suo ruolo, angelo, perché annunciatore di se stesso nei confronti della persona alla quale vuole rivelarsi.

Mal’ak JHWH è nominato circa 50 volte nell’Antico Patto. In Genesi, per la prima volta, incontriamo la sua realtà misteriosa.

1. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA AGAR - GENESI 16:7-13 

«Ora mal’ak JHWH la trovò presso una sorgente d’acqua nel deserto, presso la sorgente sulla strada di Shur, e le disse: “Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?” Ella rispose: “Me ne fuggo dalla presenza della mia padrona Sarai” Allora mal’ak JHWH le disse: “Torna dalla tua padrona, e sottomettiti alla sua autorità.” Poi mal’ak JHWH soggiunse: “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza tanto che non la si potrà contare, a motivo del suo gran numero.” Mal’ak JHWH le disse ancora: “Ecco, tu sei incinta e partorirai un figlio, e lo chiamerai Ismaele, perché l’Eterno ha dato ascolto alla tua afflizione; egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui; e abiterà nella presenza di tutti i suoi fratelli.” Allora Agar chiamò il nome di JHWH che le aveva parlato: “Tu sei El-Roi”, perché disse: “Ho veramente io
veduto colui che mi vede?”»

Anche questo brano non può essere considerato nel senso figurato, allegorico. L’angelo, (che la Scrittura dichiara essere JHWH), incontra Agar presso una sorgente. Agar, dopo questo incontro, afferma di aver «visto colui che mi vede», cioè la Divinità d’Israele.


2. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA ABRAHAMO - GENESI
22:10-18

Troviamo la presenza dell’Angelo di JHWH, nel momento più drammatico della vita di Abrahamo.

«Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio. Ma mal’ak JHWH lo chiamò dal cielo e disse: “Abrahamo, Abrahamo!.” Egli rispose: “Eccomi.” L’Angelo disse: “Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figliuolo.”[…] mal’ak JHWH chiamò dal cielo Abrahamo una seconda volta e disse: “Io giuro per me stesso, dice JHWH, poiché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, l’unico tuo figlio, io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce” »

L’Angelo che parlava ad Abramo, era, dunque, JHWH stesso.


3. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA BALAAM - NUMERI CAP. 22

Nell’episodio di Balaam è nominato, per una decina di volte, l’Angelo dell’Eterno.

«Allora JHWH aperse gli occhi a Balaam, ed egli vide mal’ak
JHWH che stava sulla strada con la sua spada sguainata in mano.
E Balaam si inchinò e si prostrò con la faccia a terra. Mal’ak
JHWH gli disse: “Perché hai percosso la tua asina ben tre volte?
Ecco, io sono uscito come tuo nemico perché la via che batti è
contraria al mio volere”»

Il racconto mette in evidenza che l’Angelo è JHWH. Balaam non si è prostrato davanti a una creatura angelica, né ha disubbidito ad un Angelo, ma a JHWH Dio.

4. L’ANGELO DI JHWH NEL LIBRO DEI GIUDICI

Nel libro dei Giudici, noi troviamo la presenza dell’Angelo
dell’Eterno una ventina di volte.

«Or mal’ak JHWH salì da Ghilgal a Bokim e disse: “Io vi ho fatto salire dall’Egitto e vi ho condotto nel paese che avevo giurato di dare ai vostri padri. Avevo anche detto: Io non romperò mai il mio patto con voi”» (Giudici 2:1)

L’Angelo dell’Eterno si sposta da una località all’altra; una cosa possibile solo a chi ha una fisicità.

«Poi venne mal’ak JHWH e si sedette sotto la quercia di Ofrah, che apparteneva a Joash, Abiezerita, mentre suo figlio Gedeone batteva il grano nello strettoio, per sottrarlo ai Madianiti» (Giudici 6:11)

L’angelo dell’Eterno si siede. Il racconto che segue, presenta un colloquio faccia a faccia tra JHWH e Gedeone (Giudici 6:11-22). L’Angelo di JHWH è chiamato senza distinzioni, «JHWH» (v. 14, 16), o «l’Angelo di Dio» (v. 20). Al termine del colloquio leggiamo:

«Così Gedeone si rese conto che era l’Angelo dell’Eterno, e disse: “Ahimè, o Signore, o Eterno! Poiché ho visto mal’ak JHWH faccia a faccia!” JHWH gli disse: “La pace sia con te; non temere, non morrai!”» (Giudici 6:22-23)

Quando l’israelita aveva paura di morire dopo aver visto qualcuno, era per un solo motivo: aveva visto JHWH Dio, faccia a faccia. L’Angelo di JHWH è dunque, la presenza corporea di JHWH.








Anche nel racconto della nascita di Sansone (Giudici 13:11-13), la presenza corporea dell’Angelo di JHWH è notevolmente palpabile.

«Allora Manoah si alzò e seguì sua moglie e, giunto da
quell’uomo, gli disse: “Sei tu l’uomo che parlasti a questa donna?.”
Egli rispose: “Sono io.” Ma Manoah disse: “Quando la
tua parola si compirà, quale deve essere lo stile di vita del ragazzo e quali le sue occupazioni?” mal’ak JHWH rispose a Manoah:
“La donna presti attenzione a tutto ciò che le ho detto”»

L’apparizione dell’Angelo di JHWH, sia a Gedeone sia ai genitori di Sansone, è la manifestazione di una presenza viva, corporea, dalle sembianze umane. 

Se poniamo mente alla descrizione riportata dalla moglie di Manoah a suo marito, notiamo che a apparirle, non è stato un angelo, ma citandone testualmente le parole: «un uomo di DIO è venuto da me; il suo aspetto era come l’aspetto dell’Angelo di Dio, veramente spaventevole» (Giudici 13:6). 

Da questo comprendiamo che non fosse l’Angelo di JHWH ad essere ritenuto un uomo, ma l’uomo era ritenuto l’Angelo di JHWH. La lettura che segue ci riserva dell’incredibile: «Poi Manoah disse mal´ak JHWH: “Qual è il tuo nome affinché, quando si avvereranno le tue parole, noi ti possiamo onorare?” mal’ak JHWH gli rispose: “Perché mai chiedi il mio nome? Esso è meraviglioso.” Così Manoah prese il capretto e l’oblazione di cibo e li offrì all’Eterno sul sasso. 

Allora l’Angelo compì una cosa prodigiosa, mentre Manoah e sua moglie stavano guardando: come la fiamma saliva dall’altare al cielo, mal’ak JHWH salì con la fiamma dell’altare. Al vedere questo, Manoah e sua moglie caddero con la faccia a terra. Mal’ak JHWH non apparve [cioè non si lasciò più vedere] più né a Manoah né a sua moglie. Allora Manoah si rese conto che quello era mal’ak JHWH.» (Giudici 13:17-22)

Manoah sperimenta la stessa situazione, testimoniata a proposito dei patriarchi Abramo e Giacobbe al capitolo 17 e 35 della Genesi. JHWH, dopo aver parlato, si eleva in alto e questa volta in mezzo ad una fiamma di fuoco. Dopo aver visto l’Angelo di JHWH salire in cielo, Manoah disse:

«“Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto DIO.” Ma
sua moglie gli disse: “Se JHWH avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l’olocausto e l’oblazione di cibo né ci avrebbe mostrato tutte queste cose, ed ora non ci avrebbe fatto udire cose come queste”» (Giudici 13:22-23)

Manoah e sua moglie non avevano dubbi: avevano visto JHWH e per questo avevano paura di morire. Per Manoah e sua moglie l’Angelo di JHWH, l’uomo con il quale avevano parlato, era la Divinità d’Israele, la presenza corporea di JHWH.

I credenti dell’Antico Patto ritenevano che JHWH fosse incontrabile, percepibile e si rivelasse mediante caratteristiche umane, al punto, che oggi essi sono criticati per il loro puerile antropomorfismo. 

La Divinità d’Israele li sorprendeva concretamente per la Sua accessibilità, nonostante essi sapessero si trattasse di Colui che è lassù nel cielo, il Trascendente, l’Altro, l’Assoluto, l’Altissimo. L’Angelo dell’Eterno è, dunque, la persona di JHWH e non una manifestazione della Trinità, come alcuni pensano.

Secondo alcuni autori potrebbe essere l’ipostasi9 di JHWH, perché il testo biblico lo afferma apertamente. Non possiamo parlare di «emanazione » divina, perché il concetto di emanazione crea più problemi di quanti ne risolverebbe. Infatti, al concetto di emanazione sottende la possibilità da
parte di Dio di espandersi, ma non è possibile che la perfezione di Dio possa espandersi. 

Al termine emanazione sottende il concetto di espansione in uno spazio tridimensionale, il nostro, che necessariamente diventerebbe
il luogo finito dell’azione della Natura di Dio, il quale non è
inquadrabile nelle categorie spazio-temporali. 

Si può invece, parlare di modalità di messaggio. Infatti, il termine mal’ak ha il senso di «annunciatore ». Dio si annuncia, senza servirsi d’intermediari creati (uomini), così come può anche annunciarsi mediante creature divine: le potenze angeliche.

In questo caso, è JHWH stesso che si auto-annuncia. Ecco perché è definito Angelo, ovvero il messaggero di se stesso, che in altri termini definiamo «la password di se stesso».

9 L'ipostasi (dal greco hypostasis, «sostanza», da hypo, «sotto», e stasis, «stare») è un concetto che assume diversi significati in ambiti diversi. Qui indica la realtà individuale
di ogni Persona della Trinità.

Continueremo con la 2^ parte nel prossimo studio.


L’antropomorfismo di YHWH (3° Parte)

Sempre secondo la traduzione interlineare ebraico-italiano, leggiamo che gli Israeliti cantarono «JHWH uomo di guerra, JHWH nome suo», quando attraversarono il mar rosso (Esodo 15:3). (Altri studiosi vedono più appropriato «JHWH, militare». W.R. Arnold) È molto difficile pensare a questa definizione, relativa a JHWH, come a una allegoria senza significato, quando è scritto circa 300 volte!
La presenza corporea di JHWH si evidenzia anche nel discorso di Mosè in favore del popolo, quando JHWH ne aveva decretato lo sterminio.
«Mosè disse a JHWH: “Ma lo udranno gli Egiziani, di mezzo ai quali tu hai fatto salire questo popolo per la tua potenza, e lo faranno sapere agli abitanti di questo paese. Essi hanno udito che tu, o JHWH, sei in mezzo a questo popolo, che ti mostri loro faccia a faccia, che la tua nuvola sta sopra di loro e che cammini davanti a loro di giorno in una colonna di nuvola e di notte in una colonna di fuoco”» (Numeri 14:13-14)
Gli egiziani e i popoli circonvicini sapevano che Israele era stato liberato tramite JHWH (Giosuè 2:10). Erano al corrente di questa Presenza nel campo d’Israele e che JHWH camminasse fisicamente davanti al Suo popolo e che questa Presenza fosse visibile con la Sua nuvola («la tua nuvola
sta sopra di loro») e la colonna di fuoco. Se il popolo d’Israele non fosse arrivato nella terra promessa, JHWH, come Divinità, sarebbe stato disprezzato da tutti i popoli.
Anche le profezie riguardanti JHWH presentano una fisicità
dall’aspetto umano.
«Poi JHWH uscirà a combattere contro quelle nazioni, come
combatté altre volte nel giorno della battaglia. 
In quel giorno i suoi piedi si fermeranno sopra il monte degli Ulivi che sta difronte a Gerusalemme, a est, e il monte degli Ulivi si spaccherà in mezzo da est a ovest, formando così una grande valle» (Zaccaria14:3-4)






«Allora udii uno che mi parlava dal tempio, mentre un uomo stava in piedi accanto a me, e mi disse: Figlio d’uomo, questo è il luogo del mio trono e il luogo delle piante dei miei piedi, dove abiterò in mezzo ai figli d’Israele per sempre» (Ezechiele 43:6-7)
«Riverserò sulla casa di Davide e sugli abitanti di Gerusalemme lo Spirito di grazia e di supplicazione; ed essi guarderanno a me, a colui che hanno trafitto faranno quindi cordoglio per lui, come si fa cordoglio per un figlio unico, e saranno grandemente addolorati per lui, come si è grandemente addolorati per un primogenito» (Zaccaria 12:10)
«JHWH mi disse: “Questa porta resterà chiusa, non sarà aperta e nessuno entrerà per essa, perché per essa è entrato JHWH, il DIO d’Israele; perciò resterà chiusa”» (Ezechiele 44:2) «Poiché ecco, colui che forma i monti e crea il vento, che fa conoscere all’uomo qual è il suo pensiero, che cambia l’aurora in tenebre e cammina sugli alti luoghi della terra: JHWH, il DIO degli eserciti, è il suo nome» (Amos 4:13)
«La gloria del Libano verrà a te… per abbellire il luogo del mio santuario, e io renderò glorioso il luogo dove posano i miei piedi.
Anche i figli dei tuoi oppressori verranno inchinandosi a te, e tutti quelli che ti hanno disprezzato si prostreranno alle piante dei tuoi piedi» (Isaia 60:13-34)
JHWH che cammina sulla terra! Ritenuto per scontato che anche questa descrizione vada presa alla lettera, e considerato quanto sopra, cioè che JHWH ha mani, piedi e faccia, non è poi così strano concludere, pure, che JHWH cammini sulla terra. Del resto, camminava anche nel giardino
dell’Eden, e non che la voce camminasse nel giardino dell'Eden, come alcuni teologi pensano. La Scrittura asserisce che JHWH ha un corpo e si può vedere. «Ascolta! Le tue sentinelle alzano la voce e mandano insieme grida di gioia, perché vedono con i loro occhi JHWH che ritorna a Sion»
(Isaia 52:8). Non solo ha mani e faccia, ma cammina sulla terra, ha un trono, abita tra il suo popolo, poserà i suoi piedi sul monte degli ulivi, per combattere come le altre volte (!), sarà trafitto…

Chi è quel figlio unico, il primogenito che sarà trafitto, se non Gesù Cristo? Chi «fermerà» i suoi piedi sul monte degli ulivi, se non Gesù Cristo?
Chi regnerà sulla terra, se non Gesù Cristo?
Alla luce di queste riflessioni, non è più possibile considerare i testi citati in relazione a JHWH in senso simbolico. Le parti narrative dell’Antico Patto hanno trame che separate dalle attività personali di JHWH, diventano incomprensibili; perciò, ciò che JHWH Dio ha rivelato di se stesso, non ci permette di scegliere una metodologia ermeneutica
modellata dalle prove che preferiamo, per respingere poi quelle che non ci piacciono. Dobbiamo prestare la dovuta attenzione alla realtà che il testo presenta, per non cadere in un romanticismo biblico, assai diffuso. È molto difficile pensare che la Bibbia sia stata scritta per degli iniziati. Se noi crediamo veramente che mediante essa la Deità abbia voluto parlare all’uomo, non possiamo certo supporre che Egli abbia nascosto la sua verità alle persone con una normale intelligenza e che, perciò, occorra cercare un senso nascosto, dietro al significato letterale.
Adamo ed Eva hanno avuto a che fare con la presenza di JHWH.
Abramo, Giacobbe e gli altri patriarchi hanno parlato in Sua presenza, una presenza reale e corporea.
Mosè, sul monte Sinai ha parlato con JHWH, dotato di fisicità.
Le profezie riguardanti JHWH, non si possono che considerare in senso letterale. Quando la Scrittura si riferisce a JHWH con degli antropomorfismi, non si tratta solo di una forma adottata per presentare Dio in sembianze umane, ma è l’asserzione che JHWH ha un corpo con sembianze umane.
La Sua corporeità ha reso possibile la percezione di Dio: l’invisibile fu fatto visibile; l’incomprensibile, comprensibile. 



Perciò, chi affermi che Dio non abbia forma umana, 7* ma che sia «puro spirito, ovvero energia intelligente»8* e che, essendo tale, sia invisibile, non avendo né sostanza né
consistenza fisica, per non cadere in contraddizione, deve distinguere JHWH dal termine Elohim, o Dio, come noi li usiamo o li intendiamo comunemente. Molto probabilmente i detrattori della fede cristiana hanno colto questa lacuna e i cristiani del ventunesimo secolo devono confessare con più chiarezza in chi hanno creduto.

-7*
 Investigate le Scritture, Casa della Bibbia, 2001, pag. 30.

8* Dizionario Biblico, GBU, marzo 2008, pag. 444.


Queste riflessioni hanno messo in evidenza 
l’antropomorfismo di JHWH. Per non cadere in qualche estremismo, occorre tornare alla Genesi nel momento della creazione dell’uomo, cioè di un maschio e una femmina
(Genesi 5:2). 
Da qui, si capisce che piuttosto di definire Dio un essere
antropomorfo, sia corretto riconoscere che è l’uomo ad essere teomorfo. È JHWH Dio che creò l’uomo a Sua immagine e somiglianza. JHWH Dio creò l’uomo ad immagine di DIO, dell’Elohim; e, per compiere un’opera completa, dovette formare un uomo e una donna, i quali, completandosi
nelle loro diverse caratteristiche, rendono la somiglianza verosimile al loro Creatore. Questo fatto ci porta a ritenere che, in cielo, l’umanità non sarà asessuata, ma che ognuno manterrà le proprie caratteristiche sessuali, affinché
la creatura possa rimanere a immagine e somiglianza di DIO per l’eternità. Alcuni trovano difficile conciliare ciò con l’affermazione di Gesù, secondo la quale in cielo non ci si sposerà (Matteo 22:29-30); ma la sessualità terrena è solo una espressione dell’essere maschio e femmina.
Le altre culture attribuivano alle loro Divinità caratteristiche antropomorfiche, senza che ciò ne implicasse necessariamente un concreto possesso da parte di queste. Non è forse possibile che questo sia anche il caso di JHWH? Com’è possibile che la Divinità abbia una fisicità simile a quella degli uomini? Vi è qualche altra indicazione, nella Parola di Dio, tale da portare a dedurre che JHWH abbia non solo un corpo, ma sia anche un uomo a tutti gli effetti?
La risposta è affermativa e la troviamo in un essere veramente misterioso:
l’Angelo dell’Eterno, o meglio, l’Angelo di JHWH.
Questo è il tema del prossimo studio.

RIEPILOGO
La Scrittura attribuisce alla Divinità d’Israele tre nomi: Adonaj, Elohim, JHWH.
JHWH, Elohim e Adonaj, non sono sinonimi indicanti la stessa personalità divina.
Solo JHWH è il vero nome proprio della Divinità d’Israele.
La Parola di Dio usa una pluralità di termini per indicare lo stesso ed unico Dio.
JHWH è il nome che il Creatore si è dato e che ha rivelato, per la prima, volta a Mosè.
La fede dei santi dell’Antico Patto non era in un Elohim vago, ma in JHWH.
Il Dio rivelato ad Israele è pluripersonale.
Dio ha uno Spirito.
JHWH ha uno Spirito.
Lo Spirito sia di Dio, sia di JHWH, è una Persona.
Gli israeliti, prima della diaspora, credevano in una Divinità indicata con un termine.
plurale e che l’espressione di questa pluralità fosse in JHWH.
JHWH ha caratteristiche antropomorfiche e antropopatiche. Egli ha un corpo.

L’antropomorfismo di YHWH (2° Parte)


L’espressione secondo la quale Adamo ed Eva «si nascosero dalla presenza di JHWH », rivela che accanto a loro vi fosse Qualcuno.

 È risaputo che Dio è onnipresente, perciò nascondersi da qualcuno è possibile solo se questo «qualcuno» ha una fisicità, una corporeità. Non è possibile sfuggire o nascondersi da una Divinità evanescente e onnipresente. 

Non a caso, molti teologi vedono in questo frangente Cristo, impegnato nel dialogo con Adamo ed Eva.

«Poi JHWH Elohim fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche
di pelle, e li vestì» (Genesi 3:21)

Non possiamo rifiutare, come rozzi o primitivi, gli antropomorfismi
attribuiti a JHWH. Perché il testo abbia senso, occorre prendere alla lettera il significato di ogni parola. Se queste descrizioni fossero da intendersi come opere di fantasia, JHWH non sarebbe più il Creatore, ma una creatura dell’immaginazione. 

Possedendo una propria fisicità, JHWH, (Cristo) fece le tuniche e vestì Adamo ed Eva.

«E JHWH si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò
in cuor suo» (Genesi 6:6)

La Parola di Dio non presenta JHWH unicamente con caratteristiche antropomorfiche, ma anche antropopatiche (passioni umane, psichiche, attribuite alla Divinità). 

Addolorarsi e pentirsi, al di là dei significati figurati loro attribuiti, restano comunque verbi molto forti, perché espressi con un linguaggio tipicamente adatto alla persona umana, più che a una Divinità impersonale.

«Questi vennero da Noè, nell’arca, a due a due, di ogni carne in
cui vi è alito di vita; entrarono maschio e femmina di ogni carne,
come DIO aveva comandato a Noè; poi JHWH li chiuse dentro»
(Genesi 7:15-16).

Considerando in senso figurato l’espressione: «L’Eterno li chiuse dentro », non vi sono più regole per interpretare la Scrittura. Se è «reale» ciò che è descritto prima, lo è pure quest’espressione. Non rimane altro, se non accettare semplicemente che JHWH, poiché dotato di una fisicità corporea, abbia chiuso l’arca.





Troviamo quasi palpabile la presenza dell’antropomorfismo di
JHWH, anche nel racconto della torre di Babele.

«Ma JHWH discese per vedere la città e la torre che i figli degli
uomini stavano costruendo. E JHWH disse: “Ecco, essi sono un
solo popolo e hanno tutti la medesima lingua; e questo è quanto
essi hanno cominciato a fare; ora nulla impedirà loro di condurre
a termine ciò che intendono fare. Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l’uno non comprenda più il
parlare dell’altro”» (Genesi 11:5-7)

Secondo il Salmo 139, Dio è ovunque. 

Affermare che JHWH discese, comporta l’idea che Egli si trovi in un luogo e non in un altro. Questo è possibile solo se JHWH ha una fisicità, un corpo. Il verbo "discendere" fa comprendere, anche, che JHWH vive in una dimensione assimilabile a quella spazio-temporale, nella quale può calarsi e che, comunque, non gli è totalmente estranea.

Anche l’incontro di JHWH con i patriarchi, se non è considerato unicamente in senso figurato, ha dell’incredibile e fornisce una chiave di lettura nuova che rende molto più verosimile una interpretazione non meramente simbolica.

«Quando Abramo ebbe novantanove anni, JHWH gli apparve [si
lasciò vedere] e gli disse: “Io sono il Dio onnipotente; cammina
alla mia presenza, e sii integro; e io stabilirò il mio patto fra me e
te e ti moltiplicherò grandemente”» (Genesi 17:1-2)

Quando leggiamo che l’Eterno apparve ad Abramo, nella nostra mente possiamo pensare ad una visione, o a qualcosa di simile.

 La Scrittura fa delle differenze tra visione e apparizione. 

In effetti Dio parlò in visione sia ad Abramo, sia a Giacobbe (Genesi 15:1 e 46:2); ma in questo specifico caso, JHWH si lasciò vedere. Infatti, in ebraico, il verbo «apparve» esprime il concetto di «farsi vedere». Che Abramo parlasse con qualcuno avente una propria fisicità, lo dimostra il seguito del racconto.«Quando ebbe finito di parlare con lui, Elohim lasciò Abrahamo, levandosi in alto» (Genesi 17:22)

Attraverso quest’ultima espressione, comprendiamo che si trattò
 di una presenza viva e corporea, cioè l’unica, rispetto alla quale abbia senso il concetto di allontanamento da qualcuno (Abramo) e di elevazione rispetto al piano terrestre su cui si trova il patriarca.

Lo stesso episodio si trova nella vita di Giacobbe.

«Così Giacobbe giunse a Luz, cioè Bethel, che è nel paese di Canaan, egli con tutta la gente che era con lui. E là egli costruì un
altare e chiamò quel luogo El-Bethel, perché là DIO gli era apparso, quando egli fuggiva davanti a suo fratello. Allora morì
Debora, bàlia di Rebecca, e fu sepolta al di sotto di Bethel, ai
piedi della quercia, che fu chiamata Allon-Bakuth. DIO apparve
[si lasciò vedere] ancora a Giacobbe, quando questi veniva da
Paddan-Aram, e lo benedisse. E DIO gli disse: “Il tuo nome è
Giacobbe; tu non sarai più chiamato Giacobbe, ma il tuo nome
sarà Israele.” E gli mise nome Israele» (Genesi 35:6-10)

JHWH (definito Elohim) si lasciò vedere da Giacobbe a Bethel. 

Questo concorda con quanto più tardi scrisse il profeta Osea: «Lo trovò a Bethel, e là egli parlò con noi, cioè, JHWH, Elohim degli eserciti, il cui nome è JHWH» (Osea 12:5b-6). In seguito, JHWH si lasciò vedere di nuovo a Giacobbe, quando questi veniva da Paddan-Aram. In quell’occasione, l’Eterno cambiò il nome di Giacobbe in Israele (2 Re 17:34) e gli fece delle promesse. In seguito, leggiamo:
«Poi Elohim salì in alto da lui, dal luogo dove gli aveva parlato»
(Genesi 35:13)

Abbiamo, anche in questo caso, una presenza corporea che si allontana dal patriarca.

 Il fatto che Dio «salga in alto» o «si allontani da lui», come tradotto in altre versioni, non è certamente da considerare in modo allegorico, anche perché non costituisce un episodio unico. 

Troveremo una scena simile, ma con protagonista l’Angelo dell’Eterno e ancora un’altra, avvenuta millenni più tardi, di cui sarà protagonista Gesù Cristo stesso (Atti 1:9). Nulla di strano, quindi, che Qualcuno dotato di una propria fisicità, si scosti da Giacobbe e sia riconosciuto nella sua Divinità.


In Esodo 33, JHWH si rivela a Mosè, usando un linguaggio molto antropomorfico.

«Allora Mosè disse: “Deh, fammi vedere la tua gloria!” L’Eterno
gli rispose: “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà e
proclamerò il nome dell’Eterno davanti a te. Farò grazia a chi
farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà.” Disse ancora: “Tu non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo mi può vedere
e vivere.” Quindi l’Eterno disse: “Ecco un luogo vicino a me;
tu starai sulla roccia; e mentre passerà la mia gloria, io ti metterò
in una fenditura della roccia e ti coprirò con la mia mano, finché
io sia passato; poi ritirerò la mano e mi vedrai di spalle; ma la mia faccia non si può vedere”» (Esodo 33:18-23)

I verbi sono di chiara matrice antropomorfica. Non è possibile considerare in senso metaforico esclusivamente le espressioni di JHWH: «Non puoi vedere la mia faccia» - «Ti coprirò con la mia mano» - «Mi vedrai di spalle», («il mio dorso» - Mariani e Garofalo) perché un tale modo di procedere nella lettura priverebbe l’accaduto del proprio significato. Da notare che Mosè non chiede a JHWH di vederLo, perché già Lo vedeva costantemente (Numeri 12:8). 

La testimonianza di JHWH al riguardo è chiara:

«Con lui io parlo faccia a faccia, facendomi vedere, e non con detti oscuri; ed egli immagine di JHWH guarda» (Traduzione interlineare ebraica)(Numeri 12:8). Dunque, poiché Mosè vedeva con i suoi occhi JHWH, non contento di questo, ora chiede di vederne la gloria. 

A questa richiesta, JHWH risponde che è impossibile vedere il Suo volto glorioso. 

I Testimoni di Geova e gli Ebrei citano questo brano per dimostrare che Dio non si può vedere. A parte il fatto che qui non si parla di Dio, ma di JHWH,
se facciamo attenzione alla lettura, le conclusioni sono opposte. 

Se JHWH fosse incorporeo, cosa non poteva vedere Mosè? Se JHWH non aveva forma umana, perché Mosè non poteva vederne la faccia? 

Se il discorso di JHWH in riferimento alla Sua Persona, era  simbolico, perché allora il divieto era reale? Un fatto è certo: Mosè non poteva vedere e questo «vedere » era riferito alla sembianza fisica gloriosa.

Che una presenza corporea fosse nell’accampamento d’Israele,
 era evidente. Presenza, tra l’altro, assicurata da JHWH stesso. «Verrò io in persona con te.» (Esodo 33:14 - Bibbia Mariani) «La mia presenza andrà con te.» (Luzzi e Diodati) «Facce mie cammineranno» (Traduzione interlineare in ebraico)

Nel prossimo studio continueremo col  L’antropomorfismo di JHWH 3° parte- Dio ci benedica.