UN DIO TRINO
La dottrina della Trinità costituisce, certamente, uno dei temi più difficili della fede cristiana. Nonostante le derisioni e le opposizioni, da duemila anni i cristiani testimoniano della loro fede in un Dio trino, senza avere la pretesa di darne una spiegazione rigorosamente razionale. Come cristiano chiedo, quindi, a chi sia scettico su questa dottrina, di essere paziente nel valutare le ragioni della fede che è stata tramandata una volta per sempre.
Una cosa è certa: la Divinità d’Israele e dei cristiani, è una. La Scrittura al riguardo è precisa.
«Ascolta Israele: JHWH, il nostro Dio, JHWH è uno.» (Deuteronomio 6:4)
Questa è la professione di fede ebraica, valida ancora oggi. «Or il mediatore non è mediatore di una sola parte, ma Dio è uno.» (Galati 3:20)
Paolo si appella all’antica proclamazione ebraica; nessun giudeo avrebbe osato metterla in discussione, nemmeno per un momento. «E infatti, anche se vi sono i cosiddetti dèi sia in cielo che in terra (come vi sono molti dèi e molti signori), per noi c’è un solo Dio, il Padre dal quale sono tutte le cose e noi in lui; e un solo Signore, Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose, e noi esistiamo per mezzo di lui.» (1Corinzi 8:6)
I pagani adoravano una pletora di dèi e dèe, ognuno dei quali aveva la sua propria sfera d’azione. Paolo asserisce che l’unico Dio dei cristiani sia responsabile di tutte le cose.
«Vi è infatti un solo Dio, ed anche un solo mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù uomo.» (1Timoteo 2:5)
«Tu credi che vi è un solo Dio. Fai bene; anche i demoni credono e tremano.» (Giacomo 2:19)
La fede dei demoni è monoteista. I politeisti sono peggio dei demoni.
«Or questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato.» (Giovanni 17:3)
«Vi è un unico corpo e un unico Spirito, come pure siete stati chiamati nell’unica speranza della vostra vocazione. Vi è un unico Signore, un’unica fede, un unico battesimo, un Dio unico e
Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in voi tutti.» (Efesini 4:4-6)
Vi è dunque un solo DIO. I cristiani, però, pur affermando che vi sia un solo Dio, contemporaneamente, sostengono anche che nella Deità sussistano Tre Persone, uguali nella Natura, ma distinte nella loro individualità.
Da dove hanno tratto questa conclusione? È forse un’opinione umana, partorita nel corso dei secoli? No! I cristiani credono che le Tre Persone della Deità siano uno stesso DIO, in conformità a quanto è attestato nelle Scritture.
Avendo la fede cristiana tratto le sue radici dalla fede ebraica, dobbiamo iniziare il nostro esame sulla Trinità, considerando il testo ebraico. Possiamo cogliere la concezione di Trinità già nell’Antico Patto, facendo queste quattro riflessioni:
1. In ebraico, per la parola uno, troviamo due termini. Inteso in un senso d’assoluto, è yachid. Questo termine non è mai usato per esprimere l’unità della Divinità. Al contrario, per Dio è usata la parola echad, che esprime un’unità composta. Troviamo questo termine in Deuteronomio 6:4: «Ascolta, Israele: JHWH, il nostro DIO, JHWH è uno» (echad). Per comprendere la distinzione tra la parola yachid, ed echad, occorre pensare alla differenza che passa tra una mela e un grappolo d’uva. È evidente che ogni immagine umana per raffigurare DIO sia insufficiente e relativa. DIO non è composto. Gli esempi servono solo a chiarire la differenza, che esiste tra un’unicità assoluta e una collettiva, o plurale. Un esempio, di come venga applicata questa parola, l’abbiamo nel matrimonio.
«Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e saranno una sola [echad] carne.» Gli sposi sono e rimangono, due corpi separati, pur essendo una sola carne.
2. I nomi della Divinità d’Israele, Elohim e Adonaj, riferiti a JHWH, sono al plurale (Dii e Signori).
3. I pronomi personali plurali usati da JHWH, in un contesto di monoteismo assoluto, avevano dell’incredibile. «Poi DIO disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza”»
(Genesi 1:26). Pensiamo all’imbarazzo in cui si dovevano trovare i copisti, dovendo trascrivere un verbo coniugato alla prima persona plurale, riferentesi però ad un Dio unico.
4. Il passaggio dal singolare al plurale, rilevabile nei discorsi di JHWH, è spiegabile solo se all’interno della Divinità vi sia una pluralità di Persone. «I sacerdoti non faranno tonsure sul loro capo, non raderanno gli orli della loro barba e non faranno incisioni nella loro carne. Saranno santi al loro DIO e non profaneranno il nome del loro DIO poiché offrono i sacrifici dell’Eterno, fatti col fuoco, il pane del loro DIO; perciò saranno santi» (Levitico 21:5-
6). Non dimentichiamo che il testo ebraico della Torah ha almeno 3500 anni e che il plurale majestatis non esisteva ancora.* Dizionario di teologia evangelica, EUN, marzo 2007, pag. 756.
Con queste premesse, è normale quindi che Gesù e gli apostoli si riferissero alla Divinità come ad un Essere pluripersonale.
«Ed io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore, che rimanga con voi per sempre.» (Giovanni 14:16)
Gesù si riferisce alle Persone del Padre e dello Spirito Santo.
«Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.» (Matteo 28:19-20)
Gesù invita i discepoli a battezzare nel nome e non nei nomi, delle Tre Persone della Trinità, attestando in tal modo che vi sia un solo Dio.
«La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi. Amen.» (2Corinzi 13:13)
Nella benedizione apostolica, Paolo fa menzione di tutte e tre le Persone della Trinità.
La prova più evidente che nell’unica Divinità sussiste una triplice distinzione di Persone, è data dal fatto che tutte e tre vengano definite Dio.
«… e ci ha fatti re e sacerdoti per Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen.» (Apocalisse 1:6)
Il Padre di Gesù è chiamato Dio.
«… del Figlio invece dice: “O Dio, il tuo trono è per i secoli dei secoli, lo scettro del tuo regno è scettro di giustizia.”» (Ebrei 1:8)
Il Figlio è chiamato Dio.
«Ma Pietro disse: “Anania, perché ha Satana riempito il tuo cuore per farti mentire allo Spirito Santo e trattenere una parte del prezzo del podere? Se questo restava invenduto, non rimaneva tuo? E il ricavato della vendita non era forse a tua disposizione?
Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio!”» (Atti 5:3-4)
Lo Spirito Santo è chiamato Dio.
«Poiché tre sono quelli che rendono testimonianza nel cielo: il Padre, la Parola e lo Spirito Santo; e questi tre sono uno.» (1Giovanni 5:7)
Il fatto che il Dio dei cristiani sia trino, non deve farci cadere in questi errori:
/ Il Sabellianesimo, o Trinità di funzioni, che ritiene vi siano tre aspetti, o manifestazioni di una sola Persona. Volendo, con questo concetto, far notare come un uomo possa essere un figlio, un marito e un padre, contemporaneamente.
/ Il Triteismo, che ritiene vi siano tre dei, piuttosto che tre distinzioni personali di un solo Dio. In tal modo, si cadrebbe nel Politeismo. Il primo triteista è stato Giovanni Filipono (550).
/ L’Arianesimo, insegna che il Figlio e lo Spirito Santo sono esseri inferiori rispetto al Padre, il quale ne avrebbe decretato l’esistenza, per fare di loro i suoi agenti nei rapporti con il mondo e con l’uomo.
1. LE APPARENTI CONTRADDIZIONI NELLA TRINITÀ
Non possiamo negare l’esistenza nella Scrittura di alcune affermazioni, che sembrano contestare la Divinità di Gesù. Alcuni versetti sembrano opporsi al fatto che Egli sia, come Natura, uguale a Dio Padre. Come interpretare queste apparenti contraddizioni? Eccone alcune: «Avete udito che vi ho detto: “Io me ne vado e tornerò a voi.” Se voi mi amaste, vi rallegrereste perché ho detto: “Io vado al Padre” poiché il Padre è più grande di me.» (Giovanni 14:28)
«Quanto poi a quel giorno e a quell’ora, nessuno li conosce, neppure gli angeli dei cieli, ma soltanto il Padre mio.» (Matteo 24:36)
«Voglio però che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, il capo della donna è l’uomo e il capo di Cristo è Dio.» (1Corinzi 11:3)
«… ma ciascuno nel proprio ordine: Cristo la primizia, poi coloro che sono di Cristo alla sua venuta. Poi verrà la fine, quando rimetterà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo aver annientato ogni dominio, ogni potestà e potenza.» (1Corinzi 15:23-24)
«E quando ogni cosa gli sarà sottoposta, allora il Figlio sarà anch’egli sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti.» (1Corinzi 15:28)
Gesù dunque riconosce che il Padre sia più grande di Lui; di non sapere il giorno del suo ritorno; che ha per capo Dio; che alla fine rimetterà ogni cosa nelle mani di Dio Padre, affinché Dio sia tutto in tutti. Come interpretare queste dichiarazioni? Non vi è implicitamente espressa un’inferiorità rispetto al Padre? Inoltre, la Scrittura e Gesù stesso riconoscono Dio come il Dio di Gesù Cristo.
«Chi vince io lo farò una colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non uscirà mai più fuori; e scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio, e il mio nuovo nome.» (Apocalisse 3:12)
«Hai amato la giustizia e odiato l’iniquità; perciò Dio, il tuo Dio, ti ha unto con olio di letizia al di sopra dei tuoi compagni.» (Ebrei 1:9)
La spiegazione è la seguente. Nella redenzione, incarnandosi, Gesù cambia la sua sovranità in servitù sottoponendosi al Padre rimasto nella gloria del cielo (Filippesi 2:5-8). La sottomissione del Figlio al Padre si realizza, fondamentalmente, nell’ambito delle funzioni e delle attività;
questo permette al Padre di essere ufficialmente il primo e al Figlio di essere il secondo, in perfetta coerenza con l’uguaglianza. La precedenza, infatti, non è necessariamente indice di superiorità. La possibilità che esista un ordine di precedenza senza che questo implichi disuguaglianza, è dimostrata chiaramente dall’esempio biblico riguardo al rapporto uomodonna.
Secondo la Scrittura (2Corinzi 11:3), per quanto riguarda le funzioni, l’uomo è il primo e la donna la seconda. Resta il fatto che, comunque, la persona femminile, davanti a Dio, abbia lo stesso valore e la stessa importanza di quella maschile. Il linguaggio di Gesù, che sembra avallare una sua supposta inferiorità rispetto al Padre, quindi, va esaminato e capito in relazione alla posizione di Cristo e alla sua attività; ma esso non riguarda mai la sua essenza divina.
I primi cristiani che erano giudei animati da una fede millenaria e professanti un monoteismo ebraico, secondo il quale Dio è uno-unico in senso aritmetico, facendo professione di fede in un’unica Divinità, ritenevano Gesù quale Dio stesso.
«Egli è l’immagine del Dio invisibile, il primogenito di ogni creatura; poiché in lui sono state create tutte le cose che sono nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili: troni, signorie, principati, potenze; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.» (Colossesi 1:15-16)
«Guardate che nessuno vi faccia sua preda con la filosofia e con vano inganno, secondo la tradizione degli uomini, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo, poiché in lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità.» (Colossesi 2:8-9)
«Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio.» (Filippesi 2:5-6)
Ipotizzando che Gesù non fosse Dio, i primi cristiani ebrei e ellenisti, avrebbero preso il più grande abbaglio religioso della storia.
Il fatto che vi sia un solo Dio in Tre Persone o, meglio, che Tre Persone coeterne, consustanziali, sussistano in una sola Deità, rende molto difficile la comprensione della Scrittura. Giacché il Padre non è il Figlio e neppure lo Spirito Santo e considerato che il Figlio si distingue dal Padre e dallo Spirito Santo, molto facilmente si può cadere nell’errore di scambiare una Persona per un’altra.
Questo errore è ben evidenziato da Stuart Olyott, nel suo libro I tre sono uno, quando parla della preghiera dicendo: «Spesso il credente inizia parlando di Dio il Padre ma, dopo qualche frase, Lo ringrazia per essersi dato sulla croce. Egli cade nell’errore dicendo del Padre ciò che invece deve essere detto del Figlio. Così, quando leggiamo articoli e studi sulla “Persona” (!) di Dio, o sui suoi attributi, non riusciamo ad avere nella nostra mente una netta distinzione riguardo chi sia la Persona alla quale ci si riferisce, finendo in tal modo per attribuire il tutto alla Persona del Padre.»
Citando per lo più l’Antico Patto, alcuni scritti affermano che Dio (Il Padre) è tre volte santo, onnisciente, onnipotente, onnipresente, giusto, immutabile, verace, amore. Ma da una lettura anche non impegnativa, possiamo verificare che gli attributi ora citati sono attribuiti a JHWH, il Dio dell’Antico Patto. Dato che JHWH è Gesù Cristo,elencando gli attributi di Dio, elenchiamo in realtà le caratteristiche di Cristo.*18 Stuart Olyott, I Tre sono Uno, Eurolibri.
È vero che la Natura di Cristo è uguale a quella del Padre e che Cristo e il Padre sono uno, ma non possiamo fare di tutte le erbe un fascio, per quello che riguarda le peculiarità delle loro opere e chiamata dai teologi trinità economica. Infatti è il Padre che ha dato il Figlio per la salvezza dell’umanità e attira le persone a Cristo; è il Figlio che è morto in croce; è lo Spirito Santo che rigenera chi crede. Così, per una corretta comprensione del nostro messaggio e della nostra fede, è saggio e corretto avere una mente trinitaria e riferirci a JHWH, parlando della Persona del Dio dell’Antico Patto; al Padre, quando sottintendiamo la Persona di Dio Padre e a DIO, quando vogliamo intendere la Trinità. Questo invito può sembrare inutile, perché parlando di Dio spesso ci si riferisce alla sua Natura, perciò non è mai sbagliato affermare che Dio sia tre volte santo, perché tale affermazione è riferita sia al Padre, sia alla Persona dello Spirito e del Figlio.
La mia preoccupazione è un’altra. Siccome per trentacinque anni ho sempre applicato la parola «Dio» al Padre, (a meno che non fosse specificato il nome di Cristo o allo Spirito Santo), e notando che la mia sbagliata interpretazione è comune a molti, trovo sia opportuno, parlando e scrivendo riguardo a Dio, specificare a quale Persona della Trinità ci si voglia riferire esattamente.
DIO è ontologicamente uno (echad), ma non è solo; non è uno in senso numerico, anche se tutte e tre le Persone sono di una sola e medesima sostanza. Quando tutti scorgeranno nella parola Dio non più automaticamente solo la Persona del Padre, ma anche la Trinità, ossia la Deità al completo, allora la mia esortazione avrà raggiunto il suo scopo.* A ragione commenta Michael Grenn: «Cinquant’anni fa la parola “Dio”, almeno in Occidente, aveva un solo significato…Non è così oggi.
La parola vuole dire quasi tutto…. Perciò, prima di proclamare il vangelo può essere indispensabile…definire il significato della parola Dio»
(M. Grenn, I 30 anni che cambiarono il mondo, GBU, 2009, pag 120).