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Le due nature di Gesù


 

Le due nature di Gesù Cristo

Un importante sviluppo della cristianità dei primi secoli fu costituito dalla diffusione di molteplici interpretazioni del messaggio di Cristo e dalla riflessione teologica, incentrata particolarmente sul tema del rapporto tra Dio Padre e Gesù, nell’ambito della divinità. E poiché le verità oggi professate dai cristiani non erano ancora state espresse in calibrate formule dottrinali, le diverse culture locali lasciarono spazio a diverse cristologie, le quali suscitarono discussioni e controversie molto accese, che furono poi avviate a soluzione – anche se non definitivamente – soltanto dai grandi concili ecumenici (cioè universali), del quarto e quinto secolo. Nel quarto concilio ecumenico di Calcedonia, svoltosi nel 451, un anziano monaco di nome Eutiche, era pervenuto alla guida morale dei monaci di Costantinopoli. Egli andava insegnando che le due nature di Gesù, quella umana e quella divina, erano distinte prima dell’incarnazione; ma che dopo questo evento, si sarebbe dovuto parlare di una sola natura. Il suo insegnamento era: "Confesso che nostro Signore avesse due nature prima della loro unione, ma che ne avesse una sola dopo l’unione". Ne conseguiva che l’umanità di Gesù non era da considerarsi uguale alla nostra, bensì divinizzata. La dottrina non mancò di esercitare una cospicua forza di attrazione anche perché, secondo essa, il credente assimilandosi a Cristo, veniva conseguentemente a realizzare una sua propria divinizzazione. Un pensiero decisamente platonico. Le discussioni e le controversie sollevate dalla predicazione di Eutiche determinarono la necessità di sollecitare un pronunciamento definitivo, il quale fu espresso con il Concilio di Calcedonia, voluto da Marciano, successore di Teodosio II, che si tenne nel 451, nella chiesa di sant’Eufemia. Vi parteciparono più di cinquecento vescovi (dei quali solo cinque occidentali, tra cui due legali papali). L’imperatore prese parte con la moglie Pulcheria, sorella di Teodosio II, che tenne a volte perfino la presidenza dell’assise. Le sessioni condussero alla riconferma delle decisioni conciliari di Nicea (325), Costantinopoli (381) e di Efeso 431) oltre alla condanna di Eutiche e del vescovo egiziano Dioscuro. Fu approvato un bilanciato pronunciamento teologico composto dal papa di Roma Leone I, che servì di base a una professione di fede che condannava a un tempo le dottrine di Nestorio e di Eutiche:

·         Noi insegniamo e professiamo un unico e identico Cristo… in due nature, non confuse e non trasformate, non divise e non separate, poiché l’unione delle due nature non ha soppresso la loro differenza, anzi, ciascuna natura ha conservato le sue proprietà e si è unita all’altra in un'unica persona e in un’unica ipostasi".

Dunque, in Gesù la natura divina e quella umana sussistevano (senza confusione, né trasformazione, né divisione, né separazione) unite in una sola persona e in un solo individuo. Da allora i sostenitori di questa formula furono chiamati duofisiti, mentre coloro che non vollero accettarla monofisiti.             

 

Benché ormai siano state espresse in calibrate formule dottrinali le due nature di Gesù, a mio avviso, questa problematica sussiste ancora. Sussiste, non nei termini di Nestorio e Eutiche, ma velatamente in certe affermazioni, una delle quali recita che Gesù non poteva peccare. Apparentemente questa interpretazione sembra onorare l'opera di Cristo; ma, per quanto mi riguarda, mette proprio in discussione le due nature di Gesù. Chi afferma che Gesù non poteva peccare, si rifà a ciò che è scritto nella lettera di Giacomo "Dio non può essere tentato dal male", per cui, essendo Dio, Gesù non poteva peccare. (vedi – Aggiungi alla fede la conoscenza – GBU, 1994, pag 173) Se con questa interpretazione si vuole salvare il concetto dell’aseità di Dio, cioè che Egli è autosufficiente, non dominato da passioni, non soggetto ai limiti dell’uomo, allora, dal momento che Gesù è Dio, egli non doveva soffrire né la fame, né la sete, né il sonno, perché Dio non è soggetto ai limiti umani. Ma Gesù, in quanto uomo nato dal seme di Davide (Lc 1.31-33), era limitato come ogni altro essere umano. Attribuire a Gesù l’incapacità di peccare perché era Dio, significa negarne la natura umana uguale a quella di ogni altro uomo, significa dimenticare che era soggetto a debolezza (Eb. 5.2). Se Gesù non poteva peccare, come poteva essere un uomo a tutti gli effetti ed essere il secondo Adamo? Se Adamo, creato senza il peccato, ha potuto peccare e se Gesù è il secondo Adamo, dotato della stessa natura senza peccato, allora, Gesù aveva realmente la possibilità di peccare anche se era positivamente santo e  giusto (Atti 3.14). Gesù era un uomo, anzi, il vero UOMO. E’ opportuno rileggere lo scritto di Paolo, che molto probabilmente era un inno dei primi cristiani, in una versione che mi sembra molto appropriata.

Cristo Gesù, pur essendo di natura divina

non considerò un tesoro geloso

la sua uguaglianza con Dio

ma spogliò se stesso

assumendo la condizione di servo

e, divenendo simile agli uomini,

apparso in forma umana,

umiliò sé stesso

facendosi obbediente fino alla morte

e alla morte della croce.

Gesù, simile agli uomini. Non uguale. Simile, perché aveva tutte le caratteristiche in comune con il genere umano, meno una: il peccato.

 

L'autore della lettera agli ebrei scrive in merito a Gesù: "Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato" (Ebrei 4:15). Anche la tentazione di Gesù può essere differentemente spiegata a seconda del proprio presupposto di partenza. Se Gesù non poteva peccare dinnanzi alla tentazione, che meriti ha avuto per ciò che riguarda la Redenzione? E' come un eunuco o un cieco, che non cedono alla tentazione di una bellissima ragazza provocante! Può forse ricevere i meriti come un uomo che può cadere nella tentazione? Se invece Gesù poteva cadere in tentazione, allora è stato l'unico uomo della discendenza di Adamo che poteva peccare e non lo ha fatto, e questo torna a sua gloria. Inoltre, nel rimanere immune dal peccato, Gesù ha dimostrato che un uomo condotto dallo Spirito Santo è in grado di non peccare. Sì! Perché Gesù non ha redento l'umanità con le capacità divine, ma mediante la sua natura umana, sottomessa all'azione della Persona dello Spirito Santo. Se invece Gesù non ha peccato perché era Dio, chi ha riscattato l'umanità? Non l'uomo Dio - Gesù, ma solo Dio! Questa distinzione non è un sofisma, per voler dire quello che si vuole, ma dal momento che in Gesù Cristo sussistono due nature, riconosciute fin dagli albori della cristianità, occorre distinguerle e separarle. Non che in Gesù le due nature siano separate, ma sarebbe assurdo non volerle riconoscere differenti. Una è umana, l’altra è divina. Se non si compie questa differenza, tante parti della Scrittura rimangono nascoste alla nostra comprensione. Facciamo l'esempio della resurrezione di Gesù. In più parti nella Bibbia leggiamo che Dio ha risuscitato Gesù dai morti (Rom 4.29, 10.9, 1Cor 6.14, 15.15), mentre Gesù stesso ha detto chiaramente che nessuno poteva ucciderlo, ma aveva il potere di deporre la sua vita come aveva il potere di riprenderla. E questo secondo l'ordine del Padre suo (Gv 10.18). Vi è forse contraddizione? Chi ha risuscitato Gesù? Dio o Gesù stesso! Se si risponde che è stato Dio a risuscitare Gesù, c'è da chiedersi: "Ma Gesù non è Dio?" Se si risponde che è stato Gesù, allora perché è scritto che è stato Dio a risuscitare Gesù?  Per quanto ho compreso, la risposta è da ricercare nell’ambito di una teologia molto evidente nei primi secoli del cristianesimo, ma che è andata perduta, lasciando così insoluti molti interrogativi. Un piccolo accenno può aiutare a comprendere meglio le due nature di Gesù e può risolvere vari interrogativi.

 

Occorre fare una distinzione: Che la persona divina del LOGOS ha assunto la natura umana. In maniera non confusa,ma nemmeno rigidamente separata.

 

Quindi, quando diciamo: "Cristo Gesù", senza saperlo noi dichiariamo le due nature: quella divina e quella umana. Se riusciamo a fare questa distinzione, possiamo comprendere anche le distinzioni fatte nella parola di Dio. Dal punto di vista divino, Dio (e quindi anche Cristo, che è nel seno del Padre) ha manifestato la volontà del Padre di resuscitare il LOGOS incarnato.

 

Una distinzione, che non deve essere presa in malo modo, perché Gesù stesso spesse volte ha parlato di sé in terza persona, come quando disse: "Quando il figlio dell'uomo verrà…" come se il Figlio dell'uomo fosse un altro! In quel momento Gesù parlava di se stesso, ma vedeva l'evento del suo ritorno, nella sua divinità. Credo che sarebbe auspicabile e molto costruttivo se i cristiani del ventunesimo secolo vedessero le due nature di Cristo in tutta la Scrittura,..il pericolo opposto è Nestorio...il quale divideva Cristo in due persone, cioè divina e umana.

In occidente,a differenza dei santi monaci russi, questa dottrina satanica, è stata riportata alla luce dal filosofo protestante: HEGEL - che dichiarò che il più grande crimine della storia fu la condanna di Nestorio.

Da due secoli tutto l'occidente è avvelenato da questa filosofia che ha portato nei due estremi a destra e a sinistra..al nazismo, al comunismo, all'ateismo, e alla fine della civiltà cristiana in occidente. Che in latino vuol dire: TERRA DELLA MORTE (in latino OCCIDO)

Gli unici che hanno mantenuto l'ortodossia sulle due nature di Cristo, sono i monaci russi.

Questa è una verità  che nessuno può negare.

partendo innanzitutto dall'Antico Testamento, il quale altro non è che una preparazione per accettare il grande mistero (inteso come verità rivelata) dell'incarnazione di Dio. Abbiamo espresse in calibrate formule dottrinali le due nature di Gesù, ora, occorre esprimere in altre calibrate formule come queste due nature si sono manifestate nell'unica persona del LOGOS.

 

Quando  si recupererà in coccidente,quanto i monaci russi hanno conservato, e si prenderà questo impegno, sono sicuro che molti interrogativi spariranno e, con una più piena rivelazione, si annuncerà anche in Italia la verità su Cristo,spazzando via la dottrina e la filosofia  diabolica.