Gesù si identifica con JHWH,
oppure è JHWH?
Le parole hanno il loro valore.
Lo dimostra il fatto che la fede cristiana fu portata avanti per secoli dai credenti in modo unito, fino a quando la chiesa di Roma non solo avanzò ambizioni imperialistiche, ma introdusse la parola Filioque (e dal Figlio) al credo di Nicea e di Costantinopoli.
Questa parola divise la teologia trinitaria occidentale da quella orientale.
S. Cirillo di Alessandria scrisse “Non permetteremo mai ad alcuno di cambiare o di omettere una parola o una sillaba di questo credo”. Proprio perché è così importante ogni parola, alla pagina 145 del libro “Aggiungi alla fede la conoscenza” edito dai GBU di T.C. Hammond edizione riveduta a cura di Rinaldo Diprose 1994, troviamo scritto “La formulazione di una qualsiasi dottrina biblica dovrebbe basarsi su informazioni e termini tecnici derivanti dalla rivelazione stessa, e studiati nel proprio contesto biblico”.
Il valore del significato di una parola è stato compreso
molto bene anche dai “Testimoni di Geova” seguaci della eresia ariana i quali,
per dimostrare che Cristo Gesù non ha una Natura Divina comune a quella del
Padre, hanno tradotto il primo versetto del vangelo di Giovanni “Nel
principio era la Parola, e la Parola era con il Dio, e la Parola era dio,o(un dio)”.
Mettendo l’articolo davanti alla prima citazione del termine Dio e scrivendo in
seguito la seconda citazione dello stesso termine in minuscolo, i Testimoni di
Geova inducono il lettore a comprendere ciò che loro vogliono. Ma questo non è
l’unico errore, e lo dimostra molto bene la rivista teologica “Lux Biblica” nel
riuscito numero 29 – I semestre 2004 – dal titolo “La fede Trinitaria”. A
pagina 143, alla nota 97, leggiamo “Da notare che in questo caso la TNM
(Traduzione del Nuovo Mondo) aggiunge arbitrariamente la parola anche
nella frase (di Gesù) – chi ha visto me ha visto il Padre -. Che questa sia
un’interpolazione è segnata dal fatto che la congiunzione anche è
inserita fra le parentesi quadre, ma si può constatare anche nel confronto con
qualsiasi testo greco e con la loro stessa interlineare del 1967, pag. 498…..
Questa interpolazione del testo è mirata a creare una separazione fra Gesù e il
Padre, con lo scopo di far intendere che, vedendo Gesù, si vedono le
caratteristiche e le qualità morali del Padre, ma non la presenza del Padre
stesso. Sebbene possa sottilmente passare inosservata, la differenza di
significato della frase con l’aggiunta della congiunzione (anche) è enorme, se
si considera la ragione per cui i TdG l’hanno inserita”. L’autore di questo
scritto, Marco Miotto, ha voluto mettere in evidenza quanto una parola possa
deviare lontano dalla verità.
Dopo 30 anni di vita cristiana ho preso coscienza di una parola, o meglio di un verbo riferito a Gesù, che catapulta in una realtà teologica in grado di generare varie dottrine non scritturali. Da sempre la chiesa ha professato la Deità di Gesù in seno alla trinità.
Il simbolo di Atanasio recita “In questa trinità, nessuno è prima, nessuno è dopo, nessuno è maggiore o minore dell’altro. Anzi, tutte e tre le Persone sono insieme coeterne e coeguali”.
Questo porta i cristiani di oggi a professare che Gesù è Dio. Ma vi è di più.
Nel suo bellissimo libro dal titolo “L’unicità di Gesù”, Chris Wright con una disamina avvincente dimostra che Gesù è veramente unico in tutto, e per dimostrare questa Sua unicità, Chris dedica varie pagine per dimostrare che Gesù è talmente unico, al punto non solo di aver detto di essere Dio, ma di aver dichiarato di essere JaWHeH, cioè il Dio rivelato nell’Antico Patto ai Padri e ai profeti.
Se preso sul serio, questo aspetto è veramente straordinario oltre che unico, perché anche un pazzo può dire di essere Dio – come del resto è già successo - ma nessuno, ma proprio nessuno, ha mai detto di essere JaWHeH. Invece, Cristo Gesù lo ha affermato molte volte, come è riportato a esempio nel capitolo 8 di Giovanni, dove Egli afferma che Abramo lo ha visto (8.56) e di essere l’IO SONO apparso a Mosè. (8.58) Nessun credente che ha posto fede in Cristo nega questo, come del resto fa anche Mario Miotto nel suo commento su Giovanni 1:1 sempre nella rivista Lux Biblica, dove leggiamo “Quello che i TdG rifiutano di comprendere è che uno degli scopi dell’incarnazione di Gesù è proprio quello di rendere manifesto in modo tangibile e umano quello che è al di sopra della comprensione umana. Tutta la sua vita e le sue parole sono infatti la dimostrazione che Egli era il “Geova” che si era rivelato agli ebrei nell’Antico Testamento”. (pag 142-143)
Stessa cosa afferma Chris Wright nel suo libro sopraccitato dove, dopo aver
dedicato un paragrafo su l’unicità di Yahweh (pag. 116), un’altro su Yahweh
il Dio atteso (pag 117), uno su Yahweh e Gesù (pag. 118), un’altro
ancora su Gesù e i primi testimoni (pag 121), nel paragrafo Conclusione,
scrive “Ma le nostre affermazioni secondo cui Gesù di Nazaret era Yahweh in
carne umana, che egli è esaltato come Signore, che è unico in quanto atto
finale di rivelazione e di salvezza di Dio, tutte queste cose restano
affermazioni di fede”. (pag. 124) Dunque, ovunque i cristiani attestano
esplicitamente e implicitamente che Cristo Gesù è JaHWeH al punto che Josh
McDowel nel suo stupendo libro apologetico “Nuove evidenze che richiedono un
verdetto”, dedica uno schema dallo spiccante titolo “Gesù è iehovah” nel quale paragona 17 versetti dell’Antico
Patto con il nuovo Patto. (pag. 197) Questa è la fede di sempre dei cristiani.
Ma ecco che questa verità sembra sconvolgere i Cristiani, sembra turbarli, sembra farli sentire a disagio, e subito correggono il tiro delle loro affermazioni sia come proposizioni, sia come professioni di fede, e introducono un verbo che è diventato un termine tecnico non derivante dalla rivelazione stessa; un termine che nega di fatto la confessione appena professata secondo la quale Cristo Gesù è JaHWeH.
Prendiamo un solo esempio dalla già citata rivista teologica Lux Biblica. Marco Miotto, riferendosi a Gesù, dopo aver scritto “Tutta la sua vita e le sue parole sono infatti la dimostrazione che Egli era il “Geova” che si era rivelato agli ebrei nell’Antico Testamento”, quasi come se si sentisse in imbarazzo, introduce una nota di richiamo a piè pagina “Ci sono nella Bibbia innumerevoli passi in cui si identifica Gesù con lo JHWH dell’Antico Testamento”. (pag 143) Seguono subito dopo circa un centinaio di riferimenti biblici.
Ma, a dire il vero, Gesù non si è mai identificato con JaWHeH, piuttosto ha sempre detto di essere JaWHeH. Prendendo in prestito alcune parole usate dalla rivista Lux Biblica per condannare l’interpolazione dei Testimoni di Geova – e facendolo solo allo scopo di non voler usare parole inadatte – anche in questo caso possiamo dire che, sebbene possa sottilmente passare inosservata, la differenza di significato tra il verbo identificare e il verbo essere è enorme. Se fosse solo questa nota a dichiarare che Gesù si identifica con JaHWeH non varrebbe la pena soffermarsi, ma devo confessare che dopo 30 anni che leggo riviste e testi di teologia, tutti, ma proprio tutti, usano la terminologia tecnica “Gesù si identifica con JaHWeH”, o “con il Dio dell’Antico Testamento”.
Credo che non occorra molto per comprendere la grande differenza che passa tra identificarsi e essere.
Identificarsi significa sentirsi identico ad una altra persona,
significa avere un rapporto di completa uguaglianza con un altro senza per
questo esserlo veramente. Come un attore. Può identificarsi in Napoleone
vissuto quasi due secoli fa senza per questo essere Napoleone stesso. Invece,
se guardo assieme ad un amico una foto di gruppo nella quale sono presente, io
posso dire di essere una delle persone nel gruppo. Non mi identifico con
qualcuno ritratto nella mia foto, ma io sono una ben precisa persona riprodotta
nella foto. Così, quando i teologi dicono che Gesù si identifica con JaHWeH,
vogliono sottintendere – secondo la semantica della parola - che Gesù non è
JaHWeH, ma ha caratteristiche simili a quelle di JaHWeH. Ma questo contraddice
clamorosamente quei testi di teologia nei quali si afferma che Gesù è JaHWeH.
Forse i teologi non credono a quello che dicono o professano.
Ma da dove nasce questa confusione?
Perché questo imbarazzo nell’affermare che Gesù ha detto di essere JaHWeH anziché essersi limitato a identificarsi nella divinità di Israele? Se fosse una cosa da poco conto si potrebbe ignorare, ma le parole di Gesù non possono essere ignorate. «Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». (Giovanni 8.24)
Sfido qualsiasi teologo e filologo a comprendere che Gesù stia identificandosi con JaHWeH, piuttosto che stia attestando di essere JaHWeH.
Per poter essere perdonati dai peccati, Gesù non chiede di essere riconosciuto come colui che si identifica con JaHWeH, piuttosto esige che si riconosca che Egli sia JaHWeH, il Dio dell’Antico Patto. E questo, Gesù lo dice a delle persone che avevano già una fede in Dio, anche se la fede era finta e inoperosa.
Prendere sul serio Gesù come JaHWeH, significa creare una rivoluzione nel campo della teologia, una rivoluzione che non tutti sono disposti ad accettare perché oltre a buttare alle ortiche tanti libri, scuole bibliche e teologi devono rivedere il loro credo.
Non tutti saranno d’accordo su questa mia conclusione perché in fondo credono che comunque sia, si dica che Gesù è JaHWeH, ma non è vero.
La letteratura cristiana è piena di affermazioni, come “I primi cristiani applicarono a Gesù i brani biblici che si riferivano a JaHWeH (L’unicità di Gesù, pag. 123), oppure “Gesù applicava a se stesso la descrizione di sé fatta da Yahweh, come infatti egli fece più tardi” (“Il vangelo di Giovanni” di Colin G. Kruse - edizioni GBU 2003).
Perché allora questo imbarazzo a ritenere che JaHWeH sia Gesù?
Perché è convinzione dei teologi che il tetragramma non sia una persona, ma semplicemente siano delle lettere finalizzate a identificare il Dio trino.
Cioè, come il termine Dio non è usato per definire una persona ben precisa, perché diciamo che Gesù è Dio, il Padre è Dio, e lo Spirito Santo è Dio riferendoci alla loro comune natura divina, così, JaHWeH sarebbe semplicemente una parola per definire la Trinità.
In definitiva, per i teologi i termini JaHWeH e Dio sono sinonimi, ovvero, vocaboli equivalenti. Se fosse così, perché allora i teologi cristiani sono continuamente attenti e animati da un’inspiegabile prudenza nell’affermare che Gesù si identifica con JaHWeH? Se non hanno paura di affermare che Gesù sia Dio, e se i termini Dio e JaHWeH sono sinonimi, perché non dire allora che Gesù è JaHWeH! Se si continua a dire che Gesù si identificava con JaHWeH, implicitamente si sostiene che di fatto Gesù non è Dio, e questa è una delle ragioni per cui i credenti non riescono ad essere convincenti nei confronti dei Testimoni di Geova.
Personalmente, quando qualcuno di loro viene a trovarmi, dopo un quarto d’ora di presentazione da parte mia di Cristo quale JaHWeH, se ne va da casa mia.
O forse dietro a questa paura o prudenza dei cristiani c’è dell’altro?
Alcuni ritengono che sia un estremismo sostenere di vedere sempre Gesù in JaHWeH, ma è pure un estremismo sostenere che il tetragramma sia una scritta riferita alla Trinità.
Perciò, il vero problema non è essere estremisti oppure no, è ritenere se il tetragramma che si trova più di 6.000 volte nell’Antico Patto corrisponda solo a quattro lettere per definire la Trinità, oppure sia una Persona della Trinità, è cioè Cristo.
Dalla risposta che diamo a questo quesito dipende la comprensione della Scrittura.
Contributo
Nuove evidenze che richiedono un verdetto – EDIZIONI CENTRO BIBLICO – Josh
McDowell