L'Io Sono nel vangelo di Giovanni 1:1.
GIOVANNI 4:26 «Gesù le disse: “Io sono, colui che ti parla”» Gesù non stava sostenendo di essere lui stesso il Cristo, come invece vari traduttori hanno voluto far comprendere, traducendo «sono io».
Con tale risposta, Gesù ha voluto far comprendere alla samaritana di essere JHWH, la Divinità dall’Antico Patto.
GIOVANNI 6:20 «Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”» Traducendo «sono io», i traduttori impediscono al lettore una corretta comprensione di ciò che è avvenuto sul lago. Dicendo: «Io sono», Gesù si presenta come JHWH, la Divinità d’Israele. Solo a questo punto, Pietro, secondo il racconto di Matteo, chiede di andare a lui. Chi non avrebbe chiesto questo?
GIOVANNI 8:24 «… se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati» Con questa affermazione, Gesù è stato categorico: chi non crede che Egli sia JHWH, non può essere perdonato dai suoi peccati.
GIOVANNI 8:28 «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono…» Gesù profetizza che avrebbero creduto in lui come JHWH, solo dopo la sua crocifissione.
GIOVANNI 8:58 «Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono”» Parrebbe che Gesù, affermando «Io sono», abbia commesso un errore di grammatica; infatti, egli avrebbe dovuto dire: «Io ero». La sua, però, era un’affermazione della propria Divinità e l’attestazione di essere lui stesso, Colui che era nel pruno.
GIOVANNI 13:19 «… affinché quando sarà accaduto, voi crediate che io sono» Gesù profetizza il suo tradimento per confermare la propria Divinità.
Nella Bibbia Diodati 1981, si legge: «Ve lo dico fin d’ora prima che avvenga, affinché quando sarà avvenuto, crediate che io sono il Cristo», ma il traduttore non ha compreso il pensiero di Gesù. Gesù non stava affermando di essere il Cristo, ma JHWH.
GIOVANNI 18:5 «Gli risposero: “Gesù il Nazareno!” Gesù disse loro: “Io sono”» Gesù stava dicendo ai soldati e alle guardie che Egli, il Nazareno, era JHWH.
GIOVANNI 18:6 «Appena Gesù ebbe detto loro: “Io sono”, indietreggiarono e caddero in terra» Le persone che volevano arrestare Gesù dopo la sua risposta, indietreggiarono, cadendo dalla paura. Perché? Paura in chi? Essi avevano compreso che Gesù avesse attestato di essere JHWH, la loro Divinità.
GIOVANNI 18:8 «Gesù rispose: “Vi ho detto che io sono; se dunque cercate me, lasciate andare questi”» Per la terza volta Gesù afferma la sua Divinità attestando di essere JHWH, cercando di rendere i presenti coscienti di quello che stavano facendo. Dicendo Gesù: «Io sono», secondo lo studioso biblico Raymond Brown «Non si trova nella tradizione dei vangeli allusione più chiara alla deità.» Io aggiungo: non allusione, ma dichiarazione.
USO IN FORMA DI PREDICATO
Giovanni «Io sono il pane della vita» (6:35)
«Io sono il pane che è disceso dal cielo» (6:41)
«Io sono il pane della vita» (6:.48)
«Io sono il pane vivente» (6:51)
«Io sono la luce del mondo» (8:12)
«Io sono il testimone di me stesso» (8:18)
«Io sono la porta delle pecore» (10:7)
«Io sono la porta» (10:9)
«Io sono il buon pastore» (10:11)
«Io sono il buon pastore» (10:14)
«Io sono la resurrezione e la vita» (11:25)
«Io sono la via la verità e la vita» (14:6)
«Io sono la vera vita» (15:1)
«Io sono la vite» (15:5)
Apocalisse: «Io sono l’alfa e l’omega» (1:18)
«Io sono il primo, l’ultimo e il vivente» (1:17)
«Io sono colui che investiga le reni e il cuore» (2:23)
«Io sono la radice e la progenie di Davide» (22:16)
Esprimendosi in questo modo, Gesù stava sostenendo di essere Lui, Colui che parlava nel pruno; di essere la Divinità d’Israele, di essere JHWH, di essere l’incarnazione di JHWH. Si potrebbe obiettare che l’espressione ego eimi fosse ricorrente al tempo di Gesù; questa è una verità, perché la usarono sia gli apostoli, sia Giuda, sia il cieco nato (Matteo 26:22, 25; Giovanni 9:9).
Non vi è però dubbio su un fatto: dopo duemila anni, è possibile interpretare erroneamente l’espressione di Gesù «Io sono», ma non è possibile dubitare che i contemporanei di Gesù l’avessero fraintesa.
I suoi nemici e i giudei per questa espressione lo volevano lapidare, udendola, erano caduti all’indietro e, infine, lo hanno crocifisso. Se i giudei hanno condannato Gesù a morte perché aveva detto: «Io sono», significa che, sulla bocca di Gesù, non risultava un’affermazione normale.
Essa attestava che egli fosse JHWH, il loro Dio. Per questo infatti, è stato condannato. «I Giudei gli risposero, dicendo: “Noi non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma per bestemmia, e perché tu che sei uomo ti fai Dio”» (Giovanni 10:33).
L’affermazione «IO SONO» espressa da Gesù, non ha paragoni nella storia delle religioni.
Egli non ha solo detto di essere Dio, cosa che potrebbe anche fare qualsiasi squilibrato, ma ha sostenuto di essere il Dio già presente in tutto l’Antico Patto. Questo, nessuno lo ha mai detto. Gesù Cristo non è, dunque, il più grande uomo mai esistito, come affermano i denigratori della Trinità: ma è JHWH stesso. Se Gesù Cristo non è JHWH, allora, è stato l’uomo più squilibrato, bugiardo e ingannatore del genere umano. Ma la Sua vita e le Sue parole hanno testimoniato la veridicità della sua dichiarazione in merito alla propria identità.
Non ci resta che prendere sul serio il solenne avvertimento di Gesù: «… vi ho detto che voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati.» La nostra salvezza dipende dall’opinione che abbiamo di Gesù. Possiamo credere che Egli sia il Maestro (come molte religioni orientali), oppure il Messia, (come gli ebrei messianici, che in Gesù vi vedono «l’unto», cioè la risposta, data da Dio alle speranze messianiche di Israele), oppure il Figlio di Dio (come i cattolici, gli ortodossi e i protestanti), ma restare comunque perduti. Chi crede che Gesù Cristo sia JHWH, il DIO dell’Antico Patto il quale si è fatto carne in un uomo e confida in Lui solo come suo personale Salvatore, ha con certezza i peccati perdonati.
Queste riflessioni mettono in evidenza una verità poco colta e predicata. Si tratta della conversione di Paolo. Di questo avvenimento possiamo dire che Paolo non scrisse mai di suo pugno la propria conversione; ma è stato Luca, nel corso del libro degli Atti, ad aver descritto per tre volte il fatto riguardante l’apostolo dei gentili: una volta, narrandone personalmente; le altre due volte, riportando le parole stesse di Paolo in merito.
Nel libro degli Atti, al capitolo 26 leggiamo «Essendo noi tutti caduti a terra, udii una voce che mi parlava e mi disse in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare contro i pungoli”. Io dissi: “Chi sei tu, Signore?”. Egli disse: “Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ma alzati e stà in piedi, perché per questo ti sono apparso”» (9-19).
Nel racconto di Luca, Paolo specifica che lungo la strada non solo lui, ma tutti i presenti caddero a terra e che, udendo l’interlocutore dal cielo esprimersi in lingua ebraica, lui ne afferrò appieno le parole, mentre gli altri ne percepirono solo il suono. Poiché il vangelo di Luca fu redatto in greco, leggendone la traduzione nella nostra lingua, noi siamo impossibilitati a cogliere pienamente il senso di ciò che è successo, perché Gesù parlò a Paolo in ebraico, un idioma quindi estraneo sia per l’autore, come per chi legge.
Quando Paolo chiese alla voce che gli parlava: «Chi sei signore», esprimendosi in ebraico, Gesù pronunciò nientemeno che il nome ineffabile di JHWH, cioè «io sono» (’ehyeh asher ehyeh), per questo Paolo udendo pronunciare questo «nome» in ebraico, capì immediatamente quello che non aveva colto in tutta la sua vita: aveva visto JHWH, la sua Divinità e, inoltre, che questo JHWH era Gesù, colui che egli, quale ebreo e fariseo zelante, perseguitava.
Per questo, appena fu guarito dalla sua cecità, si mise SUBITO a predicare che Gesù è il Figlio di Dio (Atti 9:20) e il Cristo (Atti 9:22).
Un’altra nota in merito al verbo essere. Il Diodati, famoso traduttore della Bibbia in italiano, è conosciuto per la sua rigidità al testo sacro, per questo quando nell’originale ebraico vi erano espressioni impossibili da tradurre in lingua italiana corrente, corredava il testo con l’aggiunta di alcune parole e, sempre per fedeltà al testo, le scriveva in corsivo, in modo che al lettore fosse noto il loro ruolo di semplici aggiunte rispetto al testo originale.
Facciamo un esempio con il versetto di Esodo 6:7. «Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io sono l’Eterno, il vostro DIO, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani.» Anche in questo caso, il Diodati, fedele al testo originale ebraico, davanti al nome «Eterno» (JHWH), mette il verbo «sono» in corsivo. Infatti, in ebraico tale verbo non c’è. Lodevole il movente del traduttore, ma purtroppo questo verbo davanti al nome proprio JHWH non è indicato.
Per quanto ho compreso, il Dio che ha ispirato gli scrittori, quando inseriva il suo nome proprio JHWH non voleva spiegare la sua esistenza o la sua autorità con il verbo «essere», ma usava il suo nome punto e basta. Forse è difficile da spiegare, ma la traduzione interlineare può aiutare. «.. prenderò voi per me come popolo e sarò per voi come elohim e saprete che io, JHWH, elohim vostro, il facente uscire voi da sotto lavori coatti» La differenza è abbastanza notevole e, devo ammettere, che anch’io ho impiegato molto tempo prima che il mio orecchio si abituasse ad una lettura senza il verbo essere davanti al nome JHWH. Inoltre andrebbe tradotto così «Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io, JHWH, vostro DIO, vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani.» S
e qualcuno non vede nessuna differenza, provi da ora in poi a leggere JHWH senza davanti il verbo essere e, poi, si ricrederà.
UNA CURIOSITÀ
Gesù il Nazareno, re dei giudei. Questa, posta sul suo capo alla croce, era la scritta che accusava Gesù. Ludwig Schneider, scrive a tal proposito: «Le parole furono affisse alla croce in ebraico, greco e latino, di modo che tutti potessero comprenderle. Per i giudei di allora, il greco non aveva alcun interesse. Il latino naturalmente era solo per i romani, per la decima
legione che distrusse Gerusalemme. Ma i giudei lessero il testo ebraico che suona così: Yeshua HaNozri Wumelech Hajehudim. Yeshua = Gesù, Ha-Nozri = il Nazareno, Wu-Melech = e re, Ha-Jehudim = dei Giudei. All’epoca, come tuttora, c’era l’usanza che gli scribi prendessero le lettere iniziali delle parole componenti una frase, per formarne un’altra con un senso diverso. Ecco, perché la traduzione della Bibbia in ebraico è stata, spesso, difficoltosa. Così, improvvisamente, gli scribi che si trovavano al cospetto della croce, si accorsero che le iniziali di Yeshua Hanozri Wumelech Hajehudim, non formavano il tetragramma I.N.R.I. Invece, le lettere iniziali dell’iscrizione in ebraico, altro non erano che il Tetragramma sacro ed impronunciabile: il nome di Dio! Il nome santissimo, che i Giudei non osavano neanche pronunciare e che riscrivevano con “Hascem” o con “Adonaj”, era lì, affisso al legno della maledizione, in quelle quattro lettere: “JHWH.” Molto probabilmente, questa è la ragione per cui i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: “Non scrivere: Il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei” Ma Pilato rispose: “Ciò che ho scritto, ho scritto” (Giovanni 19:21-22) »
RIEPILOGO
La Scrittura attribuisce alla Divinità d’Israele tre nomi: Adonaj, Elohim, JHWH. JHWH, Elohim e Adonaj, non sono sinonimi indicanti la stessa personalità divina. Solo JHWH è il vero nome proprio della Divinità d’Israele. La Parola di Dio usa una pluralità di termini per indicare lo stesso ed unico Dio. JHWH è il nome che il Creatore si è dato e che ha rivelato, per la prima volta, a Mosè. La fede dei santi dell’Antico Patto non era in un Elohim vago, ma in JHWH. Il Dio rivelato ad Israele è pluripersonale. Dio ha uno Spirito. JHWH ha uno Spirito. Lo Spirito sia di Dio, sia di JHWH, è una Persona. Gli israeliti, prima della diaspora, credevano in una Divinità espressa al plurale, e che l’espressione di questa pluralità fosse in JHWH. JHWH ha caratteristiche antropomorfiche e antropopatiche. Egli ha un corpo e si è rivelato nell’Angelo dell’Eterno. L’Angelo dell’Eterno era l’immagine sostanziale di Elohim; Egli è la Persona nella pluralità dell’Elohim, alla quale l’essere umano può accedere. L’Antico Patto è l’annuncio (vangelo) dell’opera e del messaggio di JHWH. Giovanni il battista attestava in Gesù il Tetragramma. Gesù Cristo afferma di essere JHWH, con l’espressione: «Io sono».
GIOVANNI 4:26 «Gesù le disse: “Io sono, colui che ti parla”» Gesù non stava sostenendo di essere lui stesso il Cristo, come invece vari traduttori hanno voluto far comprendere, traducendo «sono io».
Con tale risposta, Gesù ha voluto far comprendere alla samaritana di essere JHWH, la Divinità dall’Antico Patto.
GIOVANNI 6:20 «Ma egli disse loro: “Sono io, non temete”» Traducendo «sono io», i traduttori impediscono al lettore una corretta comprensione di ciò che è avvenuto sul lago. Dicendo: «Io sono», Gesù si presenta come JHWH, la Divinità d’Israele. Solo a questo punto, Pietro, secondo il racconto di Matteo, chiede di andare a lui. Chi non avrebbe chiesto questo?
GIOVANNI 8:24 «… se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati» Con questa affermazione, Gesù è stato categorico: chi non crede che Egli sia JHWH, non può essere perdonato dai suoi peccati.
GIOVANNI 8:28 «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono…» Gesù profetizza che avrebbero creduto in lui come JHWH, solo dopo la sua crocifissione.
GIOVANNI 8:58 «Gesù disse loro: “In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono”» Parrebbe che Gesù, affermando «Io sono», abbia commesso un errore di grammatica; infatti, egli avrebbe dovuto dire: «Io ero». La sua, però, era un’affermazione della propria Divinità e l’attestazione di essere lui stesso, Colui che era nel pruno.
GIOVANNI 13:19 «… affinché quando sarà accaduto, voi crediate che io sono» Gesù profetizza il suo tradimento per confermare la propria Divinità.
Nella Bibbia Diodati 1981, si legge: «Ve lo dico fin d’ora prima che avvenga, affinché quando sarà avvenuto, crediate che io sono il Cristo», ma il traduttore non ha compreso il pensiero di Gesù. Gesù non stava affermando di essere il Cristo, ma JHWH.
GIOVANNI 18:5 «Gli risposero: “Gesù il Nazareno!” Gesù disse loro: “Io sono”» Gesù stava dicendo ai soldati e alle guardie che Egli, il Nazareno, era JHWH.
GIOVANNI 18:6 «Appena Gesù ebbe detto loro: “Io sono”, indietreggiarono e caddero in terra» Le persone che volevano arrestare Gesù dopo la sua risposta, indietreggiarono, cadendo dalla paura. Perché? Paura in chi? Essi avevano compreso che Gesù avesse attestato di essere JHWH, la loro Divinità.
GIOVANNI 18:8 «Gesù rispose: “Vi ho detto che io sono; se dunque cercate me, lasciate andare questi”» Per la terza volta Gesù afferma la sua Divinità attestando di essere JHWH, cercando di rendere i presenti coscienti di quello che stavano facendo. Dicendo Gesù: «Io sono», secondo lo studioso biblico Raymond Brown «Non si trova nella tradizione dei vangeli allusione più chiara alla deità.» Io aggiungo: non allusione, ma dichiarazione.
USO IN FORMA DI PREDICATO
Giovanni «Io sono il pane della vita» (6:35)
«Io sono il pane che è disceso dal cielo» (6:41)
«Io sono il pane della vita» (6:.48)
«Io sono il pane vivente» (6:51)
«Io sono la luce del mondo» (8:12)
«Io sono il testimone di me stesso» (8:18)
«Io sono la porta delle pecore» (10:7)
«Io sono la porta» (10:9)
«Io sono il buon pastore» (10:11)
«Io sono il buon pastore» (10:14)
«Io sono la resurrezione e la vita» (11:25)
«Io sono la via la verità e la vita» (14:6)
«Io sono la vera vita» (15:1)
«Io sono la vite» (15:5)
Apocalisse: «Io sono l’alfa e l’omega» (1:18)
«Io sono il primo, l’ultimo e il vivente» (1:17)
«Io sono colui che investiga le reni e il cuore» (2:23)
«Io sono la radice e la progenie di Davide» (22:16)
Esprimendosi in questo modo, Gesù stava sostenendo di essere Lui, Colui che parlava nel pruno; di essere la Divinità d’Israele, di essere JHWH, di essere l’incarnazione di JHWH. Si potrebbe obiettare che l’espressione ego eimi fosse ricorrente al tempo di Gesù; questa è una verità, perché la usarono sia gli apostoli, sia Giuda, sia il cieco nato (Matteo 26:22, 25; Giovanni 9:9).
Non vi è però dubbio su un fatto: dopo duemila anni, è possibile interpretare erroneamente l’espressione di Gesù «Io sono», ma non è possibile dubitare che i contemporanei di Gesù l’avessero fraintesa.
I suoi nemici e i giudei per questa espressione lo volevano lapidare, udendola, erano caduti all’indietro e, infine, lo hanno crocifisso. Se i giudei hanno condannato Gesù a morte perché aveva detto: «Io sono», significa che, sulla bocca di Gesù, non risultava un’affermazione normale.
Essa attestava che egli fosse JHWH, il loro Dio. Per questo infatti, è stato condannato. «I Giudei gli risposero, dicendo: “Noi non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma per bestemmia, e perché tu che sei uomo ti fai Dio”» (Giovanni 10:33).
L’affermazione «IO SONO» espressa da Gesù, non ha paragoni nella storia delle religioni.
Egli non ha solo detto di essere Dio, cosa che potrebbe anche fare qualsiasi squilibrato, ma ha sostenuto di essere il Dio già presente in tutto l’Antico Patto. Questo, nessuno lo ha mai detto. Gesù Cristo non è, dunque, il più grande uomo mai esistito, come affermano i denigratori della Trinità: ma è JHWH stesso. Se Gesù Cristo non è JHWH, allora, è stato l’uomo più squilibrato, bugiardo e ingannatore del genere umano. Ma la Sua vita e le Sue parole hanno testimoniato la veridicità della sua dichiarazione in merito alla propria identità.
Non ci resta che prendere sul serio il solenne avvertimento di Gesù: «… vi ho detto che voi morirete nei vostri peccati, perché se non credete che io sono, voi morirete nei vostri peccati.» La nostra salvezza dipende dall’opinione che abbiamo di Gesù. Possiamo credere che Egli sia il Maestro (come molte religioni orientali), oppure il Messia, (come gli ebrei messianici, che in Gesù vi vedono «l’unto», cioè la risposta, data da Dio alle speranze messianiche di Israele), oppure il Figlio di Dio (come i cattolici, gli ortodossi e i protestanti), ma restare comunque perduti. Chi crede che Gesù Cristo sia JHWH, il DIO dell’Antico Patto il quale si è fatto carne in un uomo e confida in Lui solo come suo personale Salvatore, ha con certezza i peccati perdonati.
Queste riflessioni mettono in evidenza una verità poco colta e predicata. Si tratta della conversione di Paolo. Di questo avvenimento possiamo dire che Paolo non scrisse mai di suo pugno la propria conversione; ma è stato Luca, nel corso del libro degli Atti, ad aver descritto per tre volte il fatto riguardante l’apostolo dei gentili: una volta, narrandone personalmente; le altre due volte, riportando le parole stesse di Paolo in merito.
Nel libro degli Atti, al capitolo 26 leggiamo «Essendo noi tutti caduti a terra, udii una voce che mi parlava e mi disse in lingua ebraica: “Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Ti è duro recalcitrare contro i pungoli”. Io dissi: “Chi sei tu, Signore?”. Egli disse: “Io sono Gesù, che tu perseguiti. Ma alzati e stà in piedi, perché per questo ti sono apparso”» (9-19).
Nel racconto di Luca, Paolo specifica che lungo la strada non solo lui, ma tutti i presenti caddero a terra e che, udendo l’interlocutore dal cielo esprimersi in lingua ebraica, lui ne afferrò appieno le parole, mentre gli altri ne percepirono solo il suono. Poiché il vangelo di Luca fu redatto in greco, leggendone la traduzione nella nostra lingua, noi siamo impossibilitati a cogliere pienamente il senso di ciò che è successo, perché Gesù parlò a Paolo in ebraico, un idioma quindi estraneo sia per l’autore, come per chi legge.
Quando Paolo chiese alla voce che gli parlava: «Chi sei signore», esprimendosi in ebraico, Gesù pronunciò nientemeno che il nome ineffabile di JHWH, cioè «io sono» (’ehyeh asher ehyeh), per questo Paolo udendo pronunciare questo «nome» in ebraico, capì immediatamente quello che non aveva colto in tutta la sua vita: aveva visto JHWH, la sua Divinità e, inoltre, che questo JHWH era Gesù, colui che egli, quale ebreo e fariseo zelante, perseguitava.
Per questo, appena fu guarito dalla sua cecità, si mise SUBITO a predicare che Gesù è il Figlio di Dio (Atti 9:20) e il Cristo (Atti 9:22).
Un’altra nota in merito al verbo essere. Il Diodati, famoso traduttore della Bibbia in italiano, è conosciuto per la sua rigidità al testo sacro, per questo quando nell’originale ebraico vi erano espressioni impossibili da tradurre in lingua italiana corrente, corredava il testo con l’aggiunta di alcune parole e, sempre per fedeltà al testo, le scriveva in corsivo, in modo che al lettore fosse noto il loro ruolo di semplici aggiunte rispetto al testo originale.
Facciamo un esempio con il versetto di Esodo 6:7. «Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io sono l’Eterno, il vostro DIO, che vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani.» Anche in questo caso, il Diodati, fedele al testo originale ebraico, davanti al nome «Eterno» (JHWH), mette il verbo «sono» in corsivo. Infatti, in ebraico tale verbo non c’è. Lodevole il movente del traduttore, ma purtroppo questo verbo davanti al nome proprio JHWH non è indicato.
Per quanto ho compreso, il Dio che ha ispirato gli scrittori, quando inseriva il suo nome proprio JHWH non voleva spiegare la sua esistenza o la sua autorità con il verbo «essere», ma usava il suo nome punto e basta. Forse è difficile da spiegare, ma la traduzione interlineare può aiutare. «.. prenderò voi per me come popolo e sarò per voi come elohim e saprete che io, JHWH, elohim vostro, il facente uscire voi da sotto lavori coatti» La differenza è abbastanza notevole e, devo ammettere, che anch’io ho impiegato molto tempo prima che il mio orecchio si abituasse ad una lettura senza il verbo essere davanti al nome JHWH. Inoltre andrebbe tradotto così «Vi prenderò per mio popolo, e sarò il vostro DIO; e voi conoscerete che io, JHWH, vostro DIO, vi sottrae ai duri lavori impostivi dagli Egiziani.» S
e qualcuno non vede nessuna differenza, provi da ora in poi a leggere JHWH senza davanti il verbo essere e, poi, si ricrederà.
UNA CURIOSITÀ
Gesù il Nazareno, re dei giudei. Questa, posta sul suo capo alla croce, era la scritta che accusava Gesù. Ludwig Schneider, scrive a tal proposito: «Le parole furono affisse alla croce in ebraico, greco e latino, di modo che tutti potessero comprenderle. Per i giudei di allora, il greco non aveva alcun interesse. Il latino naturalmente era solo per i romani, per la decima
legione che distrusse Gerusalemme. Ma i giudei lessero il testo ebraico che suona così: Yeshua HaNozri Wumelech Hajehudim. Yeshua = Gesù, Ha-Nozri = il Nazareno, Wu-Melech = e re, Ha-Jehudim = dei Giudei. All’epoca, come tuttora, c’era l’usanza che gli scribi prendessero le lettere iniziali delle parole componenti una frase, per formarne un’altra con un senso diverso. Ecco, perché la traduzione della Bibbia in ebraico è stata, spesso, difficoltosa. Così, improvvisamente, gli scribi che si trovavano al cospetto della croce, si accorsero che le iniziali di Yeshua Hanozri Wumelech Hajehudim, non formavano il tetragramma I.N.R.I. Invece, le lettere iniziali dell’iscrizione in ebraico, altro non erano che il Tetragramma sacro ed impronunciabile: il nome di Dio! Il nome santissimo, che i Giudei non osavano neanche pronunciare e che riscrivevano con “Hascem” o con “Adonaj”, era lì, affisso al legno della maledizione, in quelle quattro lettere: “JHWH.” Molto probabilmente, questa è la ragione per cui i capi dei sacerdoti dei Giudei dissero a Pilato: “Non scrivere: Il re dei Giudei, ma che egli ha detto: Io sono il re dei Giudei” Ma Pilato rispose: “Ciò che ho scritto, ho scritto” (Giovanni 19:21-22) »
RIEPILOGO
La Scrittura attribuisce alla Divinità d’Israele tre nomi: Adonaj, Elohim, JHWH. JHWH, Elohim e Adonaj, non sono sinonimi indicanti la stessa personalità divina. Solo JHWH è il vero nome proprio della Divinità d’Israele. La Parola di Dio usa una pluralità di termini per indicare lo stesso ed unico Dio. JHWH è il nome che il Creatore si è dato e che ha rivelato, per la prima volta, a Mosè. La fede dei santi dell’Antico Patto non era in un Elohim vago, ma in JHWH. Il Dio rivelato ad Israele è pluripersonale. Dio ha uno Spirito. JHWH ha uno Spirito. Lo Spirito sia di Dio, sia di JHWH, è una Persona. Gli israeliti, prima della diaspora, credevano in una Divinità espressa al plurale, e che l’espressione di questa pluralità fosse in JHWH. JHWH ha caratteristiche antropomorfiche e antropopatiche. Egli ha un corpo e si è rivelato nell’Angelo dell’Eterno. L’Angelo dell’Eterno era l’immagine sostanziale di Elohim; Egli è la Persona nella pluralità dell’Elohim, alla quale l’essere umano può accedere. L’Antico Patto è l’annuncio (vangelo) dell’opera e del messaggio di JHWH. Giovanni il battista attestava in Gesù il Tetragramma. Gesù Cristo afferma di essere JHWH, con l’espressione: «Io sono».