Queste riflessioni hanno messo in evidenza che, quando nella Scrittura incontriamo il nome proprio della Divinità d’Israele, JHWH, dobbiamo scorgervi la Persona di Gesù Cristo. Questa verità, in certi ambienti, è anche accolta; ma molti cristiani hanno difficoltà ad accettare che, quando leggiamo il nome proprio di Dio, esso si riferisca solo alla Persona di Cristo e non anche al Padre, allo Spirito Santo, o alla Trinità. Mi rendo conto che stia diventando sempre più intellettualmente rispettabile confessare le incertezze, invece di affermare le certezze e che non essere esclusivisti, abbia il vantaggio di non crearsi degli avversari; ma, da quanto abbiamo studiato, è molto difficile giungere a conclusioni diverse. È vero che sia la Persona del Padre, sia la Persona dello Spirito Santo sussistono nell’unico Dio, ma non dobbiamo confondere le Tre Persone della Trinità; altrimenti, dal momento che Gesù è Dio, il Padre è Dio e lo Spirito Santo è Dio, potremmo concludere che in croce sia morto il Padre o lo Spirito Santo.
JHWH è una delle Tre Persone della Trinità, cioè Gesù Cristo. Lo scopo di questo studio è rendere chiara a chiunque tale affermazione.
Gesù, attestando di essere JHWH, non si limitò esclusivamente alla locuzione «IO SONO». Egli più volte ha inteso far comprendere anche in altro modo questa verità nelle varie conversazioni tenute con i giudei. «Voi investigate le Scritture, perché pensate di aver per mezzo di esse vita eterna; ed esse sono quelle che testimoniano di me. Ma voi non volete venire a me per avere la vita .
Non pensate che io vi accusi presso il Padre, c’è chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza; infatti se voi credeste a Mosè, credereste anche a me, perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come crederete alle mie parole?» (Giovanni 5:39-47)
Gesù non ha mai detto che Mosè ha scritto del Padre.
I giudei leggevano ogni giorno le Scritture. Credevano in queste. Non vi scorgevano però la Persona di Gesù Cristo. Essi sostenevano di credere a Mosè; e, quindi, nel Dio che si era a lui rivelato. Secondo Gesù però, essi erano falsi, perché non credevano in Lui. Credere a Mosè, significa credere alla testimonianza insita nei suoi scritti riguardo a Cristo. Non solo i giudei avevano un velo il quale impediva loro di vedere la Persona di Cristo nell’Antico Patto (2Corinzi 3:15), ma anche i discepoli di Cristo.
Essi avevano ascoltato il Maestro per quasi tre anni, eppure, la loro mente era ottenebrata e il loro cuore incredulo. Leggiamo in Luca 24:25-27: «Allora egli disse loro: “O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto!
Non doveva il Cristo soffrire tali cose, e così entrare nella sua gloria?”.
E cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture le cose che lo riguardavano.» I discepoli sulla via di Emmaus non «vedevano» il Cristo e, per far comprendere loro chi avevano accanto, Gesù iniziò a spiegare i passi dell’Antico Patto che facevano riferimento alla sua presenza.
Cominciando dalla Genesi, Egli percorse tutti i libri storici.
Chi di noi sarebbe in grado di fare ciò? Leggiamo ancora in Luca 24:44: «Poi disse loro: “Queste sono le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: che si dovevano adempiere tutte le cose scritte a mio riguardo nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi.”» Richiamando a tal proposito i Salmi, Gesù intendeva non soltanto il libro indicato con questo nome, ma anche i cantici della Torah e i Neviim (I Profeti, Giosuè, Giudici, Samuele, Re, Isaia, Geremia, Ezechiele, e i profeti minori).
Gesù affermava, così, la sua presenza negli eventi storici del popolo d’Israele.
Alcune famose espressioni di Gesù acquistano un significato nuovo, alla luce di quanto stiamo considerando. «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Matteo 23:37)
Come si spiega che Gesù abbia voluto, molte volte, raccogliere i figli d’Israele per proteggerli, se il suo ministero è durato solo tre anni? L’affermazione risulta chiara solo se JHWH è il Cristo che, più volte, con la sua presenza fisica (Deuteronomio 4:37), ha invitato gli Ebrei a mettersi sotto la sua protezione. Con tali discorsi, Gesù attestava ciò che abbiamo considerato: l’Antico Patto testimonia e in modo evidente la Sua presenza; i profeti hanno testimoniato di Lui. Chi, dunque, non crede a ciò che è scritto nella Torah, non può credere a ciò che Gesù afferma, giacché Egli non fa altro che confermare quanto è testimoniato nelle Scritture. Le affermazioni di Gesù non potevano non colpire i giudei. Gesù stava affermando: «Voi leggete ogni giorno le Scritture perché pensate che esse vi diano la vita eterna, ma non vi rendete conto che esse non fanno altro che parlare di me.» In definitiva, Gesù stava asserendo d’essere Egli stesso il soggetto-oggetto dell’Antico Patto e che l’Antico Patto stesso non fosse altro se non il racconto della sua vita, il vangelo della sua presenza. Ridurre la presenza di Cristo solo a quanto contenuto nelle profezie, nelle tipologie e nei riti, significa eliminare il centro del messaggio.
Per comprendere la portata di quest’ultima affermazione, dobbiamo fare un paragone. Mentre i Musulmani, ancora oggi, recitano: «Le ilè illalà ue Muhammed rasud Allah», cioè «Non c’è Dio all’infuori di Allah e Maometto il suo profeta »; noi potremmo dire, in riferimento a Gesù: «Non c’è Dio all’infuori di JHWH e JHWH è il suo profeta.» Gesù è l’annunciatore di se stesso. La presenza di Cristo è, dunque, reale in tutto l’Antico Patto. Possiamo rinvenirla sia nel nome di Dio, JHWH, sia nell’Angelo di JHWH, sia nell’Angelo che precedeva e seguiva il popolo. Sottolineiamo quest’ultimo aspetto: «Allora l’Angelo di DIO, che camminava davanti all’accampamento d’Israele, si spostò e andò a mettersi dietro loro; anche la colonna di nuvola si mosse dal davanti e andò a mettersi dietro a loro» (Esodo14:19)
Una Persona, definita Angelo, un termine il cui significato è identico a messaggero, camminava alla testa del popolo ebraico. È evidente che questa parola evoca nella nostra mente un essere spirituale con le ali; ma come abbiamo sottolineato negli studi precedenti, questa parola è usata anche a proposito della manifestazione di JHWH.
Nel parlare di se stesso JHWH usa la parola «angelo». Sul monte Sinai, al capitolo venti, JHWH dà delle leggi e, al capitolo ventitré, fa una promessa: «Ecco, io mando un Angelo [cioè la mia presenza] davanti a te per vegliare su di te lungo la via, e per farti entrare nel luogo che ho preparato.
Stai attento davanti a lui e ubbidisci alla sua voce; non ribellarti a lui, perché egli non perdonerà le vostre trasgressioni, poiché il mio nome è in lui. Ma se ubbidisci pienamente alla sua voce e fai tutto quello che dirò, io sarò il nemico dei tuoi nemici e sarò l’avversario dei tuoi avversari; poiché il mio Angelo [messaggero] andrà davanti a te e ti farò entrare nel paese degli Amorei, degli Hittei, dei Perezei, dei Cananei, degli Hivvei e dei Gebusei, e li sterminerò» (Esodo 23:20-23) Ancora una volta, JHWH promette di mandare un angelo.
Quest’angelo doveva essere ubbidito, perché non avrebbe perdonato i peccati. Chi perdona i peccati, se non JHWH? A quale voce bisogna ubbidire, se non a quella di JHWH? Ma il popolo si ribella e si fa un vitello d’oro. Mosè ritorna davanti a JHWH (Esodo 32:31) e chiede perdono per il popolo. JHWH lo invita a compiere la sua missione e rinnova una promessa. «Ora va’ conduci il popolo dove ti ho detto. Ecco, il mio Angelo andrà davanti a te, ma nel giorno che verrò a punire io li punirò del loro peccato» (Esodo 32:34) In effetti, JHWH colpisce il popolo (Esodo 32:35).
In seguito, JHWH ripete la promessa. «JHWH disse a Mosè: “Va’, sali di qui, tu col popolo che hai fatto uscire dal paese d’Egitto, verso il paese che promisi con giuramento ad Abrahamo, a Isacco e a Giacobbe, dicendo: ‘Io lo darò alla tua discendenza’. Io manderò un Angelo [messaggero] davanti a te e scaccerò i Cananei, gli Amorei, gli Hittei, i Perezei, gli Hivvei e i Gebusei. Sali verso il paese dove scorre latte e miele, poiché io non salirò in mezzo a te, perché sei un popolo di collo duro, e non abbia così a sterminarti per via”» (Esodo 33:1-3) La presenza del Cristo nell’Antico Patto 111 JHWH promette di essere con Mosè; ma promette anche che non starà più con il popolo d’Israele. Mosè si costruisce una tenda fuori dall’accampamento e lì parla «bocca a bocca» con JHWH (33:7-11).
(La stessa espressione della LXX, la troviamo in 2Giovanni 12, e 3Giovanni 14). A questo punto, Mosè desidera conoscerLo meglio; e, allora, JHWH promette la sua presenza fisica che Mosè dà per scontata. «Verrò io di persona con te » (Mariani e Garofalo). (33:12-17)
La Bibbia Concordata traduce «La mia faccia verrà..», e poi commenta «La faccia del Signore equivale al Signore stesso.» Mosè diventa sempre più ardito, chiedendo a JHWH di vederne la gloria, ma JHWH risponde che non è possibile vedere la sua faccia gloriosa e vivere, esaudendolo, così, solo in parte (Esodo 33:18-23 e 34:1-9).
Quando Mosè testimonierà al re di Edom, quasi alla fine del viaggio, circa dopo quarant’anni dirà: «Ma, quando gridammo all’Eterno, egli udì la nostra voce e mandò un Angelo [messaggero], e ci fece uscire dall’Egitto; ed eccoci ora in Kadesh, una città ai margini dei tuoi confini» (Numeri 20:16)
Ogni pio israelita era a conoscenza di questa presenza durante il viaggio verso la terra promessa, perciò le preghiere dei salmisti, alla luce di queste riflessioni, non possono che essere prese alla lettera. «O DIO, quando uscisti davanti al tuo popolo, quando tu marciasti attraverso il deserto…» (Salmo 68:7)
L’angelo, il messaggero, era la Divinità d’Israele, JHWH.
Anche Stefano, prima di morire martire, riassumendo la storia d’Israele, si riferisce ad un angelo: «Passati quarant’anni, l'angelo del Signore gli apparve [si lasciò vedere] nel deserto del monte Sinai, nella fiamma di fuoco di un roveto.
Alla vista di ciò, Mosè rimase stupito di quel che vedeva, e come si avvicinava per osservare, udì la voce del Signore, che diceva: “Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abrahamo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”.
Ma Mosè, tremando tutto, non arLa presenza del Cristo nell’Antico Patto 112 diva alzare lo sguardo. Allora il Signore gli disse: “Togliti i calzari dai piedi, perché il luogo sul quale stai è terra santa. Ho certamente visto l’afflizione del mio popolo in Egitto e ho udito i loro sospiri, e sono disceso per liberarli; or dunque vieni, io ti manderò in Egitto”. Quel Mosè che avevano rifiutato, dicendo: “Chi ti ha costituito principe e giudice?”. Quello mandò loro Dio come capo e liberatore, per mezzo dell’angelo che gli era apparso nel roveto. Egli li condusse fuori, operando segni e prodigi nel paese di Egitto, nel Mar Rosso e nel deserto, per quarant’anni. Questi è quel Mosè che disse ai figli d’Israele: “Il Signore Dio vostro susciterà per voi, tra i vostri fratelli, un profeta come me. Ascoltatelo!”.
Questi è colui che nell’assemblea nel deserto fu con l’angelo che gli parlava sul monte Sinai e con i nostri padri; e ricevette le parole viventi per trasmetterle a noi.» (Atti 7:30-38) L’angelo, al quale si riferisce Stefano, non è un essere spirituale con le ali; giacché al roveto, a parlare con Mosè fu il DIO di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, cioè JHWH. Su questo non vi sono dubbi. L’autore della lettera agli Ebrei lo afferma esplicitamente.
«[Mosè] Per fede lasciò l’Egitto senza temere l’ira del re, perché rimase fermo come se vedesse colui che è invisibile.» (Ebrei 11:27) In greco, quest’affermazione ha il seguente significato: «Per tutto il tempo che Mosè stette saldo, vedeva Colui che è invisibile.» Quest’angelo era JHWH. Molto significative sono le parole del profeta Isaia (Isaia 63:9) che, espressamente, dichiara la salvezza del popolo d’Israele da parte di JHWH e non tramite un angelo. Mentre il Diodati e la nuova Diodati rendono: «L’Angelo della sua presenza li salvò», la Bibbia di Fulvio Nardoni, di Salvatore Garofalo, di Bonaventura Mariani, la Nuova Riveduta, la Bibbia Oscar Mondadori, e altre ancora, traducono: «Non un messaggero o un angelo, ma la sua presenza li salvò.» Non è stata la presenza di un angelo con le ali a salvare il popolo dal paese d’Egitto, ma la presenza di JHWH stesso. Come già detto, indirettamente abbiamo nel Nuovo Patto una testimonianza che non possiamo ignorare, in merito alla divinità dell’Angelo
Quando l’apostolo Paolo fu condotto davanti al sinedrio per giustificarsi di una colpa inesistente, nel libro degli Atti, leggiamo: «sapendo che una parte dei presenti era composta di sadducei e l’altra di farisei gridò a quelli del sinedrio: “Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei, è a motivo della speranza e della risurrezione dei morti che sono giudicato.” Appena egli disse questo, nacque un dissenso fra i farisei e i sadducei, e l’assemblea si divise; infatti i sadducei dicono che non vi è risurrezione né angelo, né spirito, mentre i farisei affermano l’una e l’altra cosa.» (Atti 22:6-8)
Come è possibile che i Sadducei, i quali studiavano le Scritture meticolosamente, negassero l’esistenza degli angeli, quando tutto l’Antico Patto non parlava di altro e, soprattutto, dell’Angelo di JHWH? La spiegazione più ovvia è che i Sadducei ritenessero l’Angelo di JHWH la loro stessa Divinità. Anche i primi discepoli di Cristo hanno fatto delle dichiarazioni incredibili: «Costui trovò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia che, tradotto, vuol dire: Il Cristo”; e lo condusse da Gesù. Gesù allora, fissandolo, disse: “Tu sei Simone, figlio di Giona; tu sarai chiamato Cefa che vuol dire: sasso.” Il giorno seguente, Gesù desiderava partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: “Seguimi.” Or Filippo era di Betsaida, la stessa città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse:
“Abbiamo trovato colui, del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, il figlio di Giuseppe”» (Giovanni 1:41-45)
I discepoli, benché non conoscessero ancora Gesù come il Cristo, dissero che Egli era il Messia, e COLUI del quale avevano scritto Mosè nella legge, e i profeti. Quel «Colui» si riferiva ad una Persona della quale Mosè aveva scritto. Chi poteva essere «Colui», se non JHWH?