Avendo già trattato questo argomento nella mia pagina facebook- Gesù morì di venerdì ?
Ho voluto aggiornare alcuni aspetti.
Da secoli, la religione
cattolica, molto probabilmente condizionata dall'opinione che Agostino esprime
nel suo libro "De Trinitade", insegna che Gesù morì il venerdì della
settimana di pasqua e risuscitò la domenica, il primo giorno della settimana
ebraica. Ma questo insegnamento è in forte contraddizione con le parole di
Gesù, il quale affermò che sarebbe rimasto tre giorni e tre notti nella tomba.
“Allora alcuni scribi e farisei, lo interrogarono, dicendo: "Maestro,
noi vorremmo vedere da te qualche segno". Ma egli, rispondendo, disse
loro: "Questa malvagia e adultera generazione chiede un segno, ma nessun
segno le sarà dato, se non il segno del profeta Giona. Infatti, come Giona fu
tre giorni e tre notti nel ventre del grosso pesce, così starà il Figlio
dell'uomo tre giorni e tre notti nel cuore della terra” (Matteo 12:38-40).
Se Gesù avesse parlato solo di tre giorni, era anche possibile vederla
diversamente, ma poiché ha chiaramente detto che sarebbe rimasto nella tomba tre
giorni e tre notti, per forza di cose devono essere trascorsi tre giorni
completi prima della sua resurrezione, cioè più di 72 ore. Questo è in
contrasto con l’insegnamento tradizionale del cattolicesimo romano, il quale
vuole che Gesù muoia il venerdì, per risuscitare prima di 48 ore. La ragione
che ha indotto la religione cattolica a ritenere che Gesù sia morto il venerdì,
scaturisce dalla affermazione della Scrittura secondo la quale Egli morì prima
del sabato. “E, dopo averlo tirato giù dalla croce, lo avvolse in un
lenzuolo e lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, dove nessuno era ancora
stato sepolto. Era il giorno della Preparazione, e il sabato stava per
cominciare. Le donne, che erano venute con Gesù dalla Galilea seguendolo da
vicino osservarono il sepolcro e come vi era stato deposto il corpo di Gesù;
poi esse tornarono a casa e prepararono gli aromi e gli unguenti, e durante il
sabato si riposarono, secondo il comandamento. Ora nel primo giorno della
settimana, al mattino molto presto esse, e altre donne con loro, si recarono al
sepolcro, portando gli aromi che avevano preparato” (Luca 23:53 - a 24:1;
Marco 15:42). Poiché quando morì Gesù il sabato stava per cominciare, se
ragioniamo secondo la nostra cultura, il giorno precedente al sabato è il venerdì,
perciò, il cattolicesimo romano ha concluso che Gesù è morto di venerdì. Ma,
ancora una volta, il cattolicesimo è stato vittima di una errata
interpretazione. Esaminiamo i fatti.
Secondo
l’evangelo di Marco (16:1-2), le donne comprarono gli
aromi dopo il sabato, mentre, secondo il racconto di Luca (23:56), esse li comprarono prima del sabato.
Come mai questa contraddizione? Questo non dimostra una discordanza nei
racconti dei quattro vangeli? Questa apparente dissonanza è data dal fatto che,
per noi che non siamo ebrei, il sabato è solo un giorno della settimana, mentre
per gli ebrei il sabato, cioè shabbat, è definito anche qualsiasi
giorno, o addirittura anche ad un anno festivo consacrato all’Eterno. Ecco un
esempio nella legge di Dio: "Parla ai figli d'Israele e di' loro:
Quando entrerete nel paese che io vi do, la terra osserverà un sabato di
riposo per l'Eterno. Per sei anni seminerai il tuo campo, per sei anni
poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; ma il settimo anno sarà un
sabato di riposo per la terra, un sabato in onore dell'Eterno; non
seminerai il tuo campo ne poterai la tua vigna” (Levitico 25:2-4). Israele,
dunque, aveva un anno di riposo per la terra che veniva chiamato sabato.
Inoltre, per la nostra cultura, noi siamo abituati a pensare a un solo sabato
alla settimana, mentre, per il calendario ebraico, era abbastanza comune avere
più sabati, cioè feste, nella stessa settimana. Infatti, nella settimana degli
azzimi, che iniziava con la Pasqua, facevano festa sia il quattordicesimo
giorno che il quindicesimo, cioè due sabati di Pasqua consecutivi. “Nel
quattordicesimo giorno del primo mese sarà la Pasqua in onore dell'Eterno. E il
quindicesimo giorno di quel mese sarà festa. Per sette giorni si mangerà pane
senza lievito” (Numeri 28:16-17). L’evangelista Giovanni, notando che il
giorno che stava per iniziare era un gran giorno, si riferiva appunto al
quindicesimo giorno. “Or i Giudei, essendo il giorno di Preparazione,
affinché i corpi non rimanessero sulla croce il sabato, perché quel sabato era
un giorno di particolare importanza, chiesero a Pilato che fossero loro
spezzate le gambe e fossero portati via” (Giovanni 19:31). Tenendo presente
che le donne non potevano comprare gli aromi il quindicesimo giorno perché era
festa, cioè un sabato, esse li comprarono il giorno dopo, cioè il sedicesimo.
Il giorno successivo, il diciassettesimo, era il sabato settimanale, il giorno
che seguiva il venerdì, e le donne si riposarono (Luca 23-56). Solo il giorno
seguente, il diciottesimo giorno del mese, esse poterono andare al sepolcro per
ungere il corpo di Gesù. Noi siamo abituati a considerare gli eventi che
leggiamo nei vangeli, come episodi consecutivi uno all’altro, ma nella
settimana in cui morì Gesù, ci furono tre giorni festivi, cioè tre sabati, il
sabato della pasqua, il sabato del giorno dopo, e il sabato del giorno della
settimana, divisi da un giorno lavorativo. E’ in quel giorno lavorativo
che le donne comprarono gli aromi. Questa è la ragione per cui nei vangeli
leggiamo che le donne comprarono gli aromi sia prima del sabato che dopo il
sabato. In effetti, gli evangelisti in greco, riferendosi al sabato, usano il
plurale. Ecco come rendono alcune traduzioni. “Ora, alla fine dei sabati,
all'alba del primo giorno dopo i sabati, Maria Maddalena e l'altra
Maria, andarono a vedere il sepolcro” (Matteo 28:1). I tre sabati sono
dunque il bandolo di una apparente contraddizione dei vangeli.
Per comprendere meglio gli
avvenimenti della settimana di pasqua, facciamo i conti a ritroso.
- Il 18mo giorno era domenica,
cioè il primo giorno della settimana.
- Il 17mo giorno era il sabato
settimanale, giorno di riposo.
- Il 16mo giorno era venerdì,
giorno feriale.
- Il 15mo giorno era giovedì,
giorno festivo, di riposo, quindi un shabbat secondo la cultura ebraica.
- Il 14mo giorno era Mercoledì,
quando Gesù morì.
Una simile prospettiva, ci induce a pensare che passarono
quattro giorni dalla morte alla resurrezione di Gesù. Ma, ancora una volta,
dobbiamo fare i conti con le usanze ebraiche. Poiché gli ebrei iniziavano a
contare i giorni dalle 18 di sera per terminare alle 18 di sera del giorno
successivo (Levitico 23:32), facciamo i conti dei giorni alla luce di questa
usanza. Gesù celebrò la Pasqua il primo giorno degli azzimi, alla sera verso le
ore 18 (Matteo 26:17,20). A notte inoltrata fu tradito, al mattino andò da
Pilato (Matteo 27:1-2), a mezzogiorno fu crocifisso (Matteo 27:45), al
pomeriggio, alle ore tre, cioè alle 15, morì (Matteo 27:45-50), e fu sepolto
prima di sera, cioè prima delle 18. Tutto questo avvenne in uno stesso giorno,
il quattordicesimo, cioè il Mercoledì, il quarto giorno della settimana. Gesù,
quindi, morì nel giorno della pasqua ebraica.
Ora facciamo i conti dei giorni
in cui Gesù rimase nel sepolcro. Gesù morì alle ore 15 del Mercoledì, il quarto
giorno della settimana, e fu sepolto prima di Giovedì ore 18.
Inizio Giovedì ore 18, fino
inizio del Venerdì ore 18 Primo
giorno
Inizio Venerdì ore 18, fino
inizio del Sabato ore 18 Secondo
giorno.
Inizio Sabato ore 18, fino inizio del primo giorno della
settimana ore 18 Terzo giorno.
Quando Gesù risuscitò, erano
passati tre giorni e tre notti, come egli aveva profetizzato. Morendo il quarto
giorno della settimana, cioè il mercoledì, e risuscitando il settimo, cioè il
sabato, i conti tornano.
Ancora una volta la Scrittura è superiore ad ogni autorità religiosa, e a ogni interpretazione di persona autorevole, come può essere quella di Agostino. Egli scrisse, in "De trinitade", che Gesù non stette tre giorni e tre notti nella tomba concludendo: "Le ragioni che da parte mia ho presentato le ho desunte dall'autorità della Chiesa - tali quali ce l'hanno tramandate gli antichi - dalla testimonianza della Scrittura, dalle leggi dei numeri e delle proporzioni. Ora nessun saggio vorrà andare contro la ragione, nessun cristiano contro la Scrittura, e nessun uomo pacifico contro la chiesa". L'acume, l'intelligenza, lo spirito dei padri della chiesa sono da ammirare, ma la chiesa stessa, rappresentata dalla Tradizione dei Padri è soggetta a sbagliare, perché la Verità è solo una persona: Gesù Cristo e la Sua Parola. Se noi siamo abituati a sottomettere i nostri ragionamenti e la nostra logica alla Parola di Dio, se riteniamo la Scrittura più autorevole delle nostre opinioni, allora saremo in grado di afferrare il messaggio contenuto nella Parola di Dio. Possiamo avere dei dubbi in merito alla nostra comprensione, ma non dobbiamo mai dubitare ciò che la Scrittura afferma. Se Gesù ha detto che sarebbe stato sepolto tre giorni e tre notti, qualsiasi interpretazione che diamo ai fatti storici dei vangeli, deve concordare con ciò che Gesù ha detto.
Alla luce di quanto fin qui
sostenuto, la religione cattolica dovrebbe umilmente ammettere che oltre ad
affermare cose vere perché conformi alla Scrittura, essa persiste anche in
tante cose false. Ma dovrebbe soprattutto riconoscere che l’autorità di cui si
vanta non le è data da Dio. L’esortazione di Agostino che nessun uomo pacifico
dovrebbe andare contro la chiesa è molto pericolosa, per almeno due motivi. Il
primo è racchiuso in una frase di Mill, in “Essays on Liberty”, che
trovo assai perspicace. “Se tutta l’umanità fosse dello stesso parere, e una
sola persona fosse di parere contrario, l’umanità non potrebbe essere
giustificata se mettesse a tacere quella persona, più della persona stessa se,
avendone la possibilità, mettesse a tacere tutta l’umanità”. La seconda ragione
per la quale è assurdo ritenere sbagliato contestare la presunta autorità del
cattolicesimo romano, è che grandi uomini di Dio si sono scagliati contro il
cattolicesimo romano, e, mentre molti di questi sono condannati al rogo o
uccisi, alcuni di essi sono stati riconosciuti giusti, altri dichiarati santi.
Proprio perché la storia ci insegna questo, come è stato detto, il potere
assoluto corrompe chi lo possiede perché, nel momento in cui l’uomo ha in mano
questo potere assoluto, nutre anche la convinzione di essere infallibile e di
essere uno strumento dello Spirito Santo. Quindi, per non far cadere il
prossimo in un simile, diabolico errore, è opportuno, saggio e giusto,
riconoscere il potere assoluto solo a Dio.
Gesù Cristo, dunque, per quanto
se ne dica, non è morto il Venerdì, ma il Mercoledì, e stette nel sepolcro tre
giorni e tre notti per risuscitare il primo giorno della settimana. Poiché non
è mia intenzione focalizzare l’attenzione solo sul giorno in cui morì Gesù,
dobbiamo ricordare che la resurrezione di Cristo è un episodio unico. Dopo duemila
anni, si parla ancora di questo straordinario evento; evento, che dovrebbe
scuotere anche gli scettici più radicali. Gesù è risorto per testimoniare della
sua Divinità, e per attestare davanti al mondo che, coloro che hanno posto fede
in Lui, hanno ragione. Chi crede in Buddha, in Maometto o in qualsiasi altro
profeta, non ha nessuna prova che la sua fede sia vera, mentre la
resurrezione di Gesù Cristo è una testimonianza e una prova eterna che il
cristiano si porta nel cuore e che l’accompagna fino al giorno in cui comparirà
davanti a Dio. “Questa è la parola della fede, che noi predichiamo; poiché
se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo
ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Col cuore infatti si crede per
ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione, per ottenere salvezza,
perché la Scrittura dice: "Chiunque crede in lui non sarà svergognato"
(Romani 10:8-11).
Personalmente, trovo la ricostruzione convincente per due motivi. Il primo ê che marco è una probabilissima fonte di Luca, e quindi Luca non aveva interesse a contraddirlo così se non interpretasse una settimana con due shabbat. Il secondo motivo è che Matteo, se non ricordo male, per il pane usa artos, e non azymos, quindi intendendo più probabilmente un pane lievitato, quindi non un giorno di pesach. Ciò nonostante, devo ammettere questo: ho fatto leggere tale ricostruzione cronologica della morte di Gesù a degli storici della religione, sia credenti che non, sia cristiani che non, e mi hanno detto che è sbagliata perché i vangeli sono chiari nell'indicare la morte di venerdì. Per il segno di Giona bisogna dire che gli altri evangelisti non lo intendono affatto come legato ai tre giorni, e si tratta anzi evidentemente di una profezia post-factum per la quale non è necessaria alcuna corrispondenza esatta (in pratica l'evangelista ha aggiunto i tre giorni per cercare di spiegare quando e in che modo si sarebbe avverata quella profezia, anche se evidentemente altri non erano d'accordo con l'interpretazione). Pure, riguardo il sabbaton, mi hanno detto (ma l'avevo letto pure io in dei commentari linguistici) che non può essere inteso come un "sabati" plurale senza portare qualche giustificazione più forte, che abbiamo casi simili di parole normalmente intese al singolare, e che in essenza nessuno sa esattamente cosa si volesse intendere con tale forma.
RispondiEliminaGrazie Mimmo per questo tuo bellissimo contributo !
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