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Lo Spirito Santo nella Trinità

 Si legge nel libro Aggiungi alla fede la conoscenza la seguente riflessione:«Se poi si confrontano certi brani dell’Antico Testamento dove si parla di Yahweh con l’uso che ne fanno gli scrittori del Nuovo Testamento, si scopre che, quando si parla dell’unico vero Dio nell’Antico Testamento,

bisogna intendere o il Figlio di Dio, oppure lo Spirito di Dio.»* T.C. Hammond, Aggiungi alla fede la conoscenza, Edizioni GBU, pagg. 68-69.

Da questa definizione ci si rende conto maggiormente di cosa stia ribollendo nel mercato delle idee in ambito teologico. Mentre la maggioranza dei teologi avrebbe detto subito che Yahweh era il Padre, l’autore di questo libro, T.C. Hammond, non lo cita neppure e vi vede, oltre a Cristo, lo Spirito Santo. Ecco una ragione in più per parlare della Persona dello Spirito Santo.

Lo Spirito di Dio è una realtà, fin dal secondo versetto della Scrittura.

«La terra era informe e vuota e le tenebre coprivano la faccia dell’abisso; e lo Spirito di DIO aleggiava sulla superficie delle acque.»

Di conseguenza, nessun stupore se Gesù parla dello Spirito di Dio. A poter sorprendere, è che questo Spirito proceda sia dal Padre, sia dal Figlio.

 LO SPIRITO PROCEDE DA GESÙ

Un’altra rivelazione straordinaria di Gesù è che Egli parla del Suo Spirito.

«Tuttavia io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò. […] Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve lo annunzierà. Tutte le cose che il Padre ha sono mie, per questo ho detto che egli prenderà del mio e ve lo annunzierà.» (Giovanni 16:7-15)

Gesù annunzia che avrebbe mandato un Consolatore, lo Spirito di verità, quello Santo, il quale avrebbe detto solo ciò che apparteneva a Gesù stesso.

 Questa verità sarà ripresa da Paolo nelle sue lettere. «Ora perché siete figli, Dio ha mandato lo Spirito del Figlio suo nei vostri cuori che grida: “Abba il Padre”» (Galati 4:6)

«Se lo Spirito di Dio abita in voi, non siete più nella carne ma nello Spirito. Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a lui.» (Romani 8:9) «Intorno a questa salvezza ricercarono e investigarono i profeti che profetizzarono della grazia destinata a voi, cercando di conoscere il tempo e le circostanze che erano indicate dallo Spirito di Cristo che era in loro, e che attestava anticipatamente delle sofferenze che sarebbero toccate a Cristo e delle glorie che le avrebbero seguite.» (1Pietro 1:10-11)

LO SPIRITO PROCEDE DA DIO PADRE

Questo Spirito non è solo comune a Gesù, ma anche a Dio Padre.

«Ma quando verrà il Consolatore, che vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità che procede dal Padre mio, egli testimonierà di me.» (Giovanni 15:26)

«Vi ho detto queste cose, mentre ero con voi; ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto.» (Giovanni 14:25-26)

«Perciò chi disprezza queste cose non disprezza un uomo, ma Dio che vi ha anche dato il suo Spirito Santo.» (1Tessalonicesi 4:8)

«Così pure nessuno conosce le cose di Dio, se non lo Spirito di Dio.» (1Corinzi 2:10-11)

«Non sapete voi che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1Corinzi 3:16)

«Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi. Da questo conosciamo che dimoriamo in lui ed egli in noi, perché egli ci ha dato del suo Spirito.» (1Giovanni 4:12-13)

 NON VI È DISTINZIONE TRA DIO E SPIRITO SANTO

«Ma Pietro disse: “Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo e trattenere una parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!”» (Atti 5:3-5)

Pietro afferma che Anania ha mentito sia a Dio, sia allo Spirito Santo.

«Perciò vi faccio sapere che nessuno parlando per lo Spirito di Dio, dice “Gesù è anatema”, e che altresì nessuno può dire: “Gesù è il Signore”, se non per lo Spirito Santo.» (1Corinzi 12:3)

Lo Spirito Santo e lo Spirito di Dio, fanno la stessa professione.

«Perciò, come dice lo Spirito Santo: “Oggi, se udite la sua voce…” » (Ebrei 3:7)

L’autore della lettera agli Ebrei attribuisce questa affermazione allo Spirito Santo, mentre nel Salmo 95 essa è attribuita a JHWH.

NON VI È DISTINZIONE TRA LO SPIRITO DI DIO E LO SPIRITO DI CRISTO

«Se lo Spirito di Dio abita in voi, non siete più nella carne ma nello Spirito. Ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, non appartiene a lui.» (Romani 8:9)

Nel credente abita lo Spirito, che è sia di Dio, sia di Gesù.

Alla Persona dello Spirito Santo sono attribuite le stesse caratteristiche

di Dio Gesù. «… perché lo Spirito è la verità.» (1Giovanni 5:6)

Senza ombra di dubbio, la Verità è Gesù. In questo passaggio, è attribuita allo Spirito Santo.

Non vi è distinzione tra lo Spirito e Gesù.

«All’angelo della chiesa in Efeso scrivi: queste cose dice colui che tiene le sette stelle nella sua destra e che cammina in mezzo ai sette candelabri d’oro.» (Apocalisse 2:1)

Non vi è dubbio che a parlare alle sette chiese sia il figlio d’uomo, Gesù (Apocalisse 1:13). Ma, alla fine di ogni messaggio, leggiamo: «Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.» (Apocalisse 2:7, 11, 17, 29; 3:6)

 LO SPIRITO HA UNA VOLONTÀ E CARATTERISTICHE DI UNA PERSONA

«E colui che investiga i cuori conosce quale sia la mente dello Spirito, poiché egli intercede per i santi, secondo Dio.» (Romani 8:27)

L’espressione greca, che sta per «mente», «volontà», «desiderio», esprime l’idea di un essere non condizionato dagli istinti come gli animali.

Inoltre, le prerogative attribuite a questo Spirito, ossia convincere, testimoniare, annunziare e parlare, sono tipiche di una Persona.

Tutto ciò si accorda pienamente con il messaggio dell’Antico Patto.

1. Abbiamo considerato che JHWH sia una Persona.

2. Che JHWH parla del suo Spirito.

3. Che Dio parla del suo Spirito.

4. Questo Spirito è Dio.

5. Le tre Persone sussistono in un solo Dio, o Divinità.

Lo Spirito Santo è quindi una delle tre Persone che sussistono nella pluralità dell’unica Deità, e partecipe con le altre due dell’unica Natura Divina comune alle stesse, seppure distinta da Dio Padre e Dio Gesù Cristo come Persona, nella sua individualità.

CHIARIMENTO

Quando si parla dello Spirito di Cristo, di JHWH, del Padre, di Dio, non significa che questi posseggano qualcosa, come uno possiede una macchina; la teologia Cristiana, infatti, attesta che le Tre Persone sussistono in un solo DIO, non perché ciascuna sia individualmente della medesima sostanza divina, ma perché tutte e tre le Persone sono partecipi di una sola e medesima sostanza. Esse non hanno una essenza uguale, ma partecipano una essenza unica.

Nella nostra ricerca, abbiamo preso atto che la Divinità del popolo di JHWH è plurale. Gesù ha parlato di un Padre, che è della stessa Sua Natura e di uno Spirito, che procede sia dal Padre sia da Lui, ma che è distinto sia dal Padre sia da Lui. Vi è dunque un solo DIO in Tre Persone uguali e distinte, o meglio ancora, vi sono Tre Persone uguali e distinte, tre ipostasi, che sussistono in una sola Deità.

A questo punto, il cerchio si chiude. Alla luce del Nuovo Patto, sappiamo che l’Elohim (Dio) dell’Antico Patto è Trino e che JHWH è la manifestazione corporea dell’Elohim.


RIEPILOGO

La Scrittura attribuisce alla Divinità d’Israele tre nomi: Adonaj,

Elohim, JHWH.

JHWH, Elohim e Adonaj, non sono sinonimi indicanti la stessa personalità divina.

Solo JHWH è il vero nome proprio della Divinità d’Israele.

La Parola di Dio usa una pluralità di termini per indicare lo stesso ed unico Dio.

JHWH è il nome che il Creatore si è dato e che ha rivelato, per la prima volta, a Mosè.

La fede dei santi dell’Antico Patto non era in un Elohim vago, ma in JHWH.

Il Dio rivelato ad Israele è pluripersonale.

Dio ha uno Spirito.

JHWH ha uno Spirito.

Lo Spirito sia di Dio, sia di JHWH, è una Persona.

Gli israeliti prima della diaspora credevano in una Divinità espressa al plurale e che l’espressione di questa pluralità fosse in JHWH.

JHWH ha caratteristiche antropomorfiche e antropopatiche. Egli ha un corpo e si è rivelato nell’Angelo dell’Eterno.

L’Angelo dell’Eterno era l’immagine sostanziale di Elohim, la Persona nella pluralità dell’Elohim, al quale l’essere umano può accedere.

L’Antico Patto è l’annuncio (vangelo) dell’opera e del messaggio di JHWH.

Giovanni il battista attesta che Gesù sia il Tetragramma.

Gesù Cristo attesta di essere JHWH, con l’espressione: «Io sono».

Gesù e gli apostoli testimoniano della presenza di Cristo nella Torah.

Quando i primi cristiani attribuivano a Gesù il titolo di «Signore», confessavano che Gesù Cristo è JHWH, il Dio dell’Antico Patto.

Il Nuovo Patto conferma la pluralità della Divinità d’Israele, confessando un Dio unico in Tre Persone: Padre, Figlio, Spirito Santo.


GESÙ È PARTECIPE DELLA STESSA NATURA DIVINA DEL PADRE

 GESÙ È PARTECIPE DELLA STESSA NATURA DIVINA DEL PADRE

Proprio perché Gesù è partecipe della stessa Natura del Padre, Egli ha più volte fatto affermazioni che paiono assurde, se non comprese in questa particolare prospettiva.

«Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Se mi aveste conosciuto, avreste conosciuto anche mio Padre; fin da ora lo conoscete e l’avete visto.”

Filippo gli disse: “Signore, mostraci il Padre e ci basta.”

Gesù gli disse: “Da tanto tempo io sono con voi e tu non mi hai ancora conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre; come mai dici: ‘Mostraci il Padre?’ Non credi che io sono nel

Padre e che il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso. Il Padre che dimora in me è colui che fa le opere.

Credetemi che io sono nel Padre e che il Padre è in me, se no, credetemi a motivo delle opere stesse.”» (Giovanni 14:6-11)

Come sempre le affermazioni di Gesù devono essere comprese rettamente.

Gesù non è il Padre; perciò Filippo gli chiede di vedere il Padre.

Gesù, però, dichiara che chi ha visto Lui, ha visto il Padre. Come è possibile?

La risposta di Gesù era riferita alla Sua Natura e non alla Sua Persona.

Gesù si identifica con il «Padre», evidentemente, intendendo come paterna la propria Natura divina, che Egli condivide con «Suo» Padre.

Quindi, la Natura del Cristo è «paterna», in quanto divina, creatrice, esattamente paterna ed eterna come quella del Padre Suo. Per questo Gesù disse «Io e il Padre siamo uno» (Giovanni 10:30). A.T. Robertson rivela che «“Uno” (hen) è neutro, non maschile (heis): non una persona, ma un’essenza o natura.» Il Padre e il Figlio sussistono in un'unica essenza divina, sebbene restino due persone distinte nella divinità. I passi dell’A.T. dove il credente, riferendosi a JHWH, impiega il termine Padre, devono essere compresi in quest’ottica.

«Poiché tu sei nostro padre, anche se Abrahamo non ci conosceva e Israele ci ignora. Tu, o Eterno, sei nostro padre nostro Redentore, da sempre è il tuo nome.» (Isaia 63:16)

«Tuttavia, o Eterno, tu sei nostro padre; noi siamo l’argilla e tu colui che ci formi; noi tutti siamo opera delle tue mani.» (Isaia 64:7)

Le relazioni riguardo all’Elohim, che i cristiani chiamano trinitarie (relazioni divine: generazione, filiazione, spirazione attiva e passiva…), erano sconosciute fino alla rivelazione del Figlio fattosi uomo. L’Antico

Patto introduce e fa conoscere JHWH quale rivelatore principale di Dio, anziché la Persona del Padre, come noi pensiamo un po’ troppo affrettatamente. Degno di nota, è che non si trova mai un credente dell’A.T. il quale invochi Dio come Padre, intendendo riferirsi alla prima delle tre persone trinitarie. Non poteva. La rivelazione del Figlio è rivelata in Isaia 9:5-6;

Proverbi 30:4; Salmo 2; Osea 11:1. Ciò che ha scandalizzato i giudei, è stato il fatto che Gesù violasse il sabato e si dichiarasse Dio. Ecco la testimonianza di Giovanni nel suo vangelo:

«Per questo i Giudei perseguitavano Gesù e cercavano di ucciderlo, perché faceva queste cose di sabato. Ma Gesù rispose loro: “Il Padre mio opera fino ad ora, e anch’io opero.” Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio. Allora Gesù rispose e disse loro: “In verità, in verità vi dico che il Figlio non può far nulla da se stesso, se non quello che vede fare dal Padre; le cose infatti che fa il Padre, le fa ugualmente anche il Figlio. Poiché il Padre ama il Figlio e gli mostra tutte le cose che egli fa; e gli mostrerà opere più grandi di queste, affinché voi ne siate meravigliati. Infatti come il Padre risuscita i morti e dà loro la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole. Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre, chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato.”» (Giovanni 5:16-23)

Possiamo comprendere lo stupore dei giudei. Alla luce di quello che abbiamo studiato nell’Antico Patto, essendo coscienti che esista una pluralità personale nella Deità, poteva Gesù essere ritenuto colpevole di bestemmia?

Se Gesù ha attestato di essere JHWH, non era possibile che in questa pluralità nella Deità vi fosse un Padre? Possiamo anche simpatizzare con la reazio ne dei giudei, ma com’è possibile che ancora oggi alcuni non credano all’esistenza di una molteplicità in seno all’unica deità d’Israele? Tutto questo non si accorda con ciò di cui abbiamo preso atto nell’Antico Patto? Non aveva, Isaia, profetizzato che il Cristo sarebbe stato chiamato «Padre»?

«Poiché un bambino ci è nato, un figlio ci è stato dato. Sulle sue spalle riposerà l’impero, e sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno, Principe della pace.» (Isaia 9:5)

Troviamo ancora l’identificazione di Cristo con il Padre, in una delle più belle promesse di Gesù in relazione alla preghiera.

«Qualsiasi cosa chiediate a me nel nome di me io la farò.» (Giovanni 14:14 - Traduzione dal greco)

Per questo la Nuova Riveduta rende: «Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò.» Chiedere a Gesù, equivale a chiedere al Padre.

Anche riguardo ai grandi interrogativi dell’uomo intento alla ricerca della strada giusta che conduca a Dio, della verità su Dio e della vita eterna,

Gesù indica se stesso come il Padre.

«Gesù gli disse: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”» (Giovanni 14:6)

Se Gesù e il Padre fossero di natura diversa, Egli non avrebbe usato il verbo «viene», ma «va». Andare a Cristo, equivale ad andare al Padre.

Proprio per questo, i primi cristiani ritenevano Cristo Gesù quale Dio stesso (Colossesi 1:15-16). «Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui»

Paolo considera Gesù Cristo l’agente nella Creazione, l’immagine del Dio invisibile. In greco, la parola immagine deriva dal sostantivo éidos, il cui significato si riferisce alla forma visibile di tutto l’essere. Paolo sta asserendo che Gesù sia il corpo visibile del Dio invisibile (Colossesi 1:15).

 Come disse Ireneo di Lione nel secondo secolo «il Padre è l'invisibile del Figlio, il Figlio è il Visibile del Padre.» Quando in Numeri 12:8, leggiamo che Mosè «contempla la sembianza [en éidei] di JHWH», o «la forma di JHWH», come traduce Garofalo, dobbiamo intendere che Mosè vedesse l’essenza della Divinità in forma visibile.

«Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità.» (Colossesi 2:8-9)

Paolo sostiene che non solo Gesù è il corpo di Dio, ma che nella sua natura umana non corrotta abita tutta la pienezza della Deità (theotetos è un apax). Gesù è a tutti gli effetti uomo-Dio.

«Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio.» (Filippesi 2:6)

Anche in questo noto brano, Paolo rimarca la Divinità di Gesù. Il gerundio «essendo in forma di Dio» è da intendersi in senso casuale «Gesù Cristo, il quale, dato che era in forma di Dio…» Per questo, altre versioni rendono «Gesù Cristo, egli essendo per natura Dio…» La traduzione può anche essere discutibile, ma il concetto concorda con il resto della Scrittura.

Così commenta, Joseph A. Fitzmyer, la parola «forma», nel Grande Commentario Biblico Queriniana: «Se morphè è intesa in questo inno come un riferimento al possesso da parte di Gesù di quella qualità associata con la manifestazione esteriore di Jahvéh nel V.T., allora si può senz’altro affermare che egli era di condizione divina.»* Grande Commentario Biblico, Queriniana, 1974, pag. 1150

Nonostante l’autore, come tanti altri teologi, non abbia associato JHWH a Cristo, la Divinità di Gesù non può essere messa in discussione se permettiamo alle Scritture di apportare delle correzioni ai nostri presupposti umani.

Può darsi che queste riflessioni non abbiano dissipato totalmente i dubbi e gli interrogativi in relazione alla Trinità. Ciò è comprensibile.

Termino, perciò, con il seguente episodio, letto da qualche parte e che mi sembra molto significativo. Un giorno, un credente diede una copia del vangelo di Giovanni a un musulmano che era studente in legge, cercando di interessarlo. Costui glielo riportò dicendo: «Questo libro narra di un tale che è chiamato “Parola di Dio”, dichiara che egli era con Dio e nel medesimo tempo era Dio stesso. Come può una persona essere con se stessa?» Il credente gli rispose: «Poniamo che né lei né il suo professore sappiate risolvere un problema di matematica. Questa vostra incapacità chiarisce almeno una cosa, e cioè che né lei, né il suo professore avete inventato il problema. Ora, la domanda che lei mi ha fatto è, appunto, un problema non di matematica, ma di teologia: il problema dell’essere e della Natura della

Trinità di Dio. Migliaia dei più profondi cervelli hanno per secoli cercato di penetrare questo mistero, senza tuttavia riuscire a spiegarlo. Chi lo ha inventato dunque? L’uomo può spiegare ciò che è stato inventato da un suo simile; ma se non si può spiegare una cosa significa che quella cosa non è stata inventata. Deve trattarsi quindi di una rivelazione.»

Anche se la nostra conoscenza di Dio è parziale, ciò nonostante rimane autentica, perché la Sua autorivelazione rivolta a delle persone che hanno la mente di Cristo, diventa comprensibile per mezzo dello Spirito Santo (1Corinzi 2:10-16).

Un Dio Trino

 UN DIO TRINO

La dottrina della Trinità costituisce, certamente, uno dei temi più difficili della fede cristiana. Nonostante le derisioni e le opposizioni, da duemila anni i cristiani testimoniano della loro fede in un Dio trino, senza avere la pretesa di darne una spiegazione rigorosamente razionale. Come cristiano chiedo, quindi, a chi sia scettico su questa dottrina, di essere paziente nel valutare le ragioni della fede che è stata tramandata una volta per sempre.

Una cosa è certa: la Divinità d’Israele e dei cristiani, è una. La Scrittura al riguardo è precisa.

«Ascolta Israele: JHWH, il nostro Dio, JHWH è uno.» (Deuteronomio 6:4)

Questa è la professione di fede ebraica, valida ancora oggi. «Or il mediatore non è mediatore di una sola parte, ma Dio è uno.» (Galati 3:20)

Paolo si appella all’antica proclamazione ebraica; nessun giudeo avrebbe osato metterla in discussione, nemmeno per un momento. «E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui.» (1Corinzi 8:6)

I pagani adoravano una pletora di dèi e dèe, ognuno dei quali aveva la sua propria sfera d’azione. Paolo asserisce che l’unico Dio dei cristiani sia responsabile di tutte le cose.

«Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo.» (1Timoteo 2:5)

«Tu credi che vi è un solo Dio. Fai bene; anche i demoni credono e tremano.» (Giacomo 2:19)

La fede dei demoni è monoteista. I politeisti sono peggio dei demoni.

«Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato.» (Giovanni 17:3)

«Vi è un unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione. Vi è un unico Signore, un’unica fede, un unico battesimo, un Dio unico e

Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti.» (Efesini 4:4-6)

Vi è dunque un solo DIO. I cristiani, però, pur affermando che vi sia un solo Dio, contemporaneamente, sostengono anche che nella Deità sussistano Tre Persone, uguali nella Natura, ma distinte nella loro individualità.

Da dove hanno tratto questa conclusione? È forse un’opinione umana, partorita nel corso dei secoli? No! I cristiani credono che le Tre Persone della Deità siano uno stesso DIO, in conformità a quanto è attestato nelle Scritture.

Avendo la fede cristiana tratto le sue radici dalla fede ebraica, dobbiamo iniziare il nostro esame sulla Trinità, considerando il testo ebraico. Possiamo cogliere la concezione di Trinità già nell’Antico Patto, facendo queste quattro riflessioni:

1. In ebraico, per la parola uno, troviamo due termini. Inteso in un senso d’assoluto, è yachid. Questo termine non è mai usato per esprimere l’unità della Divinità. Al contrario, per Dio è usata la parola echad, che esprime un’unità composta. Troviamo questo termine in Deuteronomio 6:4: «Ascolta, Israele: JHWH, il nostro DIO, JHWH è uno» (echad). Per comprendere la distinzione tra la parola yachid, ed echad, occorre pensare alla differenza che passa tra una mela e un grappolo d’uva. È evidente che ogni immagine umana per raffigurare DIO sia insufficiente e relativa. DIO non è composto. Gli esempi servono solo a chiarire la differenza, che esiste tra un’unicità assoluta e una collettiva, o plurale. Un esempio, di come venga applicata questa parola, l’abbiamo nel matrimonio.

«Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola [echad] carne.» Gli sposi sono e rimangono, due corpi separati, pur essendo una sola carne.

2. I nomi della Divinità d’Israele, Elohim e Adonaj, riferiti a JHWH, sono al plurale (Dii e Signori).

3. I pronomi personali plurali usati da JHWH, in un contesto di monoteismo assoluto, avevano dell’incredibile. «Poi DIO disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”»

(Genesi 1:26). Pensiamo all’imbarazzo in cui si dovevano trovare i copisti, dovendo trascrivere un verbo coniugato alla prima persona plurale, riferentesi però ad un Dio unico.

4. Il passaggio dal singolare al plurale, rilevabile nei discorsi di JHWH, è spiegabile solo se all’interno della Divinità vi sia una pluralità di Persone. «I sacerdoti non faranno tonsure sul loro capo, non raderanno gli orli della loro barba e non faranno incisioni nella loro carne. Saranno santi al loro DIO e non profaneranno il nome del loro DIO poiché offrono i sacrifici dell’Eterno, fatti col fuoco, il pane del loro DIO; perciò saranno santi» (Levitico 21:5-

6). Non dimentichiamo che il testo ebraico della Torah ha almeno 3500 anni e che il plurale majestatis non esisteva ancora.* Dizionario di teologia evangelica, EUN, marzo 2007, pag. 756.

Con queste premesse, è normale quindi che Gesù e gli apostoli si riferissero alla Divinità come ad un Essere pluripersonale.

«Ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre.» (Giovanni 14:16)

Gesù si riferisce alle Persone del Padre e dello Spirito Santo.

«Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.» (Matteo 28:19-20)

Gesù invita i discepoli a battezzare nel nome e non nei nomi, delle Tre Persone della Trinità, attestando in tal modo che vi sia un solo Dio.

«La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Amen.» (2Corinzi 13:13)

Nella benedizione apostolica, Paolo fa menzione di tutte e tre le Persone della Trinità.

La prova più evidente che nell’unica Divinità sussiste una triplice distinzione di Persone, è data dal fatto che tutte e tre vengano definite Dio.

«… e ci ha fatti re e sacerdoti per Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen.» (Apocalisse 1:6)

Il Padre di Gesù è chiamato Dio.

«… del Figlio invece dice: “O Dio, il tuo trono è per i secoli dei secoli, lo scettro del tuo regno è scettro di giustizia.”» (Ebrei 1:8)

Il Figlio è chiamato Dio.

«Ma Pietro disse: “Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo e trattenere una parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione?

Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!”» (Atti 5:3-4)

Lo Spirito Santo è chiamato Dio.

«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza nel cielo: il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno.» (1Giovanni 5:7)

Il fatto che il Dio dei cristiani sia trino, non deve farci cadere in questi errori:

/ Il Sabellianesimo, o Trinità di funzioni, che ritiene vi siano tre aspetti, o manifestazioni di una sola Persona. Volendo, con questo concetto, far notare come un uomo possa essere un figlio, un marito e un padre, contemporaneamente.

/ Il Triteismo, che ritiene vi siano tre dei, piuttosto che tre distinzioni personali di un solo Dio. In tal modo, si cadrebbe nel Politeismo. Il primo triteista è stato Giovanni Filipono (550).

/ L’Arianesimo, insegna che il Figlio e lo Spirito Santo sono esseri inferiori rispetto al Padre, il quale ne avrebbe decretato l’esistenza, per fare di loro i suoi agenti nei rapporti con il mondo e con l’uomo.


1. LE APPARENTI CONTRADDIZIONI NELLA TRINITÀ


Non possiamo negare l’esistenza nella Scrittura di alcune affermazioni, che sembrano contestare la Divinità di Gesù. Alcuni versetti sembrano opporsi al fatto che Egli sia, come Natura, uguale a Dio Padre. Come interpretare queste apparenti contraddizioni? Eccone alcune: «Avete udito che vi ho detto: “Io me ne vado e tornerò a voi.” Se voi mi amaste, vi rallegrereste perché ho detto: “Io vado al Padre” poiché il Padre è più grande di me.» (Giovanni 14:28)

«Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli dei cieli, ma soltanto il Padre mio.» (Matteo 24:36)

«Voglio però che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio.» (1Corinzi 11:3)

«… ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta. Poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza.» (1Corinzi 15:23-24)

«E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora il Figlio sarà anch’egli sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.» (1Corinzi 15:28)

Gesù dunque riconosce che il Padre sia più grande di Lui; di non sapere il giorno del suo ritorno; che ha per capo Dio; che alla fine rimetterà ogni cosa nelle mani di Dio Padre, affinché Dio sia tutto in tutti. Come interpretare queste dichiarazioni? Non vi è implicitamente espressa un’inferiorità rispetto al Padre? Inoltre, la Scrittura e Gesù stesso riconoscono Dio come il Dio di Gesù Cristo.

«Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non uscirà mai più fuori; e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome.» (Apocalisse 3:12)

«Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia al di sopra dei tuoi compagni.» (Ebrei 1:9)

La spiegazione è la seguente. Nella redenzione, incarnandosi, Gesù cambia la sua sovranità in servitù sottoponendosi al Padre rimasto nella gloria del cielo (Filippesi 2:5-8). La sottomissione del Figlio al Padre si realizza, fondamentalmente, nell’ambito delle funzioni e delle attività;

questo permette al Padre di essere ufficialmente il primo e al Figlio di essere il secondo, in perfetta coerenza con l’uguaglianza. La precedenza, infatti, non è necessariamente indice di superiorità. La possibilità che esista un ordine di precedenza senza che questo implichi disuguaglianza, è dimostrata chiaramente dall’esempio biblico riguardo al rapporto uomodonna.

Secondo la Scrittura (2Corinzi 11:3), per quanto riguarda le funzioni, l’uomo è il primo e la donna la seconda. Resta il fatto che, comunque, la persona femminile, davanti a Dio, abbia lo stesso valore e la stessa importanza di quella maschile. Il linguaggio di Gesù, che sembra avallare una sua supposta inferiorità rispetto al Padre, quindi, va esaminato e capito in relazione alla posizione di Cristo e alla sua attività; ma esso non riguarda mai la sua essenza divina.

I primi cristiani che erano giudei animati da una fede millenaria e professanti un monoteismo ebraico, secondo il quale Dio è uno-unico in senso aritmetico, facendo professione di fede in un’unica Divinità, ritenevano Gesù quale Dio stesso.

«Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.» (Colossesi 1:15-16)

«Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità.» (Colossesi 2:8-9)

«Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio.» (Filippesi 2:5-6)

Ipotizzando che Gesù non fosse Dio, i primi cristiani ebrei e ellenisti, avrebbero preso il più grande abbaglio religioso della storia.

Il fatto che vi sia un solo Dio in Tre Persone o, meglio, che Tre Persone coeterne, consustanziali, sussistano in una sola Deità, rende molto difficile la comprensione della Scrittura. Giacché il Padre non è il Figlio e neppure lo Spirito Santo e considerato che il Figlio si distingue dal Padre e dallo Spirito Santo, molto facilmente si può cadere nell’errore di scambiare una Persona per un’altra. 

Questo errore è ben evidenziato da Stuart Olyott, nel suo libro I tre sono uno, quando parla della preghiera dicendo: «Spesso il credente inizia parlando di Dio il Padre ma, dopo qualche frase, Lo ringrazia per essersi dato sulla croce. Egli cade nell’errore dicendo del Padre ciò che invece deve essere detto del Figlio. Così, quando leggiamo articoli e studi sulla “Persona” (!) di Dio, o sui suoi attributi, non riusciamo ad avere nella nostra mente una netta distinzione riguardo chi sia la Persona alla quale ci si riferisce, finendo in tal modo per attribuire il tutto alla Persona del Padre.»

 Citando per lo più l’Antico Patto, alcuni scritti affermano che Dio (Il Padre) è tre volte santo, onnisciente, onnipotente, onnipresente, giusto, immutabile, verace, amore. Ma da una lettura anche non impegnativa, possiamo verificare che gli attributi ora citati sono attribuiti a JHWH, il Dio dell’Antico Patto. Dato che JHWH è Gesù Cristo,elencando gli attributi di Dio, elenchiamo in realtà le caratteristiche di Cristo.*18 Stuart Olyott, I Tre sono Uno, Eurolibri.

È vero che la Natura di Cristo è uguale a quella del Padre e che Cristo e il Padre sono uno, ma non possiamo fare di tutte le erbe un fascio, per quello che riguarda le peculiarità delle loro opere e chiamata dai teologi trinità economica. Infatti è il Padre che ha dato il Figlio per la salvezza dell’umanità e attira le persone a Cristo; è il Figlio che è morto in croce; è lo Spirito Santo che rigenera chi crede. Così, per una corretta comprensione del nostro messaggio e della nostra fede, è saggio e corretto avere una mente trinitaria e riferirci a JHWH, parlando della Persona del Dio dell’Antico Patto; al Padre, quando sottintendiamo la Persona di Dio Padre e a DIO, quando vogliamo intendere la Trinità. Questo invito può sembrare inutile, perché parlando di Dio spesso ci si riferisce alla sua Natura, perciò non è mai sbagliato affermare che Dio sia tre volte santo, perché tale affermazione è riferita sia al Padre, sia alla Persona dello Spirito e del Figlio.

La mia preoccupazione è un’altra. Siccome per trentacinque anni ho sempre applicato la parola «Dio» al Padre, (a meno che non fosse specificato il nome di Cristo o allo Spirito Santo), e notando che la mia sbagliata interpretazione è comune a molti, trovo sia opportuno, parlando e scrivendo riguardo a Dio, specificare a quale Persona della Trinità ci si voglia riferire esattamente.

DIO è ontologicamente uno (echad), ma non è solo; non è uno in senso numerico, anche se tutte e tre le Persone sono di una sola e medesima sostanza. Quando tutti scorgeranno nella parola Dio non più automaticamente solo la Persona del Padre, ma anche la Trinità, ossia la Deità al completo, allora la mia esortazione avrà raggiunto il suo scopo.* A ragione commenta Michael Grenn: «Cinquant’anni fa la parola “Dio”, almeno in Occidente, aveva un solo significato…Non è così oggi. 

La parola vuole dire quasi tutto…. Perciò, prima di proclamare il vangelo può essere indispensabile…definire il significato della parola Dio»

 (M. Grenn, I 30 anni che cambiarono il mondo, GBU, 2009, pag 120).



IL NOME PADRONE (DESPOTA)

 IL NOME PADRONE (DESPOTA)

Continuazione dello studio: Gesù è il Signore.

I LXX hanno tradotto il nome comune di Dio, Adonaj, con Kyrios, mentre nel Nuovo Testamento tale appellativo potrebbe essere individuato nel termine despota, cioè Padrone, o Signore. Questo termine (despota) è riferito sia a Gesù, sia a Dio, e si trova almeno 6 volte nel Nuovo Patto. «All’udire ciò, alzarono all’unanimità la voce a Dio e dissero: “Signore [Padrone], tu sei il Dio che hai fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi”» (Atti 4:24)

La preghiera degli apostoli e dei discepoli era indirizzata a Gesù Cristo, quale creatore del cielo e della terra, padrone della loro vita e delle circostanze che, in quel caso, erano negative.

«Ora, Signore [Padrone], lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola.» (Luca 2:29)

Simeone riconosce l’autorità di Dio, chiamandolo «Padrone», perché il fatto che egli sarebbe morto dopo aver visto il Cristo era riconducibile ad una precisa volontà divina.

«Si sono infatti infiltrati tra di voi certi uomini, che sono stati da tempo designati per questa condanna, empi che mutano la grazia del nostro Dio in immoralità e negano l’unico Padrone Dio e il Signor nostro Gesù Cristo.» (Giuda 4)

La Diodati non rende bene il pensiero di Giuda. Il greco recita: «… rinnegano il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.» Così rende la Nuova Riveduta, la Garofalo, la Nardoni.

«Or vi furono anche dei falsi profeti fra il popolo, come pure vi saranno fra voi dei falsi dottori, che introdurranno di nascosto eresie di perdizione e, rinnegando il Padrone che li ha comprati, si attireranno addosso una fulminea distruzione.» (2Pietro 2:1)

Gesù è il Padrone di coloro che sono stati da Lui comprati. «… e gridarono a gran voce dicendo: “Fino a quando aspetti, o Signore [Padrone], che sei il Santo e il Verace, a fare giustizia del nostro sangue sopra coloro che abitano sulla terra?”» (Apocalisse 6:10)

I santi, che ora sono in cielo, chiedono giustizia a Colui che può fare ogni cosa. Questo è possibile, perché ancora non ci sono nuovi cieli e nuova terra (Apocalisse 21:1)

«Se dunque uno si purifica da queste cose, sarà un vaso ad onore, santificato e utile al servizio del padrone, preparato per ogni buona opera.» (2Timoteo 2:21)

È Dio che decide il nostro servizio, noi dobbiamo solo santificarci.

Questo aspetto di Dio ci fa riflettere. Quanto permettiamo a Dio di essere il totale Padrone della nostra vita?

CONCLUSIONE

È vero che l’appellativo «Kyrios» non è esclusivo di Gesù Cristo, perché esso fu dato anche ad alcuni imperatori e uomini potenti, ma designando col titolo «Kyrios» Gesù, il figlio di Maria, i primi cristiani riconoscevano in Lui JHWH, quale unico e vero Dio dell’Antico Patto, quale Persona nella pluralità personale sussistente in Dio. Per i primi giudei cristiani, Gesù era l’incarnazione del Tetragramma. È in quest’ottica che si deve leggere il Nuovo Patto, perché solo con questa prospettiva è possibile comprendere gli scritti dei discepoli di Gesù.

Quando nelle Scritture leggiamo che Gesù è il «Figlio di Dio», non dobbiamo intendere che Egli sia il Figlio di JHWH, o il Figlio di Geova, come sostengono i testimoni della Torre di Guardia, ma che Gesù Cristo è il Figlio nella Deità, relativamente a suo Padre e allo Spirito Santo.

Questa verità è stata presa troppo poco sul serio, sebbene fosse stata espressa, anche se una sola volta, dall’apostolo Giovanni: «.. grazia, misericordia e pace siano con voi da Dio Padre e dal Signor Gesù Cristo, il Figlio del Padre, in verità e amore.» (2Giovanni 1:3)

Il Padre, in questo caso, sta per la trinità, che è di Natura paterna. 

Gesù non si identificava con JHWH come affermano molti studiosi, ma attestava di essere JHWH in persona; e, seppur creando scandalo, si rifaceva con chiarezza ad una realtà preannunciata esplicitamente nella Torah. Egli non si attribuiva solo un titolo (Giovanni 13:13), ma un’identità viva ed operante fin dalla creazione. Gli apostoli e i primi cristiani non hanno attribuito a Gesù il titolo Adonaj (Signore), soltanto nel senso regale del termine, ma per confessare che quell’uomo era JHWH delle antiche Scritture.

Poiché Cristo è JHWH, i credenti dell’Antico Patto credevano in Cristo senza saperlo.

L’affermazione che i credenti dell’antico Patto credessero in Dio Padre, o nella trinità, deriva da una concezione greca. La persona del Padre e la trinità sono stati rivelati da Gesù.

«Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo. » (Matteo 11:27)

Poiché i credenti dell’Antico Patto credevano in Cristo, erano dei cristiani.

È vero che ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli di Cristo furono chiamati cristiani (Atti 11:26), ma di fatto anche i credenti dell’Antico Patto credevano e seguivano Cristo.

Poiché i credenti dell’Antico Patto erano dei cristiani, allora, il cristianesimo è iniziato dalla Genesi.

Questo fa della fede cristiana la più antica espressione di fede mai esistita e non creata dall’uomo.

Proprio perché questa verità non è stata recepita e JHWH non è stato rivelato a loro, i traduttori della Bibbia sono responsabili di lanciare un messaggio che non corrisponde alla verità. Un esempio lo abbiamo nel testo di Efesini 1:11-12. Così traduce la Nuova Riveduta:«In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.»

Secondo questa traduzione i primi a credere in Cristo sarebbero stati i contemporanei dell’apostolo Paolo, ma il testo greco rende ragione alla traduzione della Nuova Diodati che rende così. «… affinché fossimo a lode della sua gloria, noi che prima abbiamo sperato in Cristo.»

Questa traduzione rivela che i credenti sono lode della gloria di Dio avendo creduto prima in Cristo. Chi non ha compreso che JHWH è Cristo, ha un grande velo davanti agli occhi! (2Corinzi 3:14-16)

L’autore della lettera agli Ebrei non aveva dubbi che JHWH fosse Cristo. «Perciò, poiché rimane ancora una promessa di entrare nel suo riposo, abbiamo timore perché qualcuno di voi non ne resti escluso. Infatti a noi come pure a loro è stata annunziata la buona novella, ma la parola della predicazione non giovò loro nulla, non essendo stata congiunta alla fede in coloro che l’avevano udita. Noi infatti, che abbiamo creduto, entriamo nel riposo come egli disse: “Così giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo.”

E così disse, sebbene le sue opere fossero terminate fin dalla fondazione del mondo. In qualche luogo infatti, a proposito del settimo giorno, egli disse così: “E Dio si riposò nel settimo giorno da tutte le sue opere”; e ancora in questo passo: “Non entreranno nel mio riposo.” Poiché dunque rimane per alcuni di entrarvi, mentre quelli a cui prima fu annunziata la buona novella non vi entrarono a motivo della loro incredulità.» (Ebrei 4:1-6) 

«Poiché dunque resta alcuni entrino in esso, e per i primi, aventi ricevuto la buona notizia, non entrarono a causa della disubbidienza. » (Ebrei 4:6 - Traduzione interlineare)

Dunque, il Vangelo, cioè la buona notizia, è stato proclamato prima ai contemporanei di Mosè.

Questo fatto spiega una sentenza per me oscura per anni. «… il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all’evangelo del Signor nostro Gesù Cristo.» (2Tessalonicesi 1:7-8)

Quando Gesù tornerà farà vendetta di due categorie di persone: chi non riconosce il Creatore e chi non accetta il vangelo. Poiché i credenti dell’Antico Patto credevano in JHWH e non conoscevano il vangelo degli apostoli, a quale categoria di persone appartengono? Vi è forse una terza categoria? No! Dato che Gesù Cristo è JHWH Dio, il Creatore e che il vangelo d’oggi è lo stesso dei credenti dell’Antico Patto, inconsapevolmente, i credenti hanno posto la loro fede in Cristo, seppure limitatamente alla rivelazione ricevuta. La Parola di Dio afferma che l’uomo è salvato per fede, non per la quantità di fede. Una sola è la giusta e completa fede «che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi» (Giuda 3) ed è Gesù (Galati 3:25).

Anche alcuni Padri della Chiesa avevano testimoniato della presenza di Cristo nell’Antico Patto, per legittimare il cristianesimo nel mondo greco- romano. Essi asserivano che il cristianesimo non fosse una religione giovane e nuova, essendo Mosè vissuto prima dei poeti e dei saggi della Grecia. 

Crisologo, vissuto nel V secolo, affermava l’unica l’identità tra quel Cristo, che ha parlato a Mosè dal monte e Colui che si è fatto carne nel seno della Vergine. Il Vescovo ravennate arriverà ad affermare che la fede cristiana sia anteriore allo stesso Cristo, venuto nella carne da Maria Vergine. Non esiste, quindi, differenza sostanziale di fede tra gli antichi, che credettero e attesero il Cristo a venire e i cristiani, che credono nel Cristo venuto nella carne. Una sola è la fede, come unico è il piano di Dio nella storia manifestato dall’inizio.

Abbiamo dimostrato come i tre nomi della divinità di Israele siano attribuiti a Gesù Cristo, ma abbiamo nella Parola di Dio ulteriori brani che affermano in un modo inequivocabile che Gesù è JHWH. Un esempio eclatante, lo troviamo nel primo messaggio rivolto da Pietro al popolo d’Israele.

«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù il Nazareno, uomo accreditato da Dio tra di voi per mezzo di potenti operazioni, prodigi e segni che Dio fece tra di voi per mezzo di lui, come anche voi sapete, egli, dico, secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani e voi lo prendeste, e per mani di iniqui lo inchiodaste alla croce e lo uccideste, Ma Dio lo ha risuscitato, avendolo sciolto dalle angosce della morte, poiché non era possibile che fosse da essa trattenuto. Infatti Davide dice di lui: “Io ho avuto del continuo il Signore davanti a me, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso”» (Atti 2:22-25)

Se teniamo presente che in ebraico sta scritto «Io ho avuto del continuo JHWH davanti a me», Pietro sta dicendo che Davide si riferiva a Cristo quando esprimeva queste parole. Più si studia questo argomento, più ci si rende conto che la concreta difficoltà su questo tema sia dimostrare che Cristo non sia JHWH, piuttosto che accettare la prova, chiaramente esposta dalla Scrittura, che Egli è JHWH stesso, che si è fatto carne.

Una dimostrazione che questa verità non sia creduta, la si vede chiaramente quando, in studi corposi e certosini dove sono elencati tutti i titoli che nella Bibbia appaiono attribuiti a Cristo, si fa menzione di decine e decine di essi, quali messia, principe della vita, Figlio di Davide, Figlio dell’uomo, Figlio di Dio, ecc, ma mai ancora ho trovato un elenco dove si attribuisca il nome Gesù Cristo a JHWH. Strano! Se Gesù, come per alcuni, è anche lui JHWH, come il Padre e lo Spirito Santo, perché non citarlo in questo lungo elenco?


RIEPILOGO

La Scrittura attribuisce alla Divinità d’Israele tre nomi: Adonaj, Elohim, JHWH.

JHWH, Elohim e Adonaj, non sono sinonimi indicanti la stessa personalità divina.

Solo JHWH è il vero nome proprio della Divinità d’Israele.

La Parola di Dio usa una pluralità di termini per indicare lo stesso ed unico Dio.

JHWH è il nome che il Creatore si è dato e che ha rivelato, per la prima volta, a Mosè.

La fede dei santi dell’Antico Patto non era in un Elohim vago, ma in JHWH.

Il Dio rivelato ad Israele è pluripersonale.

Dio ha uno Spirito.

JHWH ha uno Spirito.

Lo Spirito sia di Dio sia di JHWH, è una Persona.

Gli israeliti, prima della diaspora, credevano in una Divinità espressa al plurale e che l’espressione di questa pluralità fosse in JHWH.

JHWH ha caratteristiche antropomorfiche e antropopatiche. Egli ha un corpo e si è rivelato nell’Angelo dell’Eterno.

L’Angelo dell’Eterno era l’immagine sostanziale di Elohim; la Persona, nella pluralità dell’Elohim, alla quale l’essere umano può accedere.

L’Antico Patto è l’annuncio (vangelo) dell’opera e del messaggio di JHWH.

Giovanni il battista attesta che Gesù sia il Tetragramma.

Gesù Cristo attesta di essere JHWH con l’espressione: «Io sono».

Gesù e gli apostoli testimoniano della presenza di Cristo nella Torah.

Quando i primi cristiani attribuivano a Gesù il titolo di «Signore», confessavano che Gesù Cristo è JHWH, il Dio dell’Antico Patto.


IL NOME DIO (THEOS)

 

IL NOME DIO (THEOS)

Continuazione dello studio: Gesù è il Signore.

Abbiamo preso atto che il nome generico della Divinità di Israele, Elohim, sia stato tradotto in greco con Theos, cioè Dio. Anche in italiano il termine Dio è generico, anche se automaticamente lo si associa alla Persona del Padre di Gesù Cristo. Non che questo sia sbagliato, ma non è detto che tutte le volte che troviamo in greco la parola Theos, questo termine si riferisca solo alla Persona di Dio Padre. Essendo Dio sia Gesù, sia il Padre, sia la Persona dello Spirito Santo, il termine Theos è attribuibile a tutte e tre le Persone della Trinità. Prendiamo in esame alcune affermazioni.

 A VOLTE IL TERMINE THEOS È ATTRIBUITO ALLA PERSONA DI GESÙ CRISTO, PER ATTESTARNE LA DIVINITÀ

«Ma noi sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intendimento, affinché conosciamo colui che è il Vero; e noi siamo nel Vero, nel suo Figlio Gesù Cristo; questo è il vero Dio [Theos] e la vita eterna.» (1Giovanni 5:20)

Questa affermazione sulla Divinità di Gesù è inequivocabile. Si potrebbe dedurre che il vero Dio sia la Persona del Padre, ma occorre tener presente che, secondo la premessa di Giovanni, la vita eterna è il Figlio (1Giovanni 5:11- Conf. Giovanni 14:6); perciò, l’affermazione di essere il vero Dio non può essere riferita che a Gesù Cristo.

«Nel principio era la Parola, la Parola era verso Dio, e Dio era la Parola.» (Giovanni 1:1-3)

In questa traduzione letterale dal greco, risalta con evidenza la Deità di Gesù.

«Or Abrahamo credette a Dio e ciò gli fu imputato a giustizia.» (Romani 4:3)

In Genesi 15:6, leggiamo che Abramo credette a JHWH. Quindi, il nome proprio del Dio dell’Antico Patto, JHWH, a volte, in greco è tradotto anche con Dio.

A VOLTE IL TERMINE THEOS ACQUISTA IL SIGNIFICATO DI «TRINITÀ»

Si afferma che la parola Trinità non esista nella Bibbia, perché è stata coniata nel quarto secolo; ma i primi cristiani hanno definito l’insieme delle tre Persone della Trinità con una parola molto comune: Dio. «E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui.» (1Corinzi 8:5-6)

«Vi è un unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione. Vi è un unico Signore, un’unica fede, un unico battesimo, un Dio unico e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti.» (Efesini 4:4-6) Paolo riconosce che in questo mondo vi sono molti dei e molti signori.

Come cristiano però, testimonia che vi sia un solo Dio, un solo Padre, e un solo Signore. Dal momento che il termine «Signore» è un nome attribuito a Dio, come può Paolo fare distinzione tra Dio, e Signore? Vi è forse un Dio maggiore e, poi, un signore inferiore? Alla luce di quanto abbiamo considerato, comprendiamo ciò che Paolo voleva comunicare: per i cristiani vi è un solo Dio, nel senso che vi è un solo Elohim, una sola Deità, cioè la Trinità.

Se l’affermazione «vi è un solo Dio» fosse presa nel senso comune e attribuita esclusivamente al Padre, bisognerebbe concludere che Gesù non sia Dio e che lo Spirito Santo non sia Dio. Questo contraddirebbe il resto della Scrittura. Stabilito che vi sia una sola Deità, o Trinità, Paolo distingue le Persone in seno alla Divinità: vi è un solo Padre e un solo Signore, cioè un solo JHWH, Gesù Cristo, al quale il Padre ha dato ogni cosa (Matteo 11:27) e sottoposto ogni cosa (1Corinzi 15:27). Per questo Gesù Cristo ora è il SIGNORE a tutti gli effetti.

Queste riflessioni chiariscono alcune affermazioni della Parola di Dio interpretate erroneamente.

Quando la Scrittura afferma che Dio non si può vedere (Esodo 33:20; Giovanni 1:18- 4:12; 1Timoteo 6:16; 1Giovanni 4:12), dal momento che il Padre è Dio, lo Spirito Santo è Dio, Gesù Cristo è Dio, a quale Persona di Dio si riferisce? Normalmente, questa affermazione è attribuita a Dio Padre; ma essa non può che riferirsi alla Trinità. Questa è la logica conclusione del nostro studio. Se JHWH, che è Dio, è stato visto e toccato (Genesi 32:30; Giudici 13:22), se Gesù che è Dio, è stato visto e toccato, se del Padre si può udire la voce e vedere il suo volto (Giovanni 5:37; 14:9), è evidente che l’impossibilità di vedere Dio non può essere riferita, né a JHWH, né a Gesù, né al Padre, ma alla Trinità. Quando la Scrittura afferma che Dio è Spirito (Giovanni 4:24), tale definizione non è riferita al Padre, come se Egli fosse incorporeo, in contrapposizione a Gesù, che è sempre Dio e ha un corpo. Il termine «spirito» significa di natura spirituale. Anche il corpo di Gesù risorto è «spirituale», come quello del credente quando risusciterà (1Corinzi 15:44), eppure Egli è stato visto e toccato. Così, quando leggiamo «Dio èspirito», dobbiamo intendere che tutta la Trinità sia di natura spirituale.

A VOLTE IL TERMINE THEOS È ATTRIBUITO TANTO ALLA TRINITÀ, QUANTO A GESÙ

«Paolo, apostolo di Gesù Cristo, per comando di Dio, nostro Salvatore e del Signore Gesù Cristo, nostra speranza.» (1Timoteo 1:1 e 2:3)

Il riferimento è alla Trinità. «… che egli ha copiosamente sparso su di noi, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Salvatore.» (Tito 3:6)

Il riferimento è a Cristo.

Nella lettera a Tito, Paolo non fa alcuna distinzione tra la Trinità e Cristo: Tito 1:3-4. «e che nei tempi stabiliti ha manifestato la sua parola mediante la predicazione che mi è stata affidata per comando di Dio, nostro Salvatore, a Tito, mio vero figlio nella comune fede: grazia, misericordia e pace da Dio il Padre e dal Signor Gesù Cristo, nostro Salvatore.»

Nella sua lettera a Tito Paolo fa riferimento a «Dio nostro salvatore», tre volte (Tito 1:3; 2:10; 3:4), e a «Gesù nostro salvatore», due volte (1:4;3:6). Non stupisce, quindi, ciò che Paolo ha dichiarato davanti agli anziani di Efeso, in Atti 20:28 (Conf. Ebrei 9:12)

«Badate dunque a voi stessi e a tutto il gregge in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata col proprio sangue.»

In questo caso, nel termine Dio possiamo scorgere Gesù Cristo, ma anche l’unica Divinità.

Queste valutazioni ci costringono a fare alcune precisazioni in merito a perché il vocabolo Dio sia impersonale, vago. Quando sentiamo affermare che un uomo crede in Dio, al massimo comprendiamo che egli non sia ateo, che è un religioso; ma non abbiamo nessuna nozione per identificare questa divinità. Il Cristiano, il Musulmano, l’Ebreo, credono in Dio, ma da un esame anche non approfondito scopriamo che non si tratta dello stesso Dio. Quindi, affermare di credere in Dio, equivale a fare solo una vaga professione di fede religiosa. Così, vale anche per ciò che concerne il popolo ebraico. Dichiarando che i santi dell’Antico Patto credessero in Dio, rendiamo una testimonianza impropria, imprecisa. I santi dell’Antico Patto non credevano in Dio come intendiamo noi oggi, ma in JHWH. (Cosa che mi fu fatta capire dopo 40 anni di lettura biblica) «Poiché…si appoggiano sul DIO d’Israele, il cui nome è JHWH degli eserciti» (Isaia 48:2; Esodo 3:8; 5:3; 7:6: 9:1,13; 10:3). Che JHWH fosse il loro Dio è fuori discussione (Deuteronomio 26:17; 1Cronache 16:36 - «Benedetto sia JHWH, il DIO d’Israele»), ma dichiarare che gli ebrei credessero in Dio, senza specificarne l’identità, equivarrebbe a spersonalizzare la loro fede. JHWH è una precisa Persona della Trinità: Gesù Cristo. DIO è la Deità dei cristiani, nella quale sussistono Tre Persone. I santi dell’Antico Patto non credevano consapevolmente in Dio Padre, perché l’esistenza del Padre, come prima Persona della trinità, è stata rivelata solo da Gesù Cristo. (Giovanni 1:18) La stessa problematica sorge riguardo a Chi abbia creato il mondo e l’uomo. Affermando che Dio ha creato l’uomo, facciamo una dichiarazione incompleta e, da un certo punto di vista, deviante. Colui che ha creato l’uomo e ogni cosa, è riconosciuto con il nome di JHWH, una delle Tre Persone della Trinità, cioè Cristo e non un indentificabile generico Dio.

«Il mondo fu fatto per mezzo di lui» (Giovanni 1:10; Colossesi 1:16; Ebrei 1:2). Che JHWH sia Dio, abbiamo detto, è indiscutibile, ma affermare che Dio abbia creato l’uomo, porta l’ascoltatore a ritenere che anche il Padre, o lo Spirito Santo siano il «Creatore». Distinguere le Tre Persone della Trinità, nella loro opera ad extra, è indispensabile. La predicazione del cristiano non ha tanto lo scopo di infondere nell’ascoltatore la fede in Dio, ma piuttosto in JHWH, in Gesù Cristo. L’uomo è disposto anche a credere in un Dio che lo ha creato, che lo ama, che si cura di lui, perché nel profondo del nostro cuore, si sa che «Qualcuno» esiste. Ma quando diamo a questo «Qualcuno» il volto preciso di Gesù Cristo, quando Gesù chiede all’uomo in modo specifico di perdere la propria vita per amor Suo, quando afferma che essere religiosi non basta per accedere a Dio, quando sostiene di essere solo Lui la speranza e la salvezza dell’uomo, allora, davanti ad un DIO specifico con un messaggio altrettanto specifico, l’uomo sente, per natura, tutto l’impulso del rifiuto.

Quello stesso rifiuto che Adamo ed Eva hanno manifestato nel giardino dell’Eden.


Continua....

IL TRIBUNALE DI JHWH

 IL TRIBUNALE DI JHWH

Continuazione dello studio: Gesù è il Signore.


In Romani 14:10-11 leggiamo:«… Poiché tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo.

Sta infatti scritto: “Come io vivo, dice il Signore [JHWH in ebraico], ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua darà gloria a Dio.”»

Il passo di Isaia al quale Paolo fa riferimento, dice: «Annunziatelo e presentate le vostre ragioni, sì, si consiglino pure insieme. Chi ha annunciato questo fin dai tempi antichi e l’ha predetto da lungo tempo? Non sono forse io, JHWH? Non v’è altro DIO fuori di me, un Dio giusto, un Salvatore; non c’è nessuno fuori di me. Volgetevi a me e siate salvate, voi tutte estremità della terra.

Poiché io sono Dio e non c’è alcun altro. Ho giurato per me stesso, dalla mia bocca è uscita una parola di giustizia, e non sarà revocata: ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua giurerà per me.» (Isaia 45:21-23)

L’accostamento di Paolo è rivelatorio. JHWH afferma che ogni ginocchio si piegherà davanti a Lui; Paolo vede in JHWH Cristo. Non solo. A volte Paolo traduce il nome proprio JHWH, direttamente con Cristo.

Confrontiamo Isaia 60:1 con Efesini 5:14.«Sorgi, risplendi, perché la tua luce è giunta, e la gloria di

JHWH si è levata su te.» «Perciò la Scrittura dice: “Risvegliati, o tu che dormi, risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te”»

Che poi Cristo sia il solo giudice degli uomini, lo ha detto Gesù stesso, in Giovanni 5:22-23

«Poiché il Padre non giudica nessuno, ma ha dato tutto il giudizio al Figlio, affinché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre, chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha

mandato»

Queste riflessioni conducono alla seguente conclusione: quando i primi cristiani attribuivano a Gesù il titolo di «Signore», confessavano che Gesù Cristo fosse JHWH. Così, il credente confessando: «Gesù è il Signore», afferma che Egli sia la Divinità dell’Antico Patto. Perciò, quando nel

Nuovo Patto troviamo il termine «Signore» riferito alla Deità, dobbiamo attribuirla a Gesù Cristo.

«Ma quando Israele si sarà convertito al Signore, il velo sarà rimosso.» (2Corinzi 3:16)

L’apostolo Paolo, riferendosi al popolo d’Israele, considera che l’israelita, leggendo l’Antico Patto, sia impedito a comprenderlo perché non ha fede in Cristo, quale JHWH. Il popolo di Dio comprenderà le Scritture solo quando si convertirà al «Signore». È evidente che qui il termine «Signore» si riferisca a Gesù Cristo perché, ancora oggi, il popolo d’Israele crede in Dio, nell’Elohim, ma non in JHWH quale Cristo.

Quando gli Israeliti crederanno che Gesù Cristo sia JHWH, Israele potrà dirsi «convertito», cioè avrà acquisito la giusta fede richiesta in tutte le Scritture.

Leggiamo nella lettera di Giacomo: «Siate pazienti anche voi; rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta

del Signore è vicina. Non lamentatevi gli uni degli altri, fratelli, affinché non siate giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli miei, prendete come modello di sofferenza e di pazienza i profeti, che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi proclamiamo beati coloro che hanno perseverato; avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la sorte finale che il Signore gli riserbò, poiché il Signore è pieno di misericordia e di compassione.» (Giacomo 5:8-11)

In questo brano, Giacomo nomina il Signore quattro volte. Poiché la venuta del «Signore» è riferita a Cristo, allora, i profeti parlarono da parte di Cristo e Cristo benedisse Giobbe.

Come si è detto, il nome proprio della divinità d’Israele, JHWH, è stato tradotto in greco dai Settanta con Kyrios, che nella nostra lingua è reso con Signore. Questo è anche il motivo, per il quale alcuni traduttori hanno preferito tradurre in italiano il Tetragramma con SIGNORE, anziché con Eterno: essi sono rimasti fedeli al greco. Purtroppo, anche questo atto di fedeltà al testo greco dei Settanta, non aiuta il lettore moderno e disinformato a comprendere che, ogni volta che nel testo è scritto SIGNORE, in realtà si dovrebbe leggere JHWH e scorgere, in tale gruppo consonantico, una Persona della trinità. Causa questa mancanza, il lettore sprovveduto discerne nel termine JHWH un termine comune riferito alla Divinità, oppure, una sorta di contenitore, nel quale è contenuta la trinità intera, cioè il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Se si voleva essere fedeli al greco, traducendo SIGNORE quando il testo rendeva JHWH, bisognava tradurre sempre con Padrone, termine corrispondente al plurale ebraico Adonaj, per differenziarlo dal primo.

In tal modo, sarebbe stata rispettata la distinzione tra Elohim, JHWH e Adonaj. In Amos 3:13, troviamo un esempio, indicante quanto la Scrittura diventi incomprensibile, se JHWH è tradotto con Signore.

La Nuova Riveduta rende: «“Ascoltate questo e testimoniatelo alla casa di Giacobbe”, dice Dio [Adonaj], il Signore [JHWH], Dio [Elohim] degli eserciti.»

La nuova Diodati rende: «“Ascoltate e attestatelo nella casa di Giacobbe”, dice il Signore, l’Eterno il DIO degli eserciti.» Mentre la Nuova Diodati ha distinto i tre nomi di Dio, la Nuova Riveduta, per non ripetere due volte «Signore», ha dovuto tradurre «Adonaj» con «Dio.» Il modo più corretto per riportare il nome proprio di Dio senza incorrere in alcun equivoco, sarebbe mantenerlo nella versione originale: JHWH. Così il lettore farebbe subito distinzione tra il nome proprio e i restanti nomi comuni generici del Dio d’Israele. Paolo ha racchiuso il messaggio cristiano in questo bellissimo brano Cristologico, ritenuto un inno dei primi cristiani: «Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù […] Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature [o cose] celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore[JHWH], alla gloria di Dio Padre.» (Filippesi 2:5-11)

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TENTARE JHWH

 TENTARE JHWH E IL PERDONO DI JHWH

In Deuteronomio 6:16, sta scritto di «Non tenterete JHWH Dio tuo.»

In Matteo 4:7, lo stesso versetto è tradotto: «Non tentare il Signore Dio tuo.»

Anche questa citazione è una prova che Gesù sia JHWH. I testimoni di Geova, per restare fedeli all’ebraico, traducono il passo di Matteo: «Non devi mettere alla prova Geova il tuo Dio.» Non vi è dubbio che, in quel momento, il Diavolo stesse tentando Gesù (Matteo 4:1). Citando il passo dell’Antico Patto, Gesù attesta di essere JHWH.

Che poi Gesù sia JHWH, è confermato da tanti altri testi. Sempre al momento della tentazione, Gesù rispose al Diavolo di adorare solo JHWH (Matteo 4:10). Quando Gesù nacque, lo adorarono gli angeli (Ebrei 1:6), i magi (Matteo 2:11) e divenuto adulto, i discepoli (Matteo 14:33). 

Gesù lasciò che gli uomini lo adorassero, perché Egli è JHWH; diversamente, si sarebbe contraddetto con quanto precedentemente proferito al Diavolo.

PERDONATI DA JHWH

Nel Salmo 32:2, leggiamo «Beato l’uomo a cui JHWH non imputa l’iniquità.»

In Romani 4:8, leggiamo «Beato l'uomo a cui il Signore non imputerà il peccato.»

Perdonare i peccati è una prerogativa esclusiva di JHWH. 

Quando era sulla terra, Gesù ha più volte rimesso i peccati (Matteo 9:2; Luca 7:48) per dimostrare che egli è JHWH e, quindi, che la sua non è semplicemente una vaga natura divina.

INVOCARE JHWH

 INVOCARE JHWH

Continuiamo  gli esempi del precedente: Gesù è il Signore.


In Gioele 2:32, è scritto che «chiunque avrà invocato di JHWH sarà salvato.»

In Romani 10:13, e Atti 2:21, lo stesso versetto è tradotto: «Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.»

Facciamo una breve riflessione in merito a queste due citazioni. I Testimoni di Geova sono conosciuti per il loro zelo perché traducono sempre il nome di Dio, JHWH, con Geova. In questo modo essi vogliono far risaltare che Geova sia Dio Padre, mentre Gesù Cristo sarebbe solamente il figlio, undio inferiore. 

Nelle loro traduzioni, troviamo il nome Geova anche nel Nuovo Patto, benché sia stato scritto in greco e questo perché, ogni qualvolta riportano una citazione dell’Antico Patto nella quale si trovi scritto JHWH, essi lo traducono con Geova (Anche se non è sempre così. Vedi Matteo 2:13,19). 

Da un lato questo è lodevole, anche se il nome proprio impronunciabile JHWH va letto Jahweh e non Geova perché altrimenti si dovrebbe leggere allelu-ge anziché allelu-ja, dato che allelu-ja significa «lodate Jahveh», di cui Jh è il nome contratto di Jahweh. Così, i due versetti citati nella loro traduzione rendono: «E chiunque invocherà il nome di Geova sarà salvato.» In questo modo, gli appartenenti a quel gruppo religioso desiderano testimoniare che sarà salvato, solamente chi invocherà il nome di Geova (cfr. Michea 7:7; Isaia 12:2). Se però andiamo a leggere in Atti 16:31, troviamo scritto: «Credi nel Signore Gesù Cristo, e sarai salvato tu e la casa tua.»

Paolo e Sila dissero che la salvezza si ottiene mediante la fede nel Signore Gesù. Paolo riconosce Cristo, quale nostro salvatore (Tito 1:4; 3:6). 

La conclusione più ovvia è: o Geova non è il solo Salvatore, oppure, Gesù Cristo è Geova, il Salvatore. 

Mentre i Testimoni di Geova sono costretti a dichiarare che vi sono due salvatori (cosa più che assurda), la seconda ipotesi, che Gesù sia JHWH, è attestata in tutto il Nuovo Patto (Luca 2:11; Atti 4:12).

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Gesù è il Signore

 



GESÙ È IL SIGNORE


In questa sezione di studio daremo risposta alle domande, che ci siamo posti all’inizio della nostra ricerca: «Cosa volevano intendere i primi cristiani
quando attribuivano a Gesù il titolo di “Signore”?

Era un semplice titolo di rispetto, un altro nome di Dio, o qualcosa di più profondo?

Cosa vogliamo noi intendere, oggi, quando affermiamo che Gesù è il Signore?»
Per comprendere la risposta, dobbiamo ricordare che l’Antico Patto è stato scritto quasi tutto in Ebraico, mentre il Nuovo Patto in greco.

Perciò, le Bibbie che possediamo nella nostra lingua sono una traduzione delle lingue originali. Questo dato di fatto ci aiuta a comprendere le difficoltà che incontreremo nell’esaminare i nomi di Dio.
Abbiamo preso atto che il Creatore, JHWH, si è rivelato ad  un popolo, quello Ebraico.

Noi possiamo trovare la rivelazione della Sua Persona nei 39 libri scritti, sì, da uomini ebrei, ma da Lui stesso ispirati.

Dio, quindi, si è espresso nella lingua e secondo la cultura del popolo ebraico.

Per questo, in ebraico i nomi dati alla Divinità d’Israele, sono:
· Adonaj,
· Elohim,
· JHWH.
Oggi, noi possediamo questi testi, scritti originariamente in ebraico, nella loro traduzione greca. Per comprendere il valore della traduzione dell’Antico
Patto in greco, dobbiamo fare un breve passo a ritroso nella storia.
Tolomeo Filadelfo (285-247 a.C.), incaricò 72 eruditi ebrei di tradurre tutto l’Antico Patto in greco volgare (Koiné). Questa traduzione, venne chiamata la LXX (Settanta). Il Pentateuco fu terminato al tempo di Tolomeo, mentre il resto dell’Antico Patto finì di essere tradotto verso il 150 a.C. La versione dei settanta (LXX) fu adottata come testo dell’Antico
Patto da Gesù e dai primi cristiani.

Una prova che sia Gesù, sia i primi cristiani, adottassero la LXX come testo autorevole della Parola di Dio, proviene dalla traduzione del versetto 7:14 di Isaia, riportata da Matteo, al
capitolo uno e versetto ventitré, in riferimento a Maria la madre di Gesù.
Nell’ebraico, nel libro di Isaia, leggiamo:
«Perciò il Signore stesso vi darà un segno: Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio, e lo chiamerà Emmanuele.»
Nelle nostre versioni del vangelo di Matteo troviamo scritto:
«La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele, che tradotto vuol dire: “Dio con noi.”»
La differenza è evidente. In Ebraico abbiamo una giovane che partorirà,
mentre nelle nostre versioni, abbiamo una vergine. Come mai quest’apparente discordanza? Perché le citazioni dell’Antico Patto, riportate nel Nuovo Patto, sono prese dalla versione Septuaginta, che è la più antica traduzione del testo ebraico in lingua greca.
Nel testo ebraico, abbiamo almah, cioè giovane.
Nella traduzione greca, abbiamo parthénos, cioè vergine.
Questo dimostra che i primi cristiani adottassero, come Parola di Dio, anche la versione dei LXX.
In relazione alla nascita miracolosa e unica di Gesù, è ottima la riflessione di Ravi Zacharias, apologeta, nato in India: «Le prove migliori a favore di qualsiasi storia improbabile, sono quelle che provengono da fonti che avrebbero interesse ad attestarne la falsità. Esistono varie fonti che avevano tutto da perdere nel testimoniare della verità della nascita da una vergine, eppure
lo hanno fatto […] il sostegno maggiore a favore della verità della nascita di Gesù da una vergine proviene, incredibilmente, dall’Islam, che per secoli è stato in netta opposizione al vangelo cristiano. Infatti il Corano, scritto seicento anni dopo la nascita di Gesù, afferma chiaramente che Gesù è nato da una vergine (Sura 19:19-21). Se non fosse stato vero, a pro di che affermarlo, dato che l’Islam non ne traeva certo vantaggio?»
Poiché l’Antico Patto è stato tradotto in greco, la domanda più ovvia è: «Se i tre nomi di Dio espressi nella lingua ebraica non si trovano citati come tali in greco, in che modo li hanno tradotti i settanta eruditi ebrei,Ravi Zacharias, Perché tra i tanti proprio Gesù?, Italia Per Cristo Editore, Roma.
Nella loro versione? Dato che anche tutto il Nuovo Testamento ci è pervenuto in greco e in esso non troviamo nessuna traccia del nome ebraico JHWH, come hanno tradotto in greco, i primi cristiani, il nome proprio della Divinità d’Israele?» Dalla risposta che daremo a questa domanda, dipende gran parte della nostra comprensione della Scrittura.
I tre nomi di Dio in greco sono stati resi con:
· Despota, «Signore» o «Padrone», che è l’equivalente di Adonaj.
· Theos, «Dio», che è l’equivalente di Elohim.
· Kyrios« Signore», che è l’equivalente di JHWH.
Troviamo i tre nomi citati assieme solo in un versetto, nella lettera di Giuda.

«Si sono infatti infiltrati tra di voi certi uomini, che sono stati da tempo designati per questa condanna, empi che mutano la grazia del nostro Dio [Theos] in immoralità e negano l’unico Padrone [Despota] Dio e il Signor [Kyrios] nostro Gesù Cristo.» (Giuda 4)
Come abbiamo già accennato, proprio perché i nomi ebraici della divinità d’Israele non si trovano nelle traduzioni greche e di conseguenza nelle lingue di altre versioni, dobbiamo cogliere dietro alle apparenti espressioni comuni, i nomi riferiti a JHWH. Infatti, quando troviamo scritto Signore Dio (Matteo 4:7, 19; 22:37; Marco 12:29-30; 1Pietro 3:15;
Apocalisse 4:8; 11:17; 16:7; 22:5), altro non è che la traslazione dell’ebraico JHWH Elohim.
Prendiamo in esame i tre nomi in greco riferiti alla Divinità.
1. IL TERMINE SIGNORE (KYRIOS)
Il termine greco Kyrios, «signore», era una parola usata nella LXX per tradurre JHWH (che era letto dagli ebrei Adonaj - Mio Signore).
Vediamone qualche esempio. Grande Commentario Biblico,

 Queriniana, 1974, pag 1827.

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