Unico Dio?
Una dimostrazione che il
nome Elohim sia plurale, si ha quando, in ebraico, troviamo Elohim
riferito alle divinità straniere. I traduttori rendono il termine con dèi, come
abbiamo letto nei dieci comandamenti e come leggiamo in Deuteronomio 6:14
"Non seguirete altri dèi (Elohim), fra gli dèi (Elohim)
dei popoli che vi circondano". (Anche Giudici 10:6). Proprio per
questo, stupiscono più che mai le prime parole della Bibbia, quando un nome
plurale è seguito da un verbo al singolare "Nel principio Dio (Elohim)
creò i cieli e la terra. Il termine Elohim, nonostante sia un
sostantivo che è esclusivamente plurale, quando è riferito alla Divinità di
Israele è seguito da verbi e possessivi al singolare. Un esempio lo abbiamo nel
libro dei Giudici. "Allora i figli d'Israele gridarono all'Eterno,
dicendo: "Abbiamo peccato contro di te, perché abbiamo abbandonato il nostro
Elohim e abbiamo servito i Baal" (Giudici 10:10). Anche le
espressioni quali "il mio Dio", o "il Dio d’Israele", hanno
l’articolo al singolare. Se siamo in grado ogni volta che leggiamo il termine Dio
di tradurlo con il termine più preciso Divinità, avremo una comprensione
più vicina alla rivelazione di Gesù Cristo.
Nella Bibbia Nuova Riveduta con riferimenti
paralleli, nell’indice Biblico troviamo scritto, alla parola Dio la seguente
proposizione "Il creatore dei cieli e della terra. L’ebraico Elohim,
è una parola con terminazione al plurale che indica gli dèi delle nazioni
pagane ma, in altri contesti, indica il Dio unico di Israele; oltre a questo indizio,
anche alcuni passi dell’Antico Testamento ci inducono a considerare un concetto
di molteplicità all’interno dell’unica Divinità, fino a scorgere nel Nuovo
Testamento che Dio si manifesta in tre persone. Il suo nome è Yahweh…".
Questa spiegazione concorda molto con ciò che abbiamo detto, ma occorre
precisare una cosa. Affermare che Dio sia il creatore dei cieli e della terra
senza conoscere le sfumature che abbiamo preso in esame, porta il lettore ad
avere una comprensione sbagliata. Quando leggiamo che Dio è il creatore
di ogni cosa, tenuto presente che il termine ebraico Elohim sta per
"divinità", dobbiamo innanzitutto ricordarci che l’Elohim d’Israele,
e non un altro, ha creato tutte le cose. In seguito, poiché abbiamo notato che
il termine Elohim è un sostantivo plurale, al quale però si riferiscono
verbi espressi in forma singolare, siamo indotti da questo fatto straordinario
a concludere che vi sia un concetto di molteplicità all’interno dell’unica
Divinità d’Israele. Come Cristiani, infatti, crediamo che in Dio, nella
divinità d’Israele, sussistano tre Persone: Padre, Figlio e Spirito Santo.
A questo punto la domanda che dobbiamo porci è:
"Chi dei tre ha creato? O hanno creato tutti e Tre?". E’ vero che Dio
è uno in quanto a Natura, ma poiché in Dio sussistono tre Persone, e poiché
ogni Persona è distinta dall’altra, non possiamo fare di tutte le erbe un
fascio. Una cosa è sicura: a creare non è stato il Padre o lo Spirito Santo, ma
Cristo, il figlio di Dio. Gli apostoli non avevano dubbi al riguardo. Giovanni
inizia il suo evangelo con queste parole "Nel principio era la Parola e
la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli (la Parola) era nel
principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la
Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta"
(Giovanni 1:1-3). L’esecutore di ogni cosa creata è stata la Parola, e la
Parola, il Lui di Giovanni, è Gesù Cristo. Detto questo, noi siamo
responsabili di spiegare cosa vogliamo affermare quando parliamo di Dio. Poiché
il termine Dio è l’equivalente del termine ebraico plurale Elohim, questo
termine non è un nome proprio, ma un sostantivo comune di persona che nel corso della storia e’ stato privato del senso
suo originale, diventando nel pensiero comune, nome proprio di persona,
singolare, e, azzarderei dire, anche astratto per la sua distanza dalla nostra
quotidianità. Sarebbe come dire che Carlo è un muratore. Se mi riferisco a
Carlo, so a chi mi riferisco, se parlo del "muratore", il termine può
essere riferito a qualsiasi muratore diverso da Carlo. Inoltre posso anche
arrivare a parlare del muratore Carlo, definendolo e chiamandolo soltanto
"muratore", facendo così di un semplice nome comune un nome proprio
con il quale intendo la sua persona specifica (Carlo), ma che può trarre in
inganno chi udendomi dire "muratore" non sa che quello e’ il nome con
il quale io chiamo Carlo. Questo e’ in sintesi la realtà di ciò che e’ accaduto
nei secoli. Così, se parliamo di Dio, con tale termine ci rivolgiamo ad un essere
Supremo, ma non lo conosciamo. Sappiamo che è "Divino", ma le sue
caratteristiche ci sono nascoste. Solo con la venuta di Gesù Cristo, il quale è
nel seno della Trinità, possiamo comprendere meglio Dio, come la Deità
distinta da ogni altro dio o divinità a cui l’uomo rivolge la propria
attenzione. Così, se diciamo che chi ha creato ogni cosa è Cristo, noi
specifichiamo la nostra fede nel Creatore, unico vero Dio di tutta la
terra, del quale conosciamo l’identità certa e inequivocabile.
Nel Nuovo Testamento, che è
stato scritto in greco, troviamo abbondantemente il termine Theos, cioè
Dio, ma anche in questo caso dobbiamo capire il vero significato. Una cosa è
certa: il termine Theos ha più riferimenti. Poiché Il Padre è Dio, il
Figlio è Dio, lo Spirito Santo è Dio, è evidente che tale termine non è a senso
unico. A volte Theos è riferito al Padre (Efesini 1:3), a volte al
Figlio (Giovanni 1:1), e a volte allo Spirito Santo (Atti 5:4). Non solo. A
volte il sostantivo Dio è riferito a tutti e Tre, cioè alla Trinità.
L’esempio lo troviamo in 1Timoteo 2:5 "Vi
è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo
Gesù uomo". Quando affermiamo
che vi è un solo Dio, vogliamo sostenere che vi è una sola Divinità nella quale
sussistono Tre Persone, cioè un Padre, un Figlio, e uno Spirito Santo. Paolo
sta affermando che vi è una sola Trinità e anche un solo mediatore tra la
Trinità e gli uomini, cioè Gesù Cristo uomo.
Se oggi i figli di Dio hanno delle difficoltà a
testimoniare della loro fede, è perché hanno le idee confuse riguardo in chi
hanno creduto. Continuo a sentire nei dibattiti religiosi, a leggere in alcune
riviste evangeliche, che Ebrei, Musulmani, cattolici romani e Protestanti hanno
lo stesso Dio. Questo, bisogna dirlo con chiarezza, è una bestemmia che
i primi cristiani, se potessero risuscitare, condannerebbero, in quanto è
un’offesa all’unico vero Dio che si è rivelato sul monte Sinai. E’ vero che
il Dio della Scrittura è l’unico Dio, ma l’unico Dio degli uomini non è il Dio
della Scrittura. Il desiderio di appiattire ogni fede, ogni religione,
aprirsi al desiderio dell’esperienza del sacro con l’obiettivo di credere senza
appartenere, è un principio diabolico che avrà il suo apogeo con la venuta
dell’anticristo, il quale, proprio perché le cose continuano così, si
presenterà come il Dio di ogni religione. "Or vi preghiamo, fratelli,
riguardo alla venuta del Signor nostro Gesù Cristo e al nostro adunamento con
lui, di non lasciarvi subito sconvolgere nella mente nè turbare o da spirito, o
da parola, o da qualche lettera come se venisse da parte nostra, quasi che il
giorno di Cristo sia già venuto. Nessuno v'inganni in alcuna maniera, perché
quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia e prima che sia
manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, l'avversario, colui
che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato dio o oggetto di adorazione, tanto
da porsi a sedere nel tempio di Dio come Dio, mettendo in mostra se stesso e
proclamando di essere Dio" (2Tessalonicesi 2:1-4). Se ho ben capito,
prima del ritorno di Cristo per rapire la sua chiesa, un uomo si innalzerà
sopra ogni forma religiosa (tutto ciò che è chiamato dio o oggetto di
adorazione), e si proclamerà Dio. Fino a qualche anno fa un simile evento
poteva sembrare assurdo, ma alla luce degli avvenimenti a cui stiamo assistendo
nell’ambito delle religioni, sarà possibile perché queste avranno un punto in
comune, e cioè saranno persuasi di credere tutti nello stesso Dio. Non
vi può essere altra spiegazione. Così, i cristiani che vivranno gli ultimi
giorni prima del ritorno di Cristo, avranno la stessa situazione sociale
religiosa dei primi cristiani al tempo degli apostoli. Come i primi cristiani
rifiutarono ogni altra divinità a costo della loro vita, nello stesso modo i
cristiani prima del ritorno di Gesù Cristo saranno perseguitati a morte se non
rifiuteranno di credere e di confessare che Gesù Cristo è Dio, l’unico vero
Dio, e che nella Deità sussistano tre Persone: Padre, Figlio, Spirito Santo.
Solo il cristianesimo confessa tale fede, perché i musulmani credono sì in
Allah, e che Allah sia Dio, ma per loro non è il Padre del nostro Signore Gesù
Cristo. Anche gli ebrei credono in Dio, in JHWH, ma non credono che JHWH sia
Cristo, il figlio di Dio. I cattolici romani credono sì in Dio, che sia Trino,
ma non credono che Gesù Cristo sia il solo Dio al quale bisogna rendere culto,
pregare, e servire.
Negli ultimi giorni, l’unicità del messaggio del
vangelo, la sua radicalità, sarà un ostacolo per unificare le confessioni di
fede, così, poiché saranno un disturbo per la società, coloro che lo professano
e lo vivono, saranno perseguitati a morte. L’apertura al vangelo da parte delle
altre religioni è una farsa perché a dire il vero, il vangelo e chi lo predica
nella sua interezza vengono sopportati, più che accettati; ma,
come disse l’apostolo Paolo duemila anni fa "Verrà il tempo, infatti,
in cui non sopporteranno la sana dottrina ma, per prurito di udire, si
accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le
orecchie dalla verità per rivolgersi alle favole" (2Timoteo 4:3-4).
Proprio per questo, l’apostolo aveva detto precedentemente con un cuore che
ardeva per la verità: "Ti scongiuro dunque davanti a Dio e al Signore
Gesù Cristo, che ha da giudicare i vivi e i morti, nella sua apparizione e nel
suo regno: predica la parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi,
rimprovera, esorta con ogni pazienza e dottrina". Predicare la Parola
significa annunciare l’evangelo, il messaggio che presenta un unico vero Dio e,
con il termine Dio, noi ci riferiamo soprattutto alla divinità d’Israele, a
Cristo. Gesù non ci ha lasciati alternative: "Perciò vi ho detto che
voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi
morirete nei vostri peccati" (Giovanni 8:24). Gesù non chiede che lo
si riconosca come un dio, come fanno i Testimoni di Geova, come un profeta,
come fanno i Musulmani, come un grande maestro di morale, come fanno gli
induisti, come il Figlio di Dio, ma incapace di salvare per grazia coloro che
pongono fede in Lui, come fanno i cattolici. Gesù Cristo vuole essere
riconosciuto come la Divinità d’Israele, l’Elohim, cioè la divinità che era
presente nell’Antico Testamento, il Dio creatore, l’Altissimo, il Salvatore.
Il
compromesso religioso è l’atto di debolezza di chi non ha più un’identità. Io
posso raggiungere il confronto solo quando definisco la mia identità, solo
quando saremo io – l’altro e la nostra distinzione, una diversità che non sarà
motivo di umiliazione o di orgoglio. L’apostolo Paolo poteva dire alla fine
della sua vita "Per questo
motivo io soffro anche queste cose, ma non me ne vergogno, perché so in chi
ho creduto, e sono persuaso che egli è capace di custodire il mio deposito
fino a quel giorno" (2Timoteo
1:12). Essere pienamente coscienti della propria fede, conoscere in chi si crede, avere la rivelazione dell’unico Dio così come si è rivelato,
appaga pienamente l’anima. E un’anima appagata non ha bisogno di fare la guerra
per imporsi, di contendere con chi la pensa diversamente, ma si limita a
testimoniare con gioia e sofferenza che l’unico Dio, il Dio della Scrittura, si
è rivelato in Gesù Cristo, poiché
in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità (Colossesi 2:9).
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