L’ANGELO DI JHWH
Anche questo tema è fondamentale per il nostro studio.
Se crediamo che JHWH abbia un corpo, che l’Angelo dell’Eterno sia JHWH stesso, allora, non avremo delle difficoltà a credere che Gesù Cristo è JHWH, il corpo umano di DIO, la Divinità d’Israele e dei cristiani.
È opinione comune che l’Angelo dell’Eterno sia un essere angelico, con le ali, creato da JHWH.
Ma le cose non stanno così. Ogni persona mandata da Dio è, nello stretto termine, un angelo.
In effetti il termine angelo, deriva dalla parola ebraica mal’ak e quella greca agghelos, che significa:
«mandato», «inviato». (Vedi in Genesi 32:3,6; Giosuè 6:17,25; Giudici 11:12-14) Il termine, quindi, si riferisce non alla persona stessa, ma alla funzione che la persona svolge. Come quando definiamo una persona «avvocato».
Il termine è riferito al compito che svolge, ma si tratta prima di tutto di un essere umano: un figlio, un padre, un marito.
Troviamo
questo termine in Malachia 2:7 e in Giobbe 33:23.
«Poiché le labbra del sacerdote dovrebbero custodire la conoscenza e dalla sua bocca uno dovrebbe cercare la legge, perché egli è il messaggero dell’Eterno [mal’ak JHWH – senza articolo] degli eserciti..»
«Ma se presso a lui vi è un angelo, [mal´ak] un interprete, uno solo fra mille…»
Nel N.T. troviamo questo termine in Luca 7:25 e, rivolto a Giovanni il battista, in Marco 1:1-2
«Il principio dell’evangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Come sta scritto nei profeti: “Ecco, io mando il mio messaggero [agghelos] davanti alla tua faccia…”»
Vi sono, però, anche degli angeli veri e propri. Ogni angelo, mandato da Dio per compiere una particolare missione, può essere chiamato «angelo dell’Eterno».
Però, nella Scrittura dell’Antico Patto, dove si cita l’espressione «Angelo dell’Eterno», ( יהוה מלאך mal’ak JHWH), non si fa riferimento ad un semplice angelo mandato da Dio. È JHWH che manifesta sé stesso, che annuncia sé stesso, facendosi vedere con caratteristiche fisiche umane.
Chi scrive, chiama JHWH con il suo ruolo, angelo, perché annunciatore di se stesso nei confronti della persona alla quale vuole rivelarsi.
Mal’ak JHWH è nominato circa 50 volte nell’Antico Patto. In Genesi, per la prima volta, incontriamo la sua realtà misteriosa.
1. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA AGAR - GENESI 16:7-13
«Ora mal’ak JHWH la trovò presso una sorgente d’acqua nel deserto, presso la sorgente sulla strada di Shur, e le disse: “Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?” Ella rispose: “Me ne fuggo dalla presenza della mia padrona Sarai” Allora mal’ak JHWH le disse: “Torna dalla tua padrona, e sottomettiti alla sua autorità.” Poi mal’ak JHWH soggiunse: “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza tanto che non la si potrà contare, a motivo del suo gran numero.” Mal’ak JHWH le disse ancora: “Ecco, tu sei incinta e partorirai un figlio, e lo chiamerai Ismaele, perché l’Eterno ha dato ascolto alla tua afflizione; egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui; e abiterà nella presenza di tutti i suoi fratelli.” Allora Agar chiamò il nome di JHWH che le aveva parlato: “Tu sei El-Roi”, perché disse: “Ho veramente io
veduto colui che mi vede?”»
Anche questo brano non può essere considerato nel senso figurato, allegorico. L’angelo, (che la Scrittura dichiara essere JHWH), incontra Agar presso una sorgente. Agar, dopo questo incontro, afferma di aver «visto colui che mi vede», cioè la Divinità d’Israele.
2. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA ABRAHAMO - GENESI
22:10-18
Troviamo la presenza dell’Angelo di JHWH, nel momento più drammatico della vita di Abrahamo.
«Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio. Ma mal’ak JHWH lo chiamò dal cielo e disse: “Abrahamo, Abrahamo!.” Egli rispose: “Eccomi.” L’Angelo disse: “Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figliuolo.”[…] mal’ak JHWH chiamò dal cielo Abrahamo una seconda volta e disse: “Io giuro per me stesso, dice JHWH, poiché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, l’unico tuo figlio, io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce” »
L’Angelo che parlava ad Abramo, era, dunque, JHWH stesso.
3. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA BALAAM - NUMERI CAP. 22
Nell’episodio di Balaam è nominato, per una decina di volte, l’Angelo dell’Eterno.
«Allora JHWH aperse gli occhi a Balaam, ed egli vide mal’ak
JHWH che stava sulla strada con la sua spada sguainata in mano.
E Balaam si inchinò e si prostrò con la faccia a terra. Mal’ak
JHWH gli disse: “Perché hai percosso la tua asina ben tre volte?
Ecco, io sono uscito come tuo nemico perché la via che batti è
contraria al mio volere”»
Il racconto mette in evidenza che l’Angelo è JHWH. Balaam non si è prostrato davanti a una creatura angelica, né ha disubbidito ad un Angelo, ma a JHWH Dio.
4. L’ANGELO DI JHWH NEL LIBRO DEI GIUDICI
Nel libro dei Giudici, noi troviamo la presenza dell’Angelo
dell’Eterno una ventina di volte.
«Or mal’ak JHWH salì da Ghilgal a Bokim e disse: “Io vi ho fatto salire dall’Egitto e vi ho condotto nel paese che avevo giurato di dare ai vostri padri. Avevo anche detto: Io non romperò mai il mio patto con voi”» (Giudici 2:1)
L’Angelo dell’Eterno si sposta da una località all’altra; una cosa possibile solo a chi ha una fisicità.
«Poi venne mal’ak JHWH e si sedette sotto la quercia di Ofrah, che apparteneva a Joash, Abiezerita, mentre suo figlio Gedeone batteva il grano nello strettoio, per sottrarlo ai Madianiti» (Giudici 6:11)
L’angelo dell’Eterno si siede. Il racconto che segue, presenta un colloquio faccia a faccia tra JHWH e Gedeone (Giudici 6:11-22). L’Angelo di JHWH è chiamato senza distinzioni, «JHWH» (v. 14, 16), o «l’Angelo di Dio» (v. 20). Al termine del colloquio leggiamo:
«Così Gedeone si rese conto che era l’Angelo dell’Eterno, e disse: “Ahimè, o Signore, o Eterno! Poiché ho visto mal’ak JHWH faccia a faccia!” JHWH gli disse: “La pace sia con te; non temere, non morrai!”» (Giudici 6:22-23)
Quando l’israelita aveva paura di morire dopo aver visto qualcuno, era per un solo motivo: aveva visto JHWH Dio, faccia a faccia. L’Angelo di JHWH è dunque, la presenza corporea di JHWH.
Anche nel racconto della nascita di Sansone (Giudici 13:11-13), la presenza corporea dell’Angelo di JHWH è notevolmente palpabile.
«Allora Manoah si alzò e seguì sua moglie e, giunto da
quell’uomo, gli disse: “Sei tu l’uomo che parlasti a questa donna?.”
Egli rispose: “Sono io.” Ma Manoah disse: “Quando la
tua parola si compirà, quale deve essere lo stile di vita del ragazzo e quali le sue occupazioni?” mal’ak JHWH rispose a Manoah:
“La donna presti attenzione a tutto ciò che le ho detto”»
L’apparizione dell’Angelo di JHWH, sia a Gedeone sia ai genitori di Sansone, è la manifestazione di una presenza viva, corporea, dalle sembianze umane.
Se poniamo mente alla descrizione riportata dalla moglie di Manoah a suo marito, notiamo che a apparirle, non è stato un angelo, ma citandone testualmente le parole: «un uomo di DIO è venuto da me; il suo aspetto era come l’aspetto dell’Angelo di Dio, veramente spaventevole» (Giudici 13:6).
Da questo comprendiamo che non fosse l’Angelo di JHWH ad essere ritenuto un uomo, ma l’uomo era ritenuto l’Angelo di JHWH. La lettura che segue ci riserva dell’incredibile: «Poi Manoah disse mal´ak JHWH: “Qual è il tuo nome affinché, quando si avvereranno le tue parole, noi ti possiamo onorare?” mal’ak JHWH gli rispose: “Perché mai chiedi il mio nome? Esso è meraviglioso.” Così Manoah prese il capretto e l’oblazione di cibo e li offrì all’Eterno sul sasso.
Allora l’Angelo compì una cosa prodigiosa, mentre Manoah e sua moglie stavano guardando: come la fiamma saliva dall’altare al cielo, mal’ak JHWH salì con la fiamma dell’altare. Al vedere questo, Manoah e sua moglie caddero con la faccia a terra. Mal’ak JHWH non apparve [cioè non si lasciò più vedere] più né a Manoah né a sua moglie. Allora Manoah si rese conto che quello era mal’ak JHWH.» (Giudici 13:17-22)
Manoah sperimenta la stessa situazione, testimoniata a proposito dei patriarchi Abramo e Giacobbe al capitolo 17 e 35 della Genesi. JHWH, dopo aver parlato, si eleva in alto e questa volta in mezzo ad una fiamma di fuoco. Dopo aver visto l’Angelo di JHWH salire in cielo, Manoah disse:
«“Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto DIO.” Ma
sua moglie gli disse: “Se JHWH avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l’olocausto e l’oblazione di cibo né ci avrebbe mostrato tutte queste cose, ed ora non ci avrebbe fatto udire cose come queste”» (Giudici 13:22-23)
Manoah e sua moglie non avevano dubbi: avevano visto JHWH e per questo avevano paura di morire. Per Manoah e sua moglie l’Angelo di JHWH, l’uomo con il quale avevano parlato, era la Divinità d’Israele, la presenza corporea di JHWH.
I credenti dell’Antico Patto ritenevano che JHWH fosse incontrabile, percepibile e si rivelasse mediante caratteristiche umane, al punto, che oggi essi sono criticati per il loro puerile antropomorfismo.
La Divinità d’Israele li sorprendeva concretamente per la Sua accessibilità, nonostante essi sapessero si trattasse di Colui che è lassù nel cielo, il Trascendente, l’Altro, l’Assoluto, l’Altissimo. L’Angelo dell’Eterno è, dunque, la persona di JHWH e non una manifestazione della Trinità, come alcuni pensano.
Secondo alcuni autori potrebbe essere l’ipostasi9 di JHWH, perché il testo biblico lo afferma apertamente. Non possiamo parlare di «emanazione » divina, perché il concetto di emanazione crea più problemi di quanti ne risolverebbe. Infatti, al concetto di emanazione sottende la possibilità da
parte di Dio di espandersi, ma non è possibile che la perfezione di Dio possa espandersi.
Al termine emanazione sottende il concetto di espansione in uno spazio tridimensionale, il nostro, che necessariamente diventerebbe
il luogo finito dell’azione della Natura di Dio, il quale non è
inquadrabile nelle categorie spazio-temporali.
Si può invece, parlare di modalità di messaggio. Infatti, il termine mal’ak ha il senso di «annunciatore ». Dio si annuncia, senza servirsi d’intermediari creati (uomini), così come può anche annunciarsi mediante creature divine: le potenze angeliche.
In questo caso, è JHWH stesso che si auto-annuncia. Ecco perché è definito Angelo, ovvero il messaggero di se stesso, che in altri termini definiamo «la password di se stesso».
9 L'ipostasi (dal greco hypostasis, «sostanza», da hypo, «sotto», e stasis, «stare») è un concetto che assume diversi significati in ambiti diversi. Qui indica la realtà individuale
di ogni Persona della Trinità.
Continueremo con la 2^ parte nel prossimo studio.
Anche questo tema è fondamentale per il nostro studio.
Se crediamo che JHWH abbia un corpo, che l’Angelo dell’Eterno sia JHWH stesso, allora, non avremo delle difficoltà a credere che Gesù Cristo è JHWH, il corpo umano di DIO, la Divinità d’Israele e dei cristiani.
È opinione comune che l’Angelo dell’Eterno sia un essere angelico, con le ali, creato da JHWH.
Ma le cose non stanno così. Ogni persona mandata da Dio è, nello stretto termine, un angelo.
In effetti il termine angelo, deriva dalla parola ebraica mal’ak e quella greca agghelos, che significa:
«mandato», «inviato». (Vedi in Genesi 32:3,6; Giosuè 6:17,25; Giudici 11:12-14) Il termine, quindi, si riferisce non alla persona stessa, ma alla funzione che la persona svolge. Come quando definiamo una persona «avvocato».
Il termine è riferito al compito che svolge, ma si tratta prima di tutto di un essere umano: un figlio, un padre, un marito.
Troviamo
questo termine in Malachia 2:7 e in Giobbe 33:23.
«Poiché le labbra del sacerdote dovrebbero custodire la conoscenza e dalla sua bocca uno dovrebbe cercare la legge, perché egli è il messaggero dell’Eterno [mal’ak JHWH – senza articolo] degli eserciti..»
«Ma se presso a lui vi è un angelo, [mal´ak] un interprete, uno solo fra mille…»
Nel N.T. troviamo questo termine in Luca 7:25 e, rivolto a Giovanni il battista, in Marco 1:1-2
«Il principio dell’evangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Come sta scritto nei profeti: “Ecco, io mando il mio messaggero [agghelos] davanti alla tua faccia…”»
Vi sono, però, anche degli angeli veri e propri. Ogni angelo, mandato da Dio per compiere una particolare missione, può essere chiamato «angelo dell’Eterno».
Però, nella Scrittura dell’Antico Patto, dove si cita l’espressione «Angelo dell’Eterno», ( יהוה מלאך mal’ak JHWH), non si fa riferimento ad un semplice angelo mandato da Dio. È JHWH che manifesta sé stesso, che annuncia sé stesso, facendosi vedere con caratteristiche fisiche umane.
Chi scrive, chiama JHWH con il suo ruolo, angelo, perché annunciatore di se stesso nei confronti della persona alla quale vuole rivelarsi.
Mal’ak JHWH è nominato circa 50 volte nell’Antico Patto. In Genesi, per la prima volta, incontriamo la sua realtà misteriosa.
1. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA AGAR - GENESI 16:7-13
«Ora mal’ak JHWH la trovò presso una sorgente d’acqua nel deserto, presso la sorgente sulla strada di Shur, e le disse: “Agar, serva di Sarai, da dove vieni e dove vai?” Ella rispose: “Me ne fuggo dalla presenza della mia padrona Sarai” Allora mal’ak JHWH le disse: “Torna dalla tua padrona, e sottomettiti alla sua autorità.” Poi mal’ak JHWH soggiunse: “Io moltiplicherò grandemente la tua discendenza tanto che non la si potrà contare, a motivo del suo gran numero.” Mal’ak JHWH le disse ancora: “Ecco, tu sei incinta e partorirai un figlio, e lo chiamerai Ismaele, perché l’Eterno ha dato ascolto alla tua afflizione; egli sarà tra gli uomini come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui; e abiterà nella presenza di tutti i suoi fratelli.” Allora Agar chiamò il nome di JHWH che le aveva parlato: “Tu sei El-Roi”, perché disse: “Ho veramente io
veduto colui che mi vede?”»
Anche questo brano non può essere considerato nel senso figurato, allegorico. L’angelo, (che la Scrittura dichiara essere JHWH), incontra Agar presso una sorgente. Agar, dopo questo incontro, afferma di aver «visto colui che mi vede», cioè la Divinità d’Israele.
2. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA ABRAHAMO - GENESI
22:10-18
Troviamo la presenza dell’Angelo di JHWH, nel momento più drammatico della vita di Abrahamo.
«Abrahamo quindi stese la mano e prese il coltello per uccidere suo figlio. Ma mal’ak JHWH lo chiamò dal cielo e disse: “Abrahamo, Abrahamo!.” Egli rispose: “Eccomi.” L’Angelo disse: “Non stendere la tua mano contro il ragazzo e non gli fare alcun male; ora infatti so che tu temi Dio, poiché non mi hai rifiutato tuo figlio, l’unico tuo figliuolo.”[…] mal’ak JHWH chiamò dal cielo Abrahamo una seconda volta e disse: “Io giuro per me stesso, dice JHWH, poiché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, l’unico tuo figlio, io certo ti benedirò grandemente e moltiplicherò la tua discendenza come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; e la tua discendenza possederà la porta dei suoi nemici. E tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza, perché tu hai ubbidito alla mia voce” »
L’Angelo che parlava ad Abramo, era, dunque, JHWH stesso.
3. L’ANGELO DI JHWH INCONTRA BALAAM - NUMERI CAP. 22
Nell’episodio di Balaam è nominato, per una decina di volte, l’Angelo dell’Eterno.
«Allora JHWH aperse gli occhi a Balaam, ed egli vide mal’ak
JHWH che stava sulla strada con la sua spada sguainata in mano.
E Balaam si inchinò e si prostrò con la faccia a terra. Mal’ak
JHWH gli disse: “Perché hai percosso la tua asina ben tre volte?
Ecco, io sono uscito come tuo nemico perché la via che batti è
contraria al mio volere”»
Il racconto mette in evidenza che l’Angelo è JHWH. Balaam non si è prostrato davanti a una creatura angelica, né ha disubbidito ad un Angelo, ma a JHWH Dio.
4. L’ANGELO DI JHWH NEL LIBRO DEI GIUDICI
Nel libro dei Giudici, noi troviamo la presenza dell’Angelo
dell’Eterno una ventina di volte.
«Or mal’ak JHWH salì da Ghilgal a Bokim e disse: “Io vi ho fatto salire dall’Egitto e vi ho condotto nel paese che avevo giurato di dare ai vostri padri. Avevo anche detto: Io non romperò mai il mio patto con voi”» (Giudici 2:1)
L’Angelo dell’Eterno si sposta da una località all’altra; una cosa possibile solo a chi ha una fisicità.
«Poi venne mal’ak JHWH e si sedette sotto la quercia di Ofrah, che apparteneva a Joash, Abiezerita, mentre suo figlio Gedeone batteva il grano nello strettoio, per sottrarlo ai Madianiti» (Giudici 6:11)
L’angelo dell’Eterno si siede. Il racconto che segue, presenta un colloquio faccia a faccia tra JHWH e Gedeone (Giudici 6:11-22). L’Angelo di JHWH è chiamato senza distinzioni, «JHWH» (v. 14, 16), o «l’Angelo di Dio» (v. 20). Al termine del colloquio leggiamo:
«Così Gedeone si rese conto che era l’Angelo dell’Eterno, e disse: “Ahimè, o Signore, o Eterno! Poiché ho visto mal’ak JHWH faccia a faccia!” JHWH gli disse: “La pace sia con te; non temere, non morrai!”» (Giudici 6:22-23)
Quando l’israelita aveva paura di morire dopo aver visto qualcuno, era per un solo motivo: aveva visto JHWH Dio, faccia a faccia. L’Angelo di JHWH è dunque, la presenza corporea di JHWH.
Anche nel racconto della nascita di Sansone (Giudici 13:11-13), la presenza corporea dell’Angelo di JHWH è notevolmente palpabile.
«Allora Manoah si alzò e seguì sua moglie e, giunto da
quell’uomo, gli disse: “Sei tu l’uomo che parlasti a questa donna?.”
Egli rispose: “Sono io.” Ma Manoah disse: “Quando la
tua parola si compirà, quale deve essere lo stile di vita del ragazzo e quali le sue occupazioni?” mal’ak JHWH rispose a Manoah:
“La donna presti attenzione a tutto ciò che le ho detto”»
L’apparizione dell’Angelo di JHWH, sia a Gedeone sia ai genitori di Sansone, è la manifestazione di una presenza viva, corporea, dalle sembianze umane.
Se poniamo mente alla descrizione riportata dalla moglie di Manoah a suo marito, notiamo che a apparirle, non è stato un angelo, ma citandone testualmente le parole: «un uomo di DIO è venuto da me; il suo aspetto era come l’aspetto dell’Angelo di Dio, veramente spaventevole» (Giudici 13:6).
Da questo comprendiamo che non fosse l’Angelo di JHWH ad essere ritenuto un uomo, ma l’uomo era ritenuto l’Angelo di JHWH. La lettura che segue ci riserva dell’incredibile: «Poi Manoah disse mal´ak JHWH: “Qual è il tuo nome affinché, quando si avvereranno le tue parole, noi ti possiamo onorare?” mal’ak JHWH gli rispose: “Perché mai chiedi il mio nome? Esso è meraviglioso.” Così Manoah prese il capretto e l’oblazione di cibo e li offrì all’Eterno sul sasso.
Allora l’Angelo compì una cosa prodigiosa, mentre Manoah e sua moglie stavano guardando: come la fiamma saliva dall’altare al cielo, mal’ak JHWH salì con la fiamma dell’altare. Al vedere questo, Manoah e sua moglie caddero con la faccia a terra. Mal’ak JHWH non apparve [cioè non si lasciò più vedere] più né a Manoah né a sua moglie. Allora Manoah si rese conto che quello era mal’ak JHWH.» (Giudici 13:17-22)
Manoah sperimenta la stessa situazione, testimoniata a proposito dei patriarchi Abramo e Giacobbe al capitolo 17 e 35 della Genesi. JHWH, dopo aver parlato, si eleva in alto e questa volta in mezzo ad una fiamma di fuoco. Dopo aver visto l’Angelo di JHWH salire in cielo, Manoah disse:
«“Noi moriremo certamente, perché abbiamo visto DIO.” Ma
sua moglie gli disse: “Se JHWH avesse voluto farci morire, non avrebbe accettato dalle nostre mani l’olocausto e l’oblazione di cibo né ci avrebbe mostrato tutte queste cose, ed ora non ci avrebbe fatto udire cose come queste”» (Giudici 13:22-23)
Manoah e sua moglie non avevano dubbi: avevano visto JHWH e per questo avevano paura di morire. Per Manoah e sua moglie l’Angelo di JHWH, l’uomo con il quale avevano parlato, era la Divinità d’Israele, la presenza corporea di JHWH.
I credenti dell’Antico Patto ritenevano che JHWH fosse incontrabile, percepibile e si rivelasse mediante caratteristiche umane, al punto, che oggi essi sono criticati per il loro puerile antropomorfismo.
La Divinità d’Israele li sorprendeva concretamente per la Sua accessibilità, nonostante essi sapessero si trattasse di Colui che è lassù nel cielo, il Trascendente, l’Altro, l’Assoluto, l’Altissimo. L’Angelo dell’Eterno è, dunque, la persona di JHWH e non una manifestazione della Trinità, come alcuni pensano.
Secondo alcuni autori potrebbe essere l’ipostasi9 di JHWH, perché il testo biblico lo afferma apertamente. Non possiamo parlare di «emanazione » divina, perché il concetto di emanazione crea più problemi di quanti ne risolverebbe. Infatti, al concetto di emanazione sottende la possibilità da
parte di Dio di espandersi, ma non è possibile che la perfezione di Dio possa espandersi.
Al termine emanazione sottende il concetto di espansione in uno spazio tridimensionale, il nostro, che necessariamente diventerebbe
il luogo finito dell’azione della Natura di Dio, il quale non è
inquadrabile nelle categorie spazio-temporali.
Si può invece, parlare di modalità di messaggio. Infatti, il termine mal’ak ha il senso di «annunciatore ». Dio si annuncia, senza servirsi d’intermediari creati (uomini), così come può anche annunciarsi mediante creature divine: le potenze angeliche.
In questo caso, è JHWH stesso che si auto-annuncia. Ecco perché è definito Angelo, ovvero il messaggero di se stesso, che in altri termini definiamo «la password di se stesso».
9 L'ipostasi (dal greco hypostasis, «sostanza», da hypo, «sotto», e stasis, «stare») è un concetto che assume diversi significati in ambiti diversi. Qui indica la realtà individuale
di ogni Persona della Trinità.
Continueremo con la 2^ parte nel prossimo studio.
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