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L’antropomorfismo di YHWH (2° Parte)


L’espressione secondo la quale Adamo ed Eva «si nascosero dalla presenza di JHWH », rivela che accanto a loro vi fosse Qualcuno.

 È risaputo che Dio è onnipresente, perciò nascondersi da qualcuno è possibile solo se questo «qualcuno» ha una fisicità, una corporeità. Non è possibile sfuggire o nascondersi da una Divinità evanescente e onnipresente. 

Non a caso, molti teologi vedono in questo frangente Cristo, impegnato nel dialogo con Adamo ed Eva.

«Poi JHWH Elohim fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche
di pelle, e li vestì» (Genesi 3:21)

Non possiamo rifiutare, come rozzi o primitivi, gli antropomorfismi
attribuiti a JHWH. Perché il testo abbia senso, occorre prendere alla lettera il significato di ogni parola. Se queste descrizioni fossero da intendersi come opere di fantasia, JHWH non sarebbe più il Creatore, ma una creatura dell’immaginazione. 

Possedendo una propria fisicità, JHWH, (Cristo) fece le tuniche e vestì Adamo ed Eva.

«E JHWH si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò
in cuor suo» (Genesi 6:6)

La Parola di Dio non presenta JHWH unicamente con caratteristiche antropomorfiche, ma anche antropopatiche (passioni umane, psichiche, attribuite alla Divinità). 

Addolorarsi e pentirsi, al di là dei significati figurati loro attribuiti, restano comunque verbi molto forti, perché espressi con un linguaggio tipicamente adatto alla persona umana, più che a una Divinità impersonale.

«Questi vennero da Noè, nell’arca, a due a due, di ogni carne in
cui vi è alito di vita; entrarono maschio e femmina di ogni carne,
come DIO aveva comandato a Noè; poi JHWH li chiuse dentro»
(Genesi 7:15-16).

Considerando in senso figurato l’espressione: «L’Eterno li chiuse dentro », non vi sono più regole per interpretare la Scrittura. Se è «reale» ciò che è descritto prima, lo è pure quest’espressione. Non rimane altro, se non accettare semplicemente che JHWH, poiché dotato di una fisicità corporea, abbia chiuso l’arca.





Troviamo quasi palpabile la presenza dell’antropomorfismo di
JHWH, anche nel racconto della torre di Babele.

«Ma JHWH discese per vedere la città e la torre che i figli degli
uomini stavano costruendo. E JHWH disse: “Ecco, essi sono un
solo popolo e hanno tutti la medesima lingua; e questo è quanto
essi hanno cominciato a fare; ora nulla impedirà loro di condurre
a termine ciò che intendono fare. Orsù, scendiamo laggiù e confondiamo la loro lingua, affinché l’uno non comprenda più il
parlare dell’altro”» (Genesi 11:5-7)

Secondo il Salmo 139, Dio è ovunque. 

Affermare che JHWH discese, comporta l’idea che Egli si trovi in un luogo e non in un altro. Questo è possibile solo se JHWH ha una fisicità, un corpo. Il verbo "discendere" fa comprendere, anche, che JHWH vive in una dimensione assimilabile a quella spazio-temporale, nella quale può calarsi e che, comunque, non gli è totalmente estranea.

Anche l’incontro di JHWH con i patriarchi, se non è considerato unicamente in senso figurato, ha dell’incredibile e fornisce una chiave di lettura nuova che rende molto più verosimile una interpretazione non meramente simbolica.

«Quando Abramo ebbe novantanove anni, JHWH gli apparve [si
lasciò vedere] e gli disse: “Io sono il Dio onnipotente; cammina
alla mia presenza, e sii integro; e io stabilirò il mio patto fra me e
te e ti moltiplicherò grandemente”» (Genesi 17:1-2)

Quando leggiamo che l’Eterno apparve ad Abramo, nella nostra mente possiamo pensare ad una visione, o a qualcosa di simile.

 La Scrittura fa delle differenze tra visione e apparizione. 

In effetti Dio parlò in visione sia ad Abramo, sia a Giacobbe (Genesi 15:1 e 46:2); ma in questo specifico caso, JHWH si lasciò vedere. Infatti, in ebraico, il verbo «apparve» esprime il concetto di «farsi vedere». Che Abramo parlasse con qualcuno avente una propria fisicità, lo dimostra il seguito del racconto.«Quando ebbe finito di parlare con lui, Elohim lasciò Abrahamo, levandosi in alto» (Genesi 17:22)

Attraverso quest’ultima espressione, comprendiamo che si trattò
 di una presenza viva e corporea, cioè l’unica, rispetto alla quale abbia senso il concetto di allontanamento da qualcuno (Abramo) e di elevazione rispetto al piano terrestre su cui si trova il patriarca.

Lo stesso episodio si trova nella vita di Giacobbe.

«Così Giacobbe giunse a Luz, cioè Bethel, che è nel paese di Canaan, egli con tutta la gente che era con lui. E là egli costruì un
altare e chiamò quel luogo El-Bethel, perché là DIO gli era apparso, quando egli fuggiva davanti a suo fratello. Allora morì
Debora, bàlia di Rebecca, e fu sepolta al di sotto di Bethel, ai
piedi della quercia, che fu chiamata Allon-Bakuth. DIO apparve
[si lasciò vedere] ancora a Giacobbe, quando questi veniva da
Paddan-Aram, e lo benedisse. E DIO gli disse: “Il tuo nome è
Giacobbe; tu non sarai più chiamato Giacobbe, ma il tuo nome
sarà Israele.” E gli mise nome Israele» (Genesi 35:6-10)

JHWH (definito Elohim) si lasciò vedere da Giacobbe a Bethel. 

Questo concorda con quanto più tardi scrisse il profeta Osea: «Lo trovò a Bethel, e là egli parlò con noi, cioè, JHWH, Elohim degli eserciti, il cui nome è JHWH» (Osea 12:5b-6). In seguito, JHWH si lasciò vedere di nuovo a Giacobbe, quando questi veniva da Paddan-Aram. In quell’occasione, l’Eterno cambiò il nome di Giacobbe in Israele (2 Re 17:34) e gli fece delle promesse. In seguito, leggiamo:
«Poi Elohim salì in alto da lui, dal luogo dove gli aveva parlato»
(Genesi 35:13)

Abbiamo, anche in questo caso, una presenza corporea che si allontana dal patriarca.

 Il fatto che Dio «salga in alto» o «si allontani da lui», come tradotto in altre versioni, non è certamente da considerare in modo allegorico, anche perché non costituisce un episodio unico. 

Troveremo una scena simile, ma con protagonista l’Angelo dell’Eterno e ancora un’altra, avvenuta millenni più tardi, di cui sarà protagonista Gesù Cristo stesso (Atti 1:9). Nulla di strano, quindi, che Qualcuno dotato di una propria fisicità, si scosti da Giacobbe e sia riconosciuto nella sua Divinità.


In Esodo 33, JHWH si rivela a Mosè, usando un linguaggio molto antropomorfico.

«Allora Mosè disse: “Deh, fammi vedere la tua gloria!” L’Eterno
gli rispose: “Io farò passare davanti a te tutta la mia bontà e
proclamerò il nome dell’Eterno davanti a te. Farò grazia a chi
farò grazia e avrò pietà di chi avrò pietà.” Disse ancora: “Tu non puoi vedere la mia faccia, perché nessun uomo mi può vedere
e vivere.” Quindi l’Eterno disse: “Ecco un luogo vicino a me;
tu starai sulla roccia; e mentre passerà la mia gloria, io ti metterò
in una fenditura della roccia e ti coprirò con la mia mano, finché
io sia passato; poi ritirerò la mano e mi vedrai di spalle; ma la mia faccia non si può vedere”» (Esodo 33:18-23)

I verbi sono di chiara matrice antropomorfica. Non è possibile considerare in senso metaforico esclusivamente le espressioni di JHWH: «Non puoi vedere la mia faccia» - «Ti coprirò con la mia mano» - «Mi vedrai di spalle», («il mio dorso» - Mariani e Garofalo) perché un tale modo di procedere nella lettura priverebbe l’accaduto del proprio significato. Da notare che Mosè non chiede a JHWH di vederLo, perché già Lo vedeva costantemente (Numeri 12:8). 

La testimonianza di JHWH al riguardo è chiara:

«Con lui io parlo faccia a faccia, facendomi vedere, e non con detti oscuri; ed egli immagine di JHWH guarda» (Traduzione interlineare ebraica)(Numeri 12:8). Dunque, poiché Mosè vedeva con i suoi occhi JHWH, non contento di questo, ora chiede di vederne la gloria. 

A questa richiesta, JHWH risponde che è impossibile vedere il Suo volto glorioso. 

I Testimoni di Geova e gli Ebrei citano questo brano per dimostrare che Dio non si può vedere. A parte il fatto che qui non si parla di Dio, ma di JHWH,
se facciamo attenzione alla lettura, le conclusioni sono opposte. 

Se JHWH fosse incorporeo, cosa non poteva vedere Mosè? Se JHWH non aveva forma umana, perché Mosè non poteva vederne la faccia? 

Se il discorso di JHWH in riferimento alla Sua Persona, era  simbolico, perché allora il divieto era reale? Un fatto è certo: Mosè non poteva vedere e questo «vedere » era riferito alla sembianza fisica gloriosa.

Che una presenza corporea fosse nell’accampamento d’Israele,
 era evidente. Presenza, tra l’altro, assicurata da JHWH stesso. «Verrò io in persona con te.» (Esodo 33:14 - Bibbia Mariani) «La mia presenza andrà con te.» (Luzzi e Diodati) «Facce mie cammineranno» (Traduzione interlineare in ebraico)

Nel prossimo studio continueremo col  L’antropomorfismo di JHWH 3° parte- Dio ci benedica.

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