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Un Dio Trino

 UN DIO TRINO

La dottrina della Trinità costituisce, certamente, uno dei temi più difficili della fede cristiana. Nonostante le derisioni e le opposizioni, da duemila anni i cristiani testimoniano della loro fede in un Dio trino, senza avere la pretesa di darne una spiegazione rigorosamente razionale. Come cristiano chiedo, quindi, a chi sia scettico su questa dottrina, di essere paziente nel valutare le ragioni della fede che è stata tramandata una volta per sempre.

Una cosa è certa: la Divinità d’Israele e dei cristiani, è una. La Scrittura al riguardo è precisa.

«Ascolta Israele: JHWH, il nostro Dio, JHWH è uno.» (Deuteronomio 6:4)

Questa è la professione di fede ebraica, valida ancora oggi. «Or il mediatore non è mediatore di una sola parte, ma Dio è uno.» (Galati 3:20)

Paolo si appella all’antica proclamazione ebraica; nessun giudeo avrebbe osato metterla in discussione, nemmeno per un momento. «E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui.» (1Corinzi 8:6)

I pagani adoravano una pletora di dèi e dèe, ognuno dei quali aveva la sua propria sfera d’azione. Paolo asserisce che l’unico Dio dei cristiani sia responsabile di tutte le cose.

«Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo.» (1Timoteo 2:5)

«Tu credi che vi è un solo Dio. Fai bene; anche i demoni credono e tremano.» (Giacomo 2:19)

La fede dei demoni è monoteista. I politeisti sono peggio dei demoni.

«Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato.» (Giovanni 17:3)

«Vi è un unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione. Vi è un unico Signore, un’unica fede, un unico battesimo, un Dio unico e

Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti.» (Efesini 4:4-6)

Vi è dunque un solo DIO. I cristiani, però, pur affermando che vi sia un solo Dio, contemporaneamente, sostengono anche che nella Deità sussistano Tre Persone, uguali nella Natura, ma distinte nella loro individualità.

Da dove hanno tratto questa conclusione? È forse un’opinione umana, partorita nel corso dei secoli? No! I cristiani credono che le Tre Persone della Deità siano uno stesso DIO, in conformità a quanto è attestato nelle Scritture.

Avendo la fede cristiana tratto le sue radici dalla fede ebraica, dobbiamo iniziare il nostro esame sulla Trinità, considerando il testo ebraico. Possiamo cogliere la concezione di Trinità già nell’Antico Patto, facendo queste quattro riflessioni:

1. In ebraico, per la parola uno, troviamo due termini. Inteso in un senso d’assoluto, è yachid. Questo termine non è mai usato per esprimere l’unità della Divinità. Al contrario, per Dio è usata la parola echad, che esprime un’unità composta. Troviamo questo termine in Deuteronomio 6:4: «Ascolta, Israele: JHWH, il nostro DIO, JHWH è uno» (echad). Per comprendere la distinzione tra la parola yachid, ed echad, occorre pensare alla differenza che passa tra una mela e un grappolo d’uva. È evidente che ogni immagine umana per raffigurare DIO sia insufficiente e relativa. DIO non è composto. Gli esempi servono solo a chiarire la differenza, che esiste tra un’unicità assoluta e una collettiva, o plurale. Un esempio, di come venga applicata questa parola, l’abbiamo nel matrimonio.

«Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola [echad] carne.» Gli sposi sono e rimangono, due corpi separati, pur essendo una sola carne.

2. I nomi della Divinità d’Israele, Elohim e Adonaj, riferiti a JHWH, sono al plurale (Dii e Signori).

3. I pronomi personali plurali usati da JHWH, in un contesto di monoteismo assoluto, avevano dell’incredibile. «Poi DIO disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”»

(Genesi 1:26). Pensiamo all’imbarazzo in cui si dovevano trovare i copisti, dovendo trascrivere un verbo coniugato alla prima persona plurale, riferentesi però ad un Dio unico.

4. Il passaggio dal singolare al plurale, rilevabile nei discorsi di JHWH, è spiegabile solo se all’interno della Divinità vi sia una pluralità di Persone. «I sacerdoti non faranno tonsure sul loro capo, non raderanno gli orli della loro barba e non faranno incisioni nella loro carne. Saranno santi al loro DIO e non profaneranno il nome del loro DIO poiché offrono i sacrifici dell’Eterno, fatti col fuoco, il pane del loro DIO; perciò saranno santi» (Levitico 21:5-

6). Non dimentichiamo che il testo ebraico della Torah ha almeno 3500 anni e che il plurale majestatis non esisteva ancora.* Dizionario di teologia evangelica, EUN, marzo 2007, pag. 756.

Con queste premesse, è normale quindi che Gesù e gli apostoli si riferissero alla Divinità come ad un Essere pluripersonale.

«Ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre.» (Giovanni 14:16)

Gesù si riferisce alle Persone del Padre e dello Spirito Santo.

«Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.» (Matteo 28:19-20)

Gesù invita i discepoli a battezzare nel nome e non nei nomi, delle Tre Persone della Trinità, attestando in tal modo che vi sia un solo Dio.

«La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Amen.» (2Corinzi 13:13)

Nella benedizione apostolica, Paolo fa menzione di tutte e tre le Persone della Trinità.

La prova più evidente che nell’unica Divinità sussiste una triplice distinzione di Persone, è data dal fatto che tutte e tre vengano definite Dio.

«… e ci ha fatti re e sacerdoti per Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen.» (Apocalisse 1:6)

Il Padre di Gesù è chiamato Dio.

«… del Figlio invece dice: “O Dio, il tuo trono è per i secoli dei secoli, lo scettro del tuo regno è scettro di giustizia.”» (Ebrei 1:8)

Il Figlio è chiamato Dio.

«Ma Pietro disse: “Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo e trattenere una parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione?

Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!”» (Atti 5:3-4)

Lo Spirito Santo è chiamato Dio.

«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza nel cielo: il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno.» (1Giovanni 5:7)

Il fatto che il Dio dei cristiani sia trino, non deve farci cadere in questi errori:

/ Il Sabellianesimo, o Trinità di funzioni, che ritiene vi siano tre aspetti, o manifestazioni di una sola Persona. Volendo, con questo concetto, far notare come un uomo possa essere un figlio, un marito e un padre, contemporaneamente.

/ Il Triteismo, che ritiene vi siano tre dei, piuttosto che tre distinzioni personali di un solo Dio. In tal modo, si cadrebbe nel Politeismo. Il primo triteista è stato Giovanni Filipono (550).

/ L’Arianesimo, insegna che il Figlio e lo Spirito Santo sono esseri inferiori rispetto al Padre, il quale ne avrebbe decretato l’esistenza, per fare di loro i suoi agenti nei rapporti con il mondo e con l’uomo.


1. LE APPARENTI CONTRADDIZIONI NELLA TRINITÀ


Non possiamo negare l’esistenza nella Scrittura di alcune affermazioni, che sembrano contestare la Divinità di Gesù. Alcuni versetti sembrano opporsi al fatto che Egli sia, come Natura, uguale a Dio Padre. Come interpretare queste apparenti contraddizioni? Eccone alcune: «Avete udito che vi ho detto: “Io me ne vado e tornerò a voi.” Se voi mi amaste, vi rallegrereste perché ho detto: “Io vado al Padre” poiché il Padre è più grande di me.» (Giovanni 14:28)

«Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli dei cieli, ma soltanto il Padre mio.» (Matteo 24:36)

«Voglio però che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio.» (1Corinzi 11:3)

«… ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta. Poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza.» (1Corinzi 15:23-24)

«E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora il Figlio sarà anch’egli sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.» (1Corinzi 15:28)

Gesù dunque riconosce che il Padre sia più grande di Lui; di non sapere il giorno del suo ritorno; che ha per capo Dio; che alla fine rimetterà ogni cosa nelle mani di Dio Padre, affinché Dio sia tutto in tutti. Come interpretare queste dichiarazioni? Non vi è implicitamente espressa un’inferiorità rispetto al Padre? Inoltre, la Scrittura e Gesù stesso riconoscono Dio come il Dio di Gesù Cristo.

«Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non uscirà mai più fuori; e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome.» (Apocalisse 3:12)

«Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia al di sopra dei tuoi compagni.» (Ebrei 1:9)

La spiegazione è la seguente. Nella redenzione, incarnandosi, Gesù cambia la sua sovranità in servitù sottoponendosi al Padre rimasto nella gloria del cielo (Filippesi 2:5-8). La sottomissione del Figlio al Padre si realizza, fondamentalmente, nell’ambito delle funzioni e delle attività;

questo permette al Padre di essere ufficialmente il primo e al Figlio di essere il secondo, in perfetta coerenza con l’uguaglianza. La precedenza, infatti, non è necessariamente indice di superiorità. La possibilità che esista un ordine di precedenza senza che questo implichi disuguaglianza, è dimostrata chiaramente dall’esempio biblico riguardo al rapporto uomodonna.

Secondo la Scrittura (2Corinzi 11:3), per quanto riguarda le funzioni, l’uomo è il primo e la donna la seconda. Resta il fatto che, comunque, la persona femminile, davanti a Dio, abbia lo stesso valore e la stessa importanza di quella maschile. Il linguaggio di Gesù, che sembra avallare una sua supposta inferiorità rispetto al Padre, quindi, va esaminato e capito in relazione alla posizione di Cristo e alla sua attività; ma esso non riguarda mai la sua essenza divina.

I primi cristiani che erano giudei animati da una fede millenaria e professanti un monoteismo ebraico, secondo il quale Dio è uno-unico in senso aritmetico, facendo professione di fede in un’unica Divinità, ritenevano Gesù quale Dio stesso.

«Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.» (Colossesi 1:15-16)

«Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità.» (Colossesi 2:8-9)

«Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio.» (Filippesi 2:5-6)

Ipotizzando che Gesù non fosse Dio, i primi cristiani ebrei e ellenisti, avrebbero preso il più grande abbaglio religioso della storia.

Il fatto che vi sia un solo Dio in Tre Persone o, meglio, che Tre Persone coeterne, consustanziali, sussistano in una sola Deità, rende molto difficile la comprensione della Scrittura. Giacché il Padre non è il Figlio e neppure lo Spirito Santo e considerato che il Figlio si distingue dal Padre e dallo Spirito Santo, molto facilmente si può cadere nell’errore di scambiare una Persona per un’altra. 

Questo errore è ben evidenziato da Stuart Olyott, nel suo libro I tre sono uno, quando parla della preghiera dicendo: «Spesso il credente inizia parlando di Dio il Padre ma, dopo qualche frase, Lo ringrazia per essersi dato sulla croce. Egli cade nell’errore dicendo del Padre ciò che invece deve essere detto del Figlio. Così, quando leggiamo articoli e studi sulla “Persona” (!) di Dio, o sui suoi attributi, non riusciamo ad avere nella nostra mente una netta distinzione riguardo chi sia la Persona alla quale ci si riferisce, finendo in tal modo per attribuire il tutto alla Persona del Padre.»

 Citando per lo più l’Antico Patto, alcuni scritti affermano che Dio (Il Padre) è tre volte santo, onnisciente, onnipotente, onnipresente, giusto, immutabile, verace, amore. Ma da una lettura anche non impegnativa, possiamo verificare che gli attributi ora citati sono attribuiti a JHWH, il Dio dell’Antico Patto. Dato che JHWH è Gesù Cristo,elencando gli attributi di Dio, elenchiamo in realtà le caratteristiche di Cristo.*18 Stuart Olyott, I Tre sono Uno, Eurolibri.

È vero che la Natura di Cristo è uguale a quella del Padre e che Cristo e il Padre sono uno, ma non possiamo fare di tutte le erbe un fascio, per quello che riguarda le peculiarità delle loro opere e chiamata dai teologi trinità economica. Infatti è il Padre che ha dato il Figlio per la salvezza dell’umanità e attira le persone a Cristo; è il Figlio che è morto in croce; è lo Spirito Santo che rigenera chi crede. Così, per una corretta comprensione del nostro messaggio e della nostra fede, è saggio e corretto avere una mente trinitaria e riferirci a JHWH, parlando della Persona del Dio dell’Antico Patto; al Padre, quando sottintendiamo la Persona di Dio Padre e a DIO, quando vogliamo intendere la Trinità. Questo invito può sembrare inutile, perché parlando di Dio spesso ci si riferisce alla sua Natura, perciò non è mai sbagliato affermare che Dio sia tre volte santo, perché tale affermazione è riferita sia al Padre, sia alla Persona dello Spirito e del Figlio.

La mia preoccupazione è un’altra. Siccome per trentacinque anni ho sempre applicato la parola «Dio» al Padre, (a meno che non fosse specificato il nome di Cristo o allo Spirito Santo), e notando che la mia sbagliata interpretazione è comune a molti, trovo sia opportuno, parlando e scrivendo riguardo a Dio, specificare a quale Persona della Trinità ci si voglia riferire esattamente.

DIO è ontologicamente uno (echad), ma non è solo; non è uno in senso numerico, anche se tutte e tre le Persone sono di una sola e medesima sostanza. Quando tutti scorgeranno nella parola Dio non più automaticamente solo la Persona del Padre, ma anche la Trinità, ossia la Deità al completo, allora la mia esortazione avrà raggiunto il suo scopo.* A ragione commenta Michael Grenn: «Cinquant’anni fa la parola “Dio”, almeno in Occidente, aveva un solo significato…Non è così oggi. 

La parola vuole dire quasi tutto…. Perciò, prima di proclamare il vangelo può essere indispensabile…definire il significato della parola Dio»

 (M. Grenn, I 30 anni che cambiarono il mondo, GBU, 2009, pag 120).



IL NOME PADRONE (DESPOTA)

 IL NOME PADRONE (DESPOTA)

Continuazione dello studio: Gesù è il Signore.

I LXX hanno tradotto il nome comune di Dio, Adonaj, con Kyrios, mentre nel Nuovo Testamento tale appellativo potrebbe essere individuato nel termine despota, cioè Padrone, o Signore. Questo termine (despota) è riferito sia a Gesù, sia a Dio, e si trova almeno 6 volte nel Nuovo Patto. «All’udire ciò, alzarono all’unanimità la voce a Dio e dissero: “Signore [Padrone], tu sei il Dio che hai fatto il cielo, la terra, il mare e tutte le cose che sono in essi”» (Atti 4:24)

La preghiera degli apostoli e dei discepoli era indirizzata a Gesù Cristo, quale creatore del cielo e della terra, padrone della loro vita e delle circostanze che, in quel caso, erano negative.

«Ora, Signore [Padrone], lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola.» (Luca 2:29)

Simeone riconosce l’autorità di Dio, chiamandolo «Padrone», perché il fatto che egli sarebbe morto dopo aver visto il Cristo era riconducibile ad una precisa volontà divina.

«Si sono infatti infiltrati tra di voi certi uomini, che sono stati da tempo designati per questa condanna, empi che mutano la grazia del nostro Dio in immoralità e negano l’unico Padrone Dio e il Signor nostro Gesù Cristo.» (Giuda 4)

La Diodati non rende bene il pensiero di Giuda. Il greco recita: «… rinnegano il nostro unico padrone e signore Gesù Cristo.» Così rende la Nuova Riveduta, la Garofalo, la Nardoni.

«Or vi furono anche dei falsi profeti fra il popolo, come pure vi saranno fra voi dei falsi dottori, che introdurranno di nascosto eresie di perdizione e, rinnegando il Padrone che li ha comprati, si attireranno addosso una fulminea distruzione.» (2Pietro 2:1)

Gesù è il Padrone di coloro che sono stati da Lui comprati. «… e gridarono a gran voce dicendo: “Fino a quando aspetti, o Signore [Padrone], che sei il Santo e il Verace, a fare giustizia del nostro sangue sopra coloro che abitano sulla terra?”» (Apocalisse 6:10)

I santi, che ora sono in cielo, chiedono giustizia a Colui che può fare ogni cosa. Questo è possibile, perché ancora non ci sono nuovi cieli e nuova terra (Apocalisse 21:1)

«Se dunque uno si purifica da queste cose, sarà un vaso ad onore, santificato e utile al servizio del padrone, preparato per ogni buona opera.» (2Timoteo 2:21)

È Dio che decide il nostro servizio, noi dobbiamo solo santificarci.

Questo aspetto di Dio ci fa riflettere. Quanto permettiamo a Dio di essere il totale Padrone della nostra vita?

CONCLUSIONE

È vero che l’appellativo «Kyrios» non è esclusivo di Gesù Cristo, perché esso fu dato anche ad alcuni imperatori e uomini potenti, ma designando col titolo «Kyrios» Gesù, il figlio di Maria, i primi cristiani riconoscevano in Lui JHWH, quale unico e vero Dio dell’Antico Patto, quale Persona nella pluralità personale sussistente in Dio. Per i primi giudei cristiani, Gesù era l’incarnazione del Tetragramma. È in quest’ottica che si deve leggere il Nuovo Patto, perché solo con questa prospettiva è possibile comprendere gli scritti dei discepoli di Gesù.

Quando nelle Scritture leggiamo che Gesù è il «Figlio di Dio», non dobbiamo intendere che Egli sia il Figlio di JHWH, o il Figlio di Geova, come sostengono i testimoni della Torre di Guardia, ma che Gesù Cristo è il Figlio nella Deità, relativamente a suo Padre e allo Spirito Santo.

Questa verità è stata presa troppo poco sul serio, sebbene fosse stata espressa, anche se una sola volta, dall’apostolo Giovanni: «.. grazia, misericordia e pace siano con voi da Dio Padre e dal Signor Gesù Cristo, il Figlio del Padre, in verità e amore.» (2Giovanni 1:3)

Il Padre, in questo caso, sta per la trinità, che è di Natura paterna. 

Gesù non si identificava con JHWH come affermano molti studiosi, ma attestava di essere JHWH in persona; e, seppur creando scandalo, si rifaceva con chiarezza ad una realtà preannunciata esplicitamente nella Torah. Egli non si attribuiva solo un titolo (Giovanni 13:13), ma un’identità viva ed operante fin dalla creazione. Gli apostoli e i primi cristiani non hanno attribuito a Gesù il titolo Adonaj (Signore), soltanto nel senso regale del termine, ma per confessare che quell’uomo era JHWH delle antiche Scritture.

Poiché Cristo è JHWH, i credenti dell’Antico Patto credevano in Cristo senza saperlo.

L’affermazione che i credenti dell’antico Patto credessero in Dio Padre, o nella trinità, deriva da una concezione greca. La persona del Padre e la trinità sono stati rivelati da Gesù.

«Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre; e nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e colui al quale il Figlio avrà voluto rivelarlo. » (Matteo 11:27)

Poiché i credenti dell’Antico Patto credevano in Cristo, erano dei cristiani.

È vero che ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli di Cristo furono chiamati cristiani (Atti 11:26), ma di fatto anche i credenti dell’Antico Patto credevano e seguivano Cristo.

Poiché i credenti dell’Antico Patto erano dei cristiani, allora, il cristianesimo è iniziato dalla Genesi.

Questo fa della fede cristiana la più antica espressione di fede mai esistita e non creata dall’uomo.

Proprio perché questa verità non è stata recepita e JHWH non è stato rivelato a loro, i traduttori della Bibbia sono responsabili di lanciare un messaggio che non corrisponde alla verità. Un esempio lo abbiamo nel testo di Efesini 1:11-12. Così traduce la Nuova Riveduta:«In lui siamo anche stati fatti eredi, essendo stati predestinati secondo il proposito di colui che compie ogni cosa secondo la decisione della propria volontà, per essere a lode della sua gloria; noi, che per primi abbiamo sperato in Cristo.»

Secondo questa traduzione i primi a credere in Cristo sarebbero stati i contemporanei dell’apostolo Paolo, ma il testo greco rende ragione alla traduzione della Nuova Diodati che rende così. «… affinché fossimo a lode della sua gloria, noi che prima abbiamo sperato in Cristo.»

Questa traduzione rivela che i credenti sono lode della gloria di Dio avendo creduto prima in Cristo. Chi non ha compreso che JHWH è Cristo, ha un grande velo davanti agli occhi! (2Corinzi 3:14-16)

L’autore della lettera agli Ebrei non aveva dubbi che JHWH fosse Cristo. «Perciò, poiché rimane ancora una promessa di entrare nel suo riposo, abbiamo timore perché qualcuno di voi non ne resti escluso. Infatti a noi come pure a loro è stata annunziata la buona novella, ma la parola della predicazione non giovò loro nulla, non essendo stata congiunta alla fede in coloro che l’avevano udita. Noi infatti, che abbiamo creduto, entriamo nel riposo come egli disse: “Così giurai nella mia ira: Non entreranno nel mio riposo.”

E così disse, sebbene le sue opere fossero terminate fin dalla fondazione del mondo. In qualche luogo infatti, a proposito del settimo giorno, egli disse così: “E Dio si riposò nel settimo giorno da tutte le sue opere”; e ancora in questo passo: “Non entreranno nel mio riposo.” Poiché dunque rimane per alcuni di entrarvi, mentre quelli a cui prima fu annunziata la buona novella non vi entrarono a motivo della loro incredulità.» (Ebrei 4:1-6) 

«Poiché dunque resta alcuni entrino in esso, e per i primi, aventi ricevuto la buona notizia, non entrarono a causa della disubbidienza. » (Ebrei 4:6 - Traduzione interlineare)

Dunque, il Vangelo, cioè la buona notizia, è stato proclamato prima ai contemporanei di Mosè.

Questo fatto spiega una sentenza per me oscura per anni. «… il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all’evangelo del Signor nostro Gesù Cristo.» (2Tessalonicesi 1:7-8)

Quando Gesù tornerà farà vendetta di due categorie di persone: chi non riconosce il Creatore e chi non accetta il vangelo. Poiché i credenti dell’Antico Patto credevano in JHWH e non conoscevano il vangelo degli apostoli, a quale categoria di persone appartengono? Vi è forse una terza categoria? No! Dato che Gesù Cristo è JHWH Dio, il Creatore e che il vangelo d’oggi è lo stesso dei credenti dell’Antico Patto, inconsapevolmente, i credenti hanno posto la loro fede in Cristo, seppure limitatamente alla rivelazione ricevuta. La Parola di Dio afferma che l’uomo è salvato per fede, non per la quantità di fede. Una sola è la giusta e completa fede «che è stata trasmessa una volta per sempre ai santi» (Giuda 3) ed è Gesù (Galati 3:25).

Anche alcuni Padri della Chiesa avevano testimoniato della presenza di Cristo nell’Antico Patto, per legittimare il cristianesimo nel mondo greco- romano. Essi asserivano che il cristianesimo non fosse una religione giovane e nuova, essendo Mosè vissuto prima dei poeti e dei saggi della Grecia. 

Crisologo, vissuto nel V secolo, affermava l’unica l’identità tra quel Cristo, che ha parlato a Mosè dal monte e Colui che si è fatto carne nel seno della Vergine. Il Vescovo ravennate arriverà ad affermare che la fede cristiana sia anteriore allo stesso Cristo, venuto nella carne da Maria Vergine. Non esiste, quindi, differenza sostanziale di fede tra gli antichi, che credettero e attesero il Cristo a venire e i cristiani, che credono nel Cristo venuto nella carne. Una sola è la fede, come unico è il piano di Dio nella storia manifestato dall’inizio.

Abbiamo dimostrato come i tre nomi della divinità di Israele siano attribuiti a Gesù Cristo, ma abbiamo nella Parola di Dio ulteriori brani che affermano in un modo inequivocabile che Gesù è JHWH. Un esempio eclatante, lo troviamo nel primo messaggio rivolto da Pietro al popolo d’Israele.

«Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù il Nazareno, uomo accreditato da Dio tra di voi per mezzo di potenti operazioni, prodigi e segni che Dio fece tra di voi per mezzo di lui, come anche voi sapete, egli, dico, secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani e voi lo prendeste, e per mani di iniqui lo inchiodaste alla croce e lo uccideste, Ma Dio lo ha risuscitato, avendolo sciolto dalle angosce della morte, poiché non era possibile che fosse da essa trattenuto. Infatti Davide dice di lui: “Io ho avuto del continuo il Signore davanti a me, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso”» (Atti 2:22-25)

Se teniamo presente che in ebraico sta scritto «Io ho avuto del continuo JHWH davanti a me», Pietro sta dicendo che Davide si riferiva a Cristo quando esprimeva queste parole. Più si studia questo argomento, più ci si rende conto che la concreta difficoltà su questo tema sia dimostrare che Cristo non sia JHWH, piuttosto che accettare la prova, chiaramente esposta dalla Scrittura, che Egli è JHWH stesso, che si è fatto carne.

Una dimostrazione che questa verità non sia creduta, la si vede chiaramente quando, in studi corposi e certosini dove sono elencati tutti i titoli che nella Bibbia appaiono attribuiti a Cristo, si fa menzione di decine e decine di essi, quali messia, principe della vita, Figlio di Davide, Figlio dell’uomo, Figlio di Dio, ecc, ma mai ancora ho trovato un elenco dove si attribuisca il nome Gesù Cristo a JHWH. Strano! Se Gesù, come per alcuni, è anche lui JHWH, come il Padre e lo Spirito Santo, perché non citarlo in questo lungo elenco?


RIEPILOGO

La Scrittura attribuisce alla Divinità d’Israele tre nomi: Adonaj, Elohim, JHWH.

JHWH, Elohim e Adonaj, non sono sinonimi indicanti la stessa personalità divina.

Solo JHWH è il vero nome proprio della Divinità d’Israele.

La Parola di Dio usa una pluralità di termini per indicare lo stesso ed unico Dio.

JHWH è il nome che il Creatore si è dato e che ha rivelato, per la prima volta, a Mosè.

La fede dei santi dell’Antico Patto non era in un Elohim vago, ma in JHWH.

Il Dio rivelato ad Israele è pluripersonale.

Dio ha uno Spirito.

JHWH ha uno Spirito.

Lo Spirito sia di Dio sia di JHWH, è una Persona.

Gli israeliti, prima della diaspora, credevano in una Divinità espressa al plurale e che l’espressione di questa pluralità fosse in JHWH.

JHWH ha caratteristiche antropomorfiche e antropopatiche. Egli ha un corpo e si è rivelato nell’Angelo dell’Eterno.

L’Angelo dell’Eterno era l’immagine sostanziale di Elohim; la Persona, nella pluralità dell’Elohim, alla quale l’essere umano può accedere.

L’Antico Patto è l’annuncio (vangelo) dell’opera e del messaggio di JHWH.

Giovanni il battista attesta che Gesù sia il Tetragramma.

Gesù Cristo attesta di essere JHWH con l’espressione: «Io sono».

Gesù e gli apostoli testimoniano della presenza di Cristo nella Torah.

Quando i primi cristiani attribuivano a Gesù il titolo di «Signore», confessavano che Gesù Cristo è JHWH, il Dio dell’Antico Patto.